Discrezionalità politica del Governo e bilateralità pattizia: più ombre che luci nella sentenza n. 52 del 2016

The Constitutional Court, in ruling no. 52 of 10 March 2016, qualifies as a political act, as such immune from judicial review, the government's refusal to begin negotiations aimed at concluding an agreement for regulating the relations between the State and the religious denominations (pursuant to Art. 8, paragraph III, of the Fundamental Charter). In the opinion of the Constitutional Judges, the Council of Ministers consider whether to initiate negotiations with a religious association in order to conclude a bilateral agreement. However, this judgment is open to different critical evaluations in relation to the direct application of the constitutional provisions relating to freedom of religion (especially, on the inclusion in it of the protection for the athiest associations) and the justiciability of the acts of the Executive (in particular, in reference to the excessive expansion of the fields of judicial unquestionableness).

La Corte costituzionale, con la sentenza n. 52 del 10 marzo 2016, qualifica come atto politico, in quanto tale immune dal sindacato giurisdizionale, il rifiuto governativo di avviare le trattative finalizzate alla conclusione di un’intesa per regolare i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose (ai sensi dell’art. 8, comma III, della Carta Fondamentale). Nell’opinione del Giudice delle Leggi, spetta al Consiglio dei Ministri valutare l'opportunità di avviare o meno le trattative con una associazione religiosa al fine di stipulare un accordo bilaterale. Tuttavia, la sentenza si presta a diverse valutazioni critiche in relazione all’area di applicazione diretta del dettato costituzionale relativo alla libertà religiosa (soprattutto, in merito all’inclusione in essa della tutela dell’associazionismo ateista) e alla giustiziabilità degli atti dell’Esecutivo (in particolare, in riferimento all’eccessiva dilatazione degli ambiti di insindacabilità giurisdizionale).