RI-generazioni. Appennino in movimento, posizionarsi nelle trasformazioni

In the internal areas of the Apennines, demographic decline is attracting cultural movements that seek to repopulate villages and seize new opportunities for the future, challenging conventional expectations. Climate change is leading economic sectors to move to higher altitudes due to milder climates and water availability. Meaning seekers are migrating to villages to rediscover environmental relationships within social ones. The margins of the Apennines thus rediscover a lost centrality, becoming a crossroads of interests and skills capable of reimagining living, surpassing the imagery that confines them solely as tourist resources, experimenting with old and new forms of value management. Depopulated villages can become innovation laboratories for ecological transition and a fertile context for the ideation of sustainable and alternative socioeconomic models. Integration into local communities is complex and crucial; cultural openness, participation in political life, and knowledge transmission promote repopulation and the creation of circular and civil economies. Anthropological research helps understand and support these transformation processes, as ethnography of mountain areas provides insights for research and public engagement. Cultural action in climate and technological changes enables addressing current global challenges and fostering processes of self-determination and meaning production. Anthropological criticism urges active participation in collective changes while maintaining a precautionary perspective to avoid essentialisms and understand what kind of change local communities envision. Engagement techniques and cultural entrepreneurship are crucial to facilitate negotiation aspects, the emergence of shared aspirations, and conflict management in the fragility of transitioning territorial contexts.

Nelle aree interne dell’Appennino, il declino demografico attira movimenti culturali che cercano di riabitare i paesi e cogliere nuove opportunità per il futuro, sfidando le aspettative convenzionali. I cambiamenti climatici inducono settori economici a salire di quota per via di climi più miti e presenza d’acqua. Biografie in cerca di senso migrano nei paesi per riscoprire le relazioni ambientali all’interno di quelle sociali. I margini dell’Appennino riscoprono così una centralità perduta, diventano crocevia di interessi e competenze in grado di ripensare l’abitare, superando l’immaginario che li costringe esclusivamente a risorsa turistica, sperimentando vecchie e nuove forme di gestione del valore. I paesi spopolati possono diventare laboratori di innovazione per la transizione ecologica e contesto fertile per l’ideazione di modelli socioeconomici sostenibili e alternativi. L’inserimento nelle comunità locali è complesso e determinante; l’apertura culturale, la partecipazione alla vita politica e la trasmissione dei saperi favoriscono il neo-popolamento e la creazione di economie circolari e civili. La ricerca antropologica contribuisce a comprendere e supportare questi processi di trasformazione, l’etnografia delle aree montane offre spunti per la ricerca e l’engagement pubblico. L’agire culturale nei cambiamenti climatici e tecnologici consente di affrontare le sfide globali attuali e favorire processi di autodeterminazione e produzione di senso. La critica antropologica ci spinge a partecipare attivamente ai cambiamenti collettivi, mantenendo una prospettiva precauzionale per evitare essenzialismi e comprendere le aspettative delle comunità locali riguardo al cambiamento. Le tecniche di ingaggio e la mediazione culturale risultano determinanti per facilitare gli aspetti negoziali, l’emergere di aspirazioni condivise e la gestione dei conflitti nella fragilità dei contesti territoriali in transizione.