L'affermazione dell' Orientalizzante nelle necropoli di Pontecagnano avviene all'insegna di una accentuata e intenzionale discontinuità con la I età del Ferro e coincide, come è noto, con un momento cruciale per la Campania, che vede la ridefinizione degli assetti e dei rapporti tra centri indigeni o etruschizzati e la componente greca di Pithecusae e Cuma: dall’ultimo quarto dell'VIII, emergono nel tessuto funerario gruppi elitari e figure principesche in competizione nelle strategie per il controllo sociale e delle forme dell'immaginario. Nell’ambito di questo complesso processo di transizione, ristrutturazione, ridefinizione, la rappresentazione sociale delineata dall’analisi dei comportamenti funerari sembra dominata dalla costante contrapposizione tra norme e particolarismi, tra sfera della comunità, strategie dei gruppi elitari, figure emergenti individuali. Come in molti altri ambiti, l'istituzione di culti "gentilizi" e di forme di eroizzazione dei defunti connessa ad una cerimonialità complessa, moltiplicata, reiterata, con una notevole continuità diacronica, costituisce parte integrante delle strategie di legittimazione dei gruppi dominanti. Nel caso delle tombe principesche di Pontecagnano, la costruzione del culto riguarda non il recupero e la celebrazione di un lontano passato, ma, piuttosto, una seconda tipologia di comportamenti fondata sulla “proiezione” nel passato di un culto tributato a morti recenti Alla luce dei nuovi dati restituiti dalle necropoli di Pontecagnano, il presente contributo si propone una rilettura di alcuni aspetti che emergono dall’esame del rituale della tomba principesca 4461, esempio emblematico di complessità funeraria e delle possibilità dischiuse dalla costante integrazione tra ricerca archeologica e antropologica. Le osservazioni proposte in queste pagine intendono soprattutto riportare l’attenzione sulla centralità del corpo umano nel rituale funerario, spesso trascurato in favore del simbolismo delle componenti del corredo o ridotto alla mera funzione di componente demografica. Il corpo umano - secondo M. Mauss "il primo e il più naturale degli strumenti dell'uomo" - è fulcro del rito e del processo di significazione e di interpretazione da parte dei partecipanti alla celebrazione, potente fonte di comunicazione non verbale, strumento di opposizioni simboliche significative, sede privilegiata dell’esercizio delle “tecnologie del potere”. I simboli del corpo costituiscono parte prioritaria della costruzione sociale della realtà, uno dei principali strumenti per approfondire le dinamiche di istituzione e riproduzione del potere e dell'ordine sociale ma, nello stesso tempo, possono manifestare momenti di crisi, contraddizione e mutamento. La ricerca e l’interpretazione dei diversi aspetti connessi ai rituali ed alle simbologie del corpo possono contribuire ad illuminare ambiti oscuri della complessa religiosità e cosmologia sociale del mondo antico, nell’ambito del difficile rapporto tra comunità dei morti e società dei vivi.

‘Ripetere, moltiplicare, selezionare, distinguere, nelle necropoli di Pontecagnano. Il caso della tomba 4461’

CUOZZO, Mariassunta
2017-01-01

Abstract

L'affermazione dell' Orientalizzante nelle necropoli di Pontecagnano avviene all'insegna di una accentuata e intenzionale discontinuità con la I età del Ferro e coincide, come è noto, con un momento cruciale per la Campania, che vede la ridefinizione degli assetti e dei rapporti tra centri indigeni o etruschizzati e la componente greca di Pithecusae e Cuma: dall’ultimo quarto dell'VIII, emergono nel tessuto funerario gruppi elitari e figure principesche in competizione nelle strategie per il controllo sociale e delle forme dell'immaginario. Nell’ambito di questo complesso processo di transizione, ristrutturazione, ridefinizione, la rappresentazione sociale delineata dall’analisi dei comportamenti funerari sembra dominata dalla costante contrapposizione tra norme e particolarismi, tra sfera della comunità, strategie dei gruppi elitari, figure emergenti individuali. Come in molti altri ambiti, l'istituzione di culti "gentilizi" e di forme di eroizzazione dei defunti connessa ad una cerimonialità complessa, moltiplicata, reiterata, con una notevole continuità diacronica, costituisce parte integrante delle strategie di legittimazione dei gruppi dominanti. Nel caso delle tombe principesche di Pontecagnano, la costruzione del culto riguarda non il recupero e la celebrazione di un lontano passato, ma, piuttosto, una seconda tipologia di comportamenti fondata sulla “proiezione” nel passato di un culto tributato a morti recenti Alla luce dei nuovi dati restituiti dalle necropoli di Pontecagnano, il presente contributo si propone una rilettura di alcuni aspetti che emergono dall’esame del rituale della tomba principesca 4461, esempio emblematico di complessità funeraria e delle possibilità dischiuse dalla costante integrazione tra ricerca archeologica e antropologica. Le osservazioni proposte in queste pagine intendono soprattutto riportare l’attenzione sulla centralità del corpo umano nel rituale funerario, spesso trascurato in favore del simbolismo delle componenti del corredo o ridotto alla mera funzione di componente demografica. Il corpo umano - secondo M. Mauss "il primo e il più naturale degli strumenti dell'uomo" - è fulcro del rito e del processo di significazione e di interpretazione da parte dei partecipanti alla celebrazione, potente fonte di comunicazione non verbale, strumento di opposizioni simboliche significative, sede privilegiata dell’esercizio delle “tecnologie del potere”. I simboli del corpo costituiscono parte prioritaria della costruzione sociale della realtà, uno dei principali strumenti per approfondire le dinamiche di istituzione e riproduzione del potere e dell'ordine sociale ma, nello stesso tempo, possono manifestare momenti di crisi, contraddizione e mutamento. La ricerca e l’interpretazione dei diversi aspetti connessi ai rituali ed alle simbologie del corpo possono contribuire ad illuminare ambiti oscuri della complessa religiosità e cosmologia sociale del mondo antico, nell’ambito del difficile rapporto tra comunità dei morti e società dei vivi.
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