Questo lavoro parte dalla domanda se e quanto la nozione di “tariffa” che con il tempo si è strutturata nella disciplina come corrispettivo di un bene o servizio determinato dalle autorità pubbliche a cui di solito corrisponde la sottrazione alla negoziazione delle parti contrattuali” sia ancora valida nel quadro dell’assetto normativo odierno dei pubblici servizi. La prima parte del lavoro segue il processo evolutivo dell’esercizio della potestà tariffaria dall’Unità d’Italia alla Costituzione repubblicana per comprendere quale ruolo la determinazione delle tariffe abbia avuto all’interno del più ampio sistema politico ed economico. Nelle pieghe della legislazione postunitaria relativa ai principali servizi pubblici a rete si è visto emergere anche attraverso una ricerca giurisprudenziale un doppio aspetto dei regimi tariffari : da una parte essi sono una manifestazione dei rapporti tra Stato e cittadini, dall’altra essi stessi sono parte attiva del sistema e introducono nuovi elementi nelle relazioni degli attori in campo. Nella seconda parte del lavoro si analizza la disciplina delle tariffe con riferimento al rapporto con le norme costituzionali. Due aspetti si sono voluti approfondire in questo contesto. Il primo è quello dell’ esercizio della potestà tariffaria volta alla realizzazione di obiettivi macroeconomici dello Stato che coincidono con interessi generali: per esempio la redistribuzione del reddito o il contenimento dell’inflazione o l’assorbimento della disoccupazione. Il secondo aspetto è quello che interessa l’attribuzione delle competenze in materia ai Comitati interministeriali. Nella terza parte la fissazione delle tariffe è vista all’interno della normativa Comunitaria. Dall’analisi dei principi generali del Trattato emerge una lettura dei rapporti economici entro cui l’economia di mercato e la libera concorrenza devono armonizzarsi con la necessità da parte degli Stati di stabilire regole che condizionino i privati a prendere in carico la responsabilità dei servizi di pubblica utilità. Lo Stato si sottrae ad un intervento diretto nell’economia e al contempo la determinazione delle tariffe viene, in linea generale, demandata alle Autorità di regolazione che devono individuare meccanismi tariffari il più possibile certi e trasparenti, basati su criteri predefiniti. La potestà tariffaria assume quindi i caratteri di proporzionalità e di tempestività, tema questo che viene riletto alla luce di quanto espresso da larga parte della dottrina di fine secolo scorso. Nella quarta parte si ricerca una nuova nozione di tariffa tenendo conto di due fattori essenziali: da una parte il mercato che sempre di più determina le tariffe e dall’altra l’ineludibile tutela dei cittadini da parte dei pubblici poteri. Una risposta è l’obbligo, affidato anche al mercato, di servizio universale.

I regimi tariffari nei servizi di interesse economico generale

MARCELLI, Gian Marco
2010-03-01

Abstract

Questo lavoro parte dalla domanda se e quanto la nozione di “tariffa” che con il tempo si è strutturata nella disciplina come corrispettivo di un bene o servizio determinato dalle autorità pubbliche a cui di solito corrisponde la sottrazione alla negoziazione delle parti contrattuali” sia ancora valida nel quadro dell’assetto normativo odierno dei pubblici servizi. La prima parte del lavoro segue il processo evolutivo dell’esercizio della potestà tariffaria dall’Unità d’Italia alla Costituzione repubblicana per comprendere quale ruolo la determinazione delle tariffe abbia avuto all’interno del più ampio sistema politico ed economico. Nelle pieghe della legislazione postunitaria relativa ai principali servizi pubblici a rete si è visto emergere anche attraverso una ricerca giurisprudenziale un doppio aspetto dei regimi tariffari : da una parte essi sono una manifestazione dei rapporti tra Stato e cittadini, dall’altra essi stessi sono parte attiva del sistema e introducono nuovi elementi nelle relazioni degli attori in campo. Nella seconda parte del lavoro si analizza la disciplina delle tariffe con riferimento al rapporto con le norme costituzionali. Due aspetti si sono voluti approfondire in questo contesto. Il primo è quello dell’ esercizio della potestà tariffaria volta alla realizzazione di obiettivi macroeconomici dello Stato che coincidono con interessi generali: per esempio la redistribuzione del reddito o il contenimento dell’inflazione o l’assorbimento della disoccupazione. Il secondo aspetto è quello che interessa l’attribuzione delle competenze in materia ai Comitati interministeriali. Nella terza parte la fissazione delle tariffe è vista all’interno della normativa Comunitaria. Dall’analisi dei principi generali del Trattato emerge una lettura dei rapporti economici entro cui l’economia di mercato e la libera concorrenza devono armonizzarsi con la necessità da parte degli Stati di stabilire regole che condizionino i privati a prendere in carico la responsabilità dei servizi di pubblica utilità. Lo Stato si sottrae ad un intervento diretto nell’economia e al contempo la determinazione delle tariffe viene, in linea generale, demandata alle Autorità di regolazione che devono individuare meccanismi tariffari il più possibile certi e trasparenti, basati su criteri predefiniti. La potestà tariffaria assume quindi i caratteri di proporzionalità e di tempestività, tema questo che viene riletto alla luce di quanto espresso da larga parte della dottrina di fine secolo scorso. Nella quarta parte si ricerca una nuova nozione di tariffa tenendo conto di due fattori essenziali: da una parte il mercato che sempre di più determina le tariffe e dall’altra l’ineludibile tutela dei cittadini da parte dei pubblici poteri. Una risposta è l’obbligo, affidato anche al mercato, di servizio universale.
Tariff regulations in the services of economic general interest
1-mar-2010
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