Verso un planning orientato all’immanenza territorializzante

The essay tries to provide a contribution in the direction of a planning more responsive to the potential of community self-government of places, focusing in particular on some issues considered fundamental to this end, namely: the possibility of rethinking democracy as demo- dynamic; the relationship between the political sphere and the urban sphere in some political visions inspired by community self-determination; a geo-historical interpretation of the origin and evolution of the city, up to the current forms of regional urbanisation; a vision of the urban finally freed from the classic city/countryside dualism, as well as from other correlated dualisms; the need for planning to renounce any type of transcendent rationality to favour forms of territorial self-determination. On the basis of the acquisitions now matured in some interpretative strands of the aforementioned questions, a form of planning is proposed which, in order to move towards territorializing immanence, is based on the recognition of the distinction between the common good (and processes of commoning) not only from the private good but also from the public one, placing moreover itself within the framework of a circularly subsidiary approach which, even within the given institutional framework, tends to make the most of the self-regulation faculties, and of self-planning, already available to local communities.

Il saggio tenta di fornire un contributo nella direzione di un planning più rispondente alle potenzialità di autogoverno comunitario dei luoghi, concentrandosi in particolare su alcune questioni ritenute fondamentali a tal fine, ovverosia: la possibilità di riconcepire la democrazia come demo-dinamica; le relazioni intercorrenti tra sfera politica e sfera urbana in alcune concezioni politiche ispirate all'autodeterminazione comunitaria; un’interpretazione geostorica dell’origine e dell'evoluzione della città, fino alle attuali forme di urbanizzazione regionale; una visione dell’urbano finalmente liberata dal classico dualismo città/campagna, nonché da altri correlati dualismi; la necessità che un planning orientato a favorire forme di autodeterminazione territoriale rinunci a qualsiasi genere di razionalità trascendente. Sulla scorta delle acquisizioni ormai maturate in alcuni filoni interpretativi delle suddette questioni si propone una forma di planning che, per orientarsi verso l'immanenza territorializzante, si basa sul riconoscimento della distinzione del bene comune (e dei processi di commoning) non solo dal bene privato ma anche da quello pubblico, collocandosi inoltre nel quadro di un'impostazione circolarmente sussidiaria che, anche ad assetto istituzionale dato, tenda ad utilizzare al massimo le facoltà autoregolative e e autoprogettuali già disponibili per le comunità locali.