The religious dimension of the migrant in Italy. Rights and identities in the management of the immigration phenomenon

The phenomenon of immigration to Italy of people from Mediterranean countries and Eastern Europe has been accompanied, in recent years, by an uncertain institutional response in its fluctuation between suspicion and openness. Especially following the emergence of Islamic terrorism, the more conservative political forces have fomented the feeling of fear towards the foreigner immigrants, asking for the establishment of physical and legal barriers, in a vain attempt to limit or prevent the migration movements, instead to enhance the resulting advantages in terms of both peace and security between peoples and opportunities and economic convenience for the country. In this context, however, it is undisputed that the fundamental rights of the person must be recognized for the immigrants, in any of the various hypothetical and legally relevant cases, and it is equally undisputed that the right to religious freedom falls within the category of these rights. A recognition which, however, especially in the phases of the first reception of the immigrants, is hard to be fulfilled in satisfactory ways, taking into account legal, administrative and bureaucratic resistances.

Il fenomeno dell’immigrazione verso l’Italia di persone provenienti dai Paesi del mediterraneo e dall’Est europeo si è accompagnato, negli ultimi anni, ad una risposta istituzionale incerta nel suo altalenarsi tra sospetto ed apertura. Soprattutto in seguito al manifestarsi del terrorismo di matrice islamica, le forze politiche più conservatrici hanno fomentato il sentimento di paura nei confronti degli stranieri immigrati, chiedendo la fissazione di barriere fisiche e legali, nel vano tentativo di limitare o impedire i movimenti immigratori, invece di valorizzarne i vantaggi che ne discendono in termini sia di pace e sicurezza tra i popoli che di opportunità e convenienza economica per il Paese. In questo quadro, però, è pacifico che all’immigrato, in qualunque delle varie fattispecie ipotizzabili e giuridicamente rilevanti venga a trovarsi, debbano essere riconosciuti i diritti fondamentali della persona, ed è altrettanto pacifico che nel novero di questi diritti rientri il diritto di libertà religiosa. Un riconoscimento che, tuttavia, soprattutto nelle fasi della prima accoglienza degli immigrati, stenta ad essere inverato in forme soddisfacenti, scontando resistenze giuridiche di principio, amministrative e burocratiche.