Nei decenni di passaggio dal XIV al XV secolo la storia di Avignone fu segnata dalle vicende del grande scisma d’Occidente e da una serie di ondate di peste che ebbero ripercussioni pesanti sulla vita quotidiana e sull’economia della città. La corrispondenza del mercante pratese Francesco Datini, che aveva concluso la sua lunga esperienza avignonese nel 1382 con il rientro in patria e con il disegno di espandere i suoi traffici proprio a partire dalla compagnia lasciata su quel mercato, rappresenta uno strumento di altissima attendibilità per ricostruire queste vicende, che può andare ad integrare altre voci. Si tratta, infatti, di documenti ricchi di informazioni economiche, politiche, sanitarie, religiose, sociali: informazioni necessarie per prendere decisioni e definire le azioni delle aziende che sostenevano per il loro reperimento costi non indifferenti. L’articolo vuole sfruttare queste carte per ripercorrere le vicende sanitarie e, parallelamente, le attività della bottega Datini di Avignone, nel tentativo di far emergere quanto le frequenti ondate epidemiche potessero incidere sulla vita economica e sugli affari ma anche le strategie di resilienza messe in atto per contenere, e in alcuni casi trarre anche vantaggio, da questi eventi. Dopo una breve presentazione della figura di Francesco Datini, necessaria anche per inquadrare l’importanza di Avignone per le sue attività commerciali, l’articolo si sofferma sulla peculiarità del carteggio commerciale, espressione genuina della voce dei mercanti del tempo e del loro modo di pensare e di agire, e sul contributo che le lettere avignonesi possono regalare per leggere le vicende di cui la città fu teatro allo scadere del Medioevo attraverso il racconto degli uomini d’affari, interessati a rilevare ogni evento in grado di influenzare l’andamento del mercato. Il paragrafo più corposo è dedicato alla narrazione delle diverse ondate di peste che colpirono Avignone tra il 1370 e il 1407, resa possibile grazie alla corposa collezione di lettere partite dalla città, e agli effetti che esse produssero sulla vita economica cittadina e sui progetti e le attività di Francesco Datini e i suoi soci. La corrispondenza, infatti, permette di ricostruire la sequenza cronologica delle varie «morìe» che si abbatterono su Avignone e di misurarne, almeno su un piano descrittivo, il devastante impatto che esse ebbero nel settore economico, commerciale e finanziario. La peste, che si ripresentò in città più volte nel periodo considerato, influenzò in modo pesante e negativo l’andamento del mercato di Avignone, fermando le contrattazioni commerciali, arrestando le operazioni finanziarie, provocando un sensibile calo della domanda e dei prezzi. Le ripetute fasi di emergenza sanitaria condizionarono gli affari delle aziende, come ben testimoniano le vicende della locale compagnia Datini, costretta a fare i conti, soprattutto dopo gli anni Novanta del Trecento, con un sensibile calo dei propri guadagni, determinato anche dagli eventi legati allo scisma d’Occidente. La peste, alterando le condizioni del mercato interno e creando difficoltà alla mercatura e al commercio del denaro, costrinse i soci del pratese a rivedere scelte e progetti per limitare i danni e ad operare con grande prudenza, ritardando nuovi investimenti. Ma, attraverso la corrispondenza, riesce a venire a galla la resilienza dell’azienda, la sua capacità di adattarsi alle variazioni del mercato collegate al passaggio della pestilenza, come ai fatti dello scisma. Le lettere consegnano una attendibile testimonianza della reattività dei mercanti, pronti ad attivarsi per cercare soluzioni e alternative, per convivere con le fasi di crisi, traendone all’occasione qualche vantaggio, trasformando una situazione di emergenza in un’opportunità per riprogrammare progetti e investimenti.
«Quie crescie la morìa ongni dìe» affari e peste ad Avignone nella seconda metà del trecento attraverso le carte Datini
giagnacovo
2022-01-01
Abstract
Nei decenni di passaggio dal XIV al XV secolo la storia di Avignone fu segnata dalle vicende del grande scisma d’Occidente e da una serie di ondate di peste che ebbero ripercussioni pesanti sulla vita quotidiana e sull’economia della città. La corrispondenza del mercante pratese Francesco Datini, che aveva concluso la sua lunga esperienza avignonese nel 1382 con il rientro in patria e con il disegno di espandere i suoi traffici proprio a partire dalla compagnia lasciata su quel mercato, rappresenta uno strumento di altissima attendibilità per ricostruire queste vicende, che può andare ad integrare altre voci. Si tratta, infatti, di documenti ricchi di informazioni economiche, politiche, sanitarie, religiose, sociali: informazioni necessarie per prendere decisioni e definire le azioni delle aziende che sostenevano per il loro reperimento costi non indifferenti. L’articolo vuole sfruttare queste carte per ripercorrere le vicende sanitarie e, parallelamente, le attività della bottega Datini di Avignone, nel tentativo di far emergere quanto le frequenti ondate epidemiche potessero incidere sulla vita economica e sugli affari ma anche le strategie di resilienza messe in atto per contenere, e in alcuni casi trarre anche vantaggio, da questi eventi. Dopo una breve presentazione della figura di Francesco Datini, necessaria anche per inquadrare l’importanza di Avignone per le sue attività commerciali, l’articolo si sofferma sulla peculiarità del carteggio commerciale, espressione genuina della voce dei mercanti del tempo e del loro modo di pensare e di agire, e sul contributo che le lettere avignonesi possono regalare per leggere le vicende di cui la città fu teatro allo scadere del Medioevo attraverso il racconto degli uomini d’affari, interessati a rilevare ogni evento in grado di influenzare l’andamento del mercato. Il paragrafo più corposo è dedicato alla narrazione delle diverse ondate di peste che colpirono Avignone tra il 1370 e il 1407, resa possibile grazie alla corposa collezione di lettere partite dalla città, e agli effetti che esse produssero sulla vita economica cittadina e sui progetti e le attività di Francesco Datini e i suoi soci. La corrispondenza, infatti, permette di ricostruire la sequenza cronologica delle varie «morìe» che si abbatterono su Avignone e di misurarne, almeno su un piano descrittivo, il devastante impatto che esse ebbero nel settore economico, commerciale e finanziario. La peste, che si ripresentò in città più volte nel periodo considerato, influenzò in modo pesante e negativo l’andamento del mercato di Avignone, fermando le contrattazioni commerciali, arrestando le operazioni finanziarie, provocando un sensibile calo della domanda e dei prezzi. Le ripetute fasi di emergenza sanitaria condizionarono gli affari delle aziende, come ben testimoniano le vicende della locale compagnia Datini, costretta a fare i conti, soprattutto dopo gli anni Novanta del Trecento, con un sensibile calo dei propri guadagni, determinato anche dagli eventi legati allo scisma d’Occidente. La peste, alterando le condizioni del mercato interno e creando difficoltà alla mercatura e al commercio del denaro, costrinse i soci del pratese a rivedere scelte e progetti per limitare i danni e ad operare con grande prudenza, ritardando nuovi investimenti. Ma, attraverso la corrispondenza, riesce a venire a galla la resilienza dell’azienda, la sua capacità di adattarsi alle variazioni del mercato collegate al passaggio della pestilenza, come ai fatti dello scisma. Le lettere consegnano una attendibile testimonianza della reattività dei mercanti, pronti ad attivarsi per cercare soluzioni e alternative, per convivere con le fasi di crisi, traendone all’occasione qualche vantaggio, trasformando una situazione di emergenza in un’opportunità per riprogrammare progetti e investimenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.