L’edizione giuntina del «Perì hermeneìas» (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Stamp. 15826), appartenuta a Benedetto Varchi e da lui fittamente postillata, è il testimone dei suoi studi sulla logica. Durante il soggiorno a Padova (1537-1541), fra le lezioni di filosofia nello Studio e l’attività all’Accademia degli Infiammati, il letterato fiorentino, traducendo e commentado l’opera di Aristotele, pose le basi alla costruzione di una prosa filosofica in volgare. Richiamato a Firenze nel 1543 per scrivere la Storia fiorentina, Varchi s’impegnò anche, con le letture dantesche e petrarchesche all’Accademia Fiorentina, a mettere in pratica il progetto di trasferire in volgare la dottrina filosofica e scientifica, un progetto che nei principi s’incontrava con l’aspirazione del duca Cosimo I a fare del fiorentino un mezzo efficace della sua politica culturale.
"I lettori di Aristotele nel Cinquecento: i libri e le carte di Benedetto Varchi"
SIEKIERA, Anna Maria
2013-01-01
Abstract
L’edizione giuntina del «Perì hermeneìas» (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Stamp. 15826), appartenuta a Benedetto Varchi e da lui fittamente postillata, è il testimone dei suoi studi sulla logica. Durante il soggiorno a Padova (1537-1541), fra le lezioni di filosofia nello Studio e l’attività all’Accademia degli Infiammati, il letterato fiorentino, traducendo e commentado l’opera di Aristotele, pose le basi alla costruzione di una prosa filosofica in volgare. Richiamato a Firenze nel 1543 per scrivere la Storia fiorentina, Varchi s’impegnò anche, con le letture dantesche e petrarchesche all’Accademia Fiorentina, a mettere in pratica il progetto di trasferire in volgare la dottrina filosofica e scientifica, un progetto che nei principi s’incontrava con l’aspirazione del duca Cosimo I a fare del fiorentino un mezzo efficace della sua politica culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.