Lo studio, dopo aver preso in esame il tema delle primarie in ambiente anglosassone e continentale, ponendo in rilievo i diversi contesti politici in cui ha operato e opera l’istituto, affronta il caso italiano. L’indagine analizza l’esperienza delle primarie di alcuni partiti politici che, mediante atti di autonomia privata interna, hanno disciplinato l’istituto. Tale ricerca muove dal presupposto, supportato da larga parte della dottrina, che attraverso il ricorso alle primarie sia possibile restituire vigore alla partecipazione politica e rilanciare il complessivo ruolo dei partiti politici nel sistema. Si esamina poi la disciplina regionale. Quest'ultima, in particolare, ha posto alcuni problemi anche in termini di legittimità costituzionale. Il saggio evidenzia diversi aspetti problematici: difatti ad una prima applicazione dell’istituto gli esiti non sono stati soddisfacenti. Sia perché in alcuni casi i risultati delle primarie sono stati disattesi, sia perché la disciplina è apparsa talvolta macchinosa, sia perché sono emerse tensioni di varia natura. L’autore conclude osservando che ad una prima sperimentazione dell’istituto si è assistito all’introduzione nel sistema politico partitico, sia statale sia regionale, di un certo, ulteriore, elemento di conflittualità che non sembra giovare alla sua tenuta. Difatti il ricorso a tale metodo di selezione delle candidature deve essere seriamente praticato, diversamente si corre il rischio di offrire ulteriori argomenti contro i partiti e le istituzioni rappresentative.

La selezione delle candidature attraverso il metodo delle primarie. Partecipazione politica e rappresentatività dei partiti

DE MARTINO, Francesco Raffaello
2013-01-01

Abstract

Lo studio, dopo aver preso in esame il tema delle primarie in ambiente anglosassone e continentale, ponendo in rilievo i diversi contesti politici in cui ha operato e opera l’istituto, affronta il caso italiano. L’indagine analizza l’esperienza delle primarie di alcuni partiti politici che, mediante atti di autonomia privata interna, hanno disciplinato l’istituto. Tale ricerca muove dal presupposto, supportato da larga parte della dottrina, che attraverso il ricorso alle primarie sia possibile restituire vigore alla partecipazione politica e rilanciare il complessivo ruolo dei partiti politici nel sistema. Si esamina poi la disciplina regionale. Quest'ultima, in particolare, ha posto alcuni problemi anche in termini di legittimità costituzionale. Il saggio evidenzia diversi aspetti problematici: difatti ad una prima applicazione dell’istituto gli esiti non sono stati soddisfacenti. Sia perché in alcuni casi i risultati delle primarie sono stati disattesi, sia perché la disciplina è apparsa talvolta macchinosa, sia perché sono emerse tensioni di varia natura. L’autore conclude osservando che ad una prima sperimentazione dell’istituto si è assistito all’introduzione nel sistema politico partitico, sia statale sia regionale, di un certo, ulteriore, elemento di conflittualità che non sembra giovare alla sua tenuta. Difatti il ricorso a tale metodo di selezione delle candidature deve essere seriamente praticato, diversamente si corre il rischio di offrire ulteriori argomenti contro i partiti e le istituzioni rappresentative.
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