Minoranze etico-religiose e Corte di Strasburgo: quale contributo alla piena realizzazione del pluralismo ideale nello spazio sociale ed istituzionale europeo?

The topic of pluralism and minority rights has become the most problematic issue considered by the European Court of Human Rights, committed both to the protection of freedom of religion and conscience and to delineating the guidelines of the relations between States and spiritual and philosophical associations, both at national and supranational levels. The rulings issued in reference to the conventional provisions have contributed, with few doubts, to the redefinition of the role of religions and ethical-moral conceptions in the society and in the public sphere. Starting from pluralism as a fundamental characteristic of the European societies, the concept of religious freedom adopted by the Strasbourg Court has been progressively founded, albeit with some uncertainties, on the right to autonomy of ideal and religious communities with respect to the State, on the obligation of neutrality of civil authorities and on the secular and lay character of political institutions and the legal system. This in a logic of ever-increasing attention to the dynamics of freedom of spiritual and ideal minorities generally considered, even in light of various critical issues in the definition of European judicial review.

Il tema del pluralismo e dei diritti delle minoranze è venuto a costituire la questione problematica maggiormente considerata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, impegnata sia nella tutela delle libertà di religione e di coscienza che nel delineare le direttrici dei rapporti tra gli Stati e le associazioni spirituali e filosofiche, tanto a livello nazionale quanto sovranazionale. Le pronunce emesse in riferimento alle disposizioni convenzionali hanno contribuito, con pochi dubbi, alla ridefinizione del ruolo delle religioni e delle concezioni etico-morali nella società e nella sfera pubblica. A partire dal pluralismo quale caratteristica fondamentale delle società europee, la concezione di libertà religiosa adottata dalla Corte di Strasburgo si è progressivamente fondata, pur se con alcune incertezze, sul diritto all’autonomia delle comunità ideali e confessionali nei confronti dello Stato, sull’obbligo di neutralità delle autorità civili e sul carattere secolare e laico delle istituzioni politiche e dell’ordinamento giuridico. Ciò in una logica di sempre crescente attenzione per le dinamiche di libertà delle minoranze spirituali ed ideali generalmente considerate, pure al netto di diverse criticità nella definizione del sindacato giurisdizionale europeo.