L’articolo intende gettare nuova luce sul capolavoro sacro di Giorgio de Chirico, "La salita al Calvario", oggi conservata nella cripta sepolcrale del pittore nella chiesa romana di san Francesco a Ripa. Lo studio prende le mosse da un disegno inedito che mette in luce nessi poco o per nulla studiati ed evidenzia il complesso percorso di realizzazione del grande quadro da cui de Chirico non si è mai voluto separare fino alla sua morte e del quale è nota la fotografia della prima versione. Il dipinto rappresenta indubbiamente il culmine delle opere sacre realizzate da de Chirico negli anni della Seconda guerra mondiale che possono essere considerate tra i maggiori contributi all’arte sacra del Ventesimo secolo. Il saggio vuole evidenziare come il percorso di rarefazione che ha portato de Chirico a riprendere l’opera fino alla versione che oggi conosciamo sia legato non solo alle sue ricerche sulla materia pittorica, ma anche a profondi motivi simbolici che rendono il dipinto una delle massime opere della sua produzione negli anni Quaranta, un periodo che è oggi oggetto di una forte rivalutazione da parte degli studi più avanzati.

Francesco e la Croce. La Salita al Calvario di Giorgio de Chirico

lorenzo canova
2023-01-01

Abstract

L’articolo intende gettare nuova luce sul capolavoro sacro di Giorgio de Chirico, "La salita al Calvario", oggi conservata nella cripta sepolcrale del pittore nella chiesa romana di san Francesco a Ripa. Lo studio prende le mosse da un disegno inedito che mette in luce nessi poco o per nulla studiati ed evidenzia il complesso percorso di realizzazione del grande quadro da cui de Chirico non si è mai voluto separare fino alla sua morte e del quale è nota la fotografia della prima versione. Il dipinto rappresenta indubbiamente il culmine delle opere sacre realizzate da de Chirico negli anni della Seconda guerra mondiale che possono essere considerate tra i maggiori contributi all’arte sacra del Ventesimo secolo. Il saggio vuole evidenziare come il percorso di rarefazione che ha portato de Chirico a riprendere l’opera fino alla versione che oggi conosciamo sia legato non solo alle sue ricerche sulla materia pittorica, ma anche a profondi motivi simbolici che rendono il dipinto una delle massime opere della sua produzione negli anni Quaranta, un periodo che è oggi oggetto di una forte rivalutazione da parte degli studi più avanzati.
https://fondazionedechirico.org/wp-content/uploads/2023/12/4.-L.-Canova-pp.-33-59.pdf
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