I confini cronologici della lirica trobadorica galego-portghese sono stati oggetti di importanti studi negli ultimi decenni. Ma se molto è stato fatto relativamente al periodo delle origini, la cui analisi ha permesso di ridisegnare una mappa geo-cronologica molto più persuasiva rispetto a ciò che la critica aveva ormai dato per assodato, non altrettanto avviene per l’ultima fase dell’esperienza culturale che portò il galego ad essere lingua della poesia in tutta la penisola iberica. Se è infatti assodata una certa continuità di fondo che unisce i poeti del Cancionero de Baena alla tradizione trobadorica, ciò che avviene in Portogallo è generalmente definito come “periodo di silenzio” del genere lirico. I dati provenienti dallo studio della tradizione manoscritta assumono un ruolo centrale per ricostruire la storia di quest’epoca liminale, sia per ciò che si può leggere nei tre canzonieri principali – note di possesso e marginalia, interpolazioni tarde –, sia per alcuni indizi, fino ad ora inediti, riscontrabili al di fuori di tale tradizione. La necessità di ricostruire un quadro in cui la tradizione manoscritta è ritenuta utile anzitutto alla migliore comprensione di un problema storico e culturale porta anche a confutare un postulato ormai universalmente accettato dagli studiosi della tradizione galego-portoghese, relativo alla natura del capostipite (α) della famiglia da cui discendono gli apografi colocciani B e V. Si cercherà pertanto di dimostrare che in Portogallo la poesia dei trobadores era letta e apprezzata ancora lungo tutto il Quattrocento e che esiste una linea continua che porta da α ai codici colocciani: in altri termini, non si dovrà più parlare esclusivamente di “fortuna postuma” della lirica galego-portoghese.

Dalla tradizione alla storia e viceversa. Nuove ipotesi sull’ultimo periodo della lirica galego-portoghese

MARCENARO, Simone
2017-01-01

Abstract

I confini cronologici della lirica trobadorica galego-portghese sono stati oggetti di importanti studi negli ultimi decenni. Ma se molto è stato fatto relativamente al periodo delle origini, la cui analisi ha permesso di ridisegnare una mappa geo-cronologica molto più persuasiva rispetto a ciò che la critica aveva ormai dato per assodato, non altrettanto avviene per l’ultima fase dell’esperienza culturale che portò il galego ad essere lingua della poesia in tutta la penisola iberica. Se è infatti assodata una certa continuità di fondo che unisce i poeti del Cancionero de Baena alla tradizione trobadorica, ciò che avviene in Portogallo è generalmente definito come “periodo di silenzio” del genere lirico. I dati provenienti dallo studio della tradizione manoscritta assumono un ruolo centrale per ricostruire la storia di quest’epoca liminale, sia per ciò che si può leggere nei tre canzonieri principali – note di possesso e marginalia, interpolazioni tarde –, sia per alcuni indizi, fino ad ora inediti, riscontrabili al di fuori di tale tradizione. La necessità di ricostruire un quadro in cui la tradizione manoscritta è ritenuta utile anzitutto alla migliore comprensione di un problema storico e culturale porta anche a confutare un postulato ormai universalmente accettato dagli studiosi della tradizione galego-portoghese, relativo alla natura del capostipite (α) della famiglia da cui discendono gli apografi colocciani B e V. Si cercherà pertanto di dimostrare che in Portogallo la poesia dei trobadores era letta e apprezzata ancora lungo tutto il Quattrocento e che esiste una linea continua che porta da α ai codici colocciani: in altri termini, non si dovrà più parlare esclusivamente di “fortuna postuma” della lirica galego-portoghese.
2017
978-88-8450-596-5
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