Solo una problematizzazione della conoscenza scientifica che passi attraverso il superamento critico del radicalismo relativistico per affermare, piuttosto, la incertezza e non-definitività di ogni giudizio teoretico e pratico, può permettere la riscoperta di una cultura della soggettività, in quanto tale né soggettivistica né desoggettivata. È questa una cultura costruita dall'uomo, ma non estranea, come il costruttivismo radicale dei relativisti, all'idea di un'oggettività che, pur restando essenzialmente insondabile per l'uomo, viene ad essere sempre meno lontana da una conoscenza in progressivo avanzamento. L'attività regolativa del diritto risente della concezione epistemologica da cui muove, ossia del modo in cui la tecnoscienza vede se stessa dall'interno ed è vista esternamente dal vasto ambito dei non-scienziati. Se il versante del diritto, in particolare quegli operatori giuridici che sono il legislatore e i giudici, ha di fronte a sé forme di irrazionalismo scientifico derivanti da un estremo relativismo epistemologico, le scelte normative non possono se non introiettare, sia pur in varia misura, questo destabilizzante orientamento. Esso rende difficile la formazione di decisioni giuridiche in grado di rispondere al crescente grado di complessità sociale mediante una specifica attività di ‘problem solving’, che delinei le diverse responsabilità dei soggetti coinvolti nelle applicazioni tecnico-scientifiche assunte a oggetto di normazione.
Il rapporto tra scienza e diritto nella complessità sociale
TRONCARELLI, Barbara
2002-01-01
Abstract
Solo una problematizzazione della conoscenza scientifica che passi attraverso il superamento critico del radicalismo relativistico per affermare, piuttosto, la incertezza e non-definitività di ogni giudizio teoretico e pratico, può permettere la riscoperta di una cultura della soggettività, in quanto tale né soggettivistica né desoggettivata. È questa una cultura costruita dall'uomo, ma non estranea, come il costruttivismo radicale dei relativisti, all'idea di un'oggettività che, pur restando essenzialmente insondabile per l'uomo, viene ad essere sempre meno lontana da una conoscenza in progressivo avanzamento. L'attività regolativa del diritto risente della concezione epistemologica da cui muove, ossia del modo in cui la tecnoscienza vede se stessa dall'interno ed è vista esternamente dal vasto ambito dei non-scienziati. Se il versante del diritto, in particolare quegli operatori giuridici che sono il legislatore e i giudici, ha di fronte a sé forme di irrazionalismo scientifico derivanti da un estremo relativismo epistemologico, le scelte normative non possono se non introiettare, sia pur in varia misura, questo destabilizzante orientamento. Esso rende difficile la formazione di decisioni giuridiche in grado di rispondere al crescente grado di complessità sociale mediante una specifica attività di ‘problem solving’, che delinei le diverse responsabilità dei soggetti coinvolti nelle applicazioni tecnico-scientifiche assunte a oggetto di normazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.