Il nostro lavoro si propone come uno sguardo-attraverso il pensiero di Alfred Schütz, al fine di evidenziare il leit motiv del lavoro del sociologo-filosofo austriaco, ovvero quello della costruzione e condivisione della realtà da parte degli attori sociali. Il punto di partenza è costituito dall’analisi del saggio del 1945 di Schütz Sulle realtà multiple, in cui l’autore si prefigge lo scopo di affrontare la questione della realtà riprendendo le analisi compiute da William James sul tale questione, e esposte in un celebre capitolo de I Principii di psicologia. Schütz assume la definizione jamesiana del reale affermando che tutto quello che assorbe e riesce a trattenere la nostra attenzione, orientando il nostro sentire ed agire, è in qualche modo reale, e riprende l’idea di James delle molteplici realtà in cui vive il soggetto umano, ma anziché parlare di “sotto-universi”, utilizza l’espressione “province finite di significato” per sottolineare che la realtà sia costituita dall’insieme delle nostre esperienze, e non dalla struttura ontologica della realtà. Inoltre egli, nel saggio Don Chisciotte e il problema della realtà, finisce per ancorare la questione della realtà al tema della costruzione intersoggettiva di essa: ciò che intendiamo per reale e come reale è ciò che crediamo reale. Ma tale credenza è possibile solo se convalidata intersoggettivamente, ovvero se è il risultato di un accordo intersoggettivo che si basa in parte sulla tradizione di ogni gruppo sociale e in parte è costantemente riprodotto e confermato dall’attiva prestazione di fede da parte degli attori sociali. Pertanto si è cercato di dimostrare come la questione dell’intersoggettività si dimostri fondamentale ai fini del rapporto tra fenomenologia e scienze umane, e in particolar modo per la fondazione di una sociologia di stampo fenomenologico quale quella di Alfred Schütz, che riprendendo la lezione di Max Weber, riconosce, che tutte le scienze sociali si occupano del problema della comprensione dell’azione umana, e inverte l’impostazione husserliana che collocava la radice dell’alterità e quindi dell’intersoggettività nella struttura del singolo soggetto. Schütz colloca la questione dell’intersoggettività non nell’ambito della fenomenologia trascendentale, ma in quella dell’atteggiamento naturale, ovvero nel mondo della vita quotidiana, che, per lui, è fin dall’inizio un mondo intersoggettivo. In tal modo l’ego non è più una monade solitaria, senza possibilità di contatto con altri ego, e quindi può, sempre insieme ad altri ego, costituire un mondo specificatamente umano, ovvero una dimensione, una “comunità sociale”. Questo punto ci ha permesso di soffermarci sulla fenomenologia del mondo sociale proposta da Schütz, e sull’analisi delle caratteristiche del mondo della vita quotidiana che lo rendono la “realtà preminente”, e di far notare, in limine, come la riflessione di Schütz non si limiti solo alla mera constatazione che il mondo della vita quotidiana sia la realtà fondamentale, ma come egli vada oltre proponendo una “serie di principi metodologici” che siano adeguati alle scienze sociali e ad una sociologia fenomenologica, e che non si rivelino fallimentari nel campo dell’intersoggettività.

Il reale e il sociale. Alfred Schütz e la costituzione intersoggettiva della realtà

DI CHIRO, Antonio;DI CHIRO, Antonio
2013-06-25

Abstract

Il nostro lavoro si propone come uno sguardo-attraverso il pensiero di Alfred Schütz, al fine di evidenziare il leit motiv del lavoro del sociologo-filosofo austriaco, ovvero quello della costruzione e condivisione della realtà da parte degli attori sociali. Il punto di partenza è costituito dall’analisi del saggio del 1945 di Schütz Sulle realtà multiple, in cui l’autore si prefigge lo scopo di affrontare la questione della realtà riprendendo le analisi compiute da William James sul tale questione, e esposte in un celebre capitolo de I Principii di psicologia. Schütz assume la definizione jamesiana del reale affermando che tutto quello che assorbe e riesce a trattenere la nostra attenzione, orientando il nostro sentire ed agire, è in qualche modo reale, e riprende l’idea di James delle molteplici realtà in cui vive il soggetto umano, ma anziché parlare di “sotto-universi”, utilizza l’espressione “province finite di significato” per sottolineare che la realtà sia costituita dall’insieme delle nostre esperienze, e non dalla struttura ontologica della realtà. Inoltre egli, nel saggio Don Chisciotte e il problema della realtà, finisce per ancorare la questione della realtà al tema della costruzione intersoggettiva di essa: ciò che intendiamo per reale e come reale è ciò che crediamo reale. Ma tale credenza è possibile solo se convalidata intersoggettivamente, ovvero se è il risultato di un accordo intersoggettivo che si basa in parte sulla tradizione di ogni gruppo sociale e in parte è costantemente riprodotto e confermato dall’attiva prestazione di fede da parte degli attori sociali. Pertanto si è cercato di dimostrare come la questione dell’intersoggettività si dimostri fondamentale ai fini del rapporto tra fenomenologia e scienze umane, e in particolar modo per la fondazione di una sociologia di stampo fenomenologico quale quella di Alfred Schütz, che riprendendo la lezione di Max Weber, riconosce, che tutte le scienze sociali si occupano del problema della comprensione dell’azione umana, e inverte l’impostazione husserliana che collocava la radice dell’alterità e quindi dell’intersoggettività nella struttura del singolo soggetto. Schütz colloca la questione dell’intersoggettività non nell’ambito della fenomenologia trascendentale, ma in quella dell’atteggiamento naturale, ovvero nel mondo della vita quotidiana, che, per lui, è fin dall’inizio un mondo intersoggettivo. In tal modo l’ego non è più una monade solitaria, senza possibilità di contatto con altri ego, e quindi può, sempre insieme ad altri ego, costituire un mondo specificatamente umano, ovvero una dimensione, una “comunità sociale”. Questo punto ci ha permesso di soffermarci sulla fenomenologia del mondo sociale proposta da Schütz, e sull’analisi delle caratteristiche del mondo della vita quotidiana che lo rendono la “realtà preminente”, e di far notare, in limine, come la riflessione di Schütz non si limiti solo alla mera constatazione che il mondo della vita quotidiana sia la realtà fondamentale, ma come egli vada oltre proponendo una “serie di principi metodologici” che siano adeguati alle scienze sociali e ad una sociologia fenomenologica, e che non si rivelino fallimentari nel campo dell’intersoggettività.
The Real and the Social. Alfred Schütz and the constitution of inter-subjective reality
25-giu-2013
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/66243
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