La Tesi è il frutto dello studio dei maggiori contributi nazionali sul tema approfondito e contiene numerosi spunti personali dell’autore sugli argomenti trattati e sulle problematiche attuali di ciascuno di essi, caratterizzandosi per la particolare originalità delle soluzioni proposte. Una prima parte del lavoro è dedicata all’approfondimento della nozione di giudicato penale e dei concetti di teoria generale sul giudicato e sulla sua efficacia nella evoluzione storica; l’analisi passa poi all’individuazione del giudicato penale nel codice del 1988, dei riflessi costituzionali e sovranazionali sulla disciplina del giudicato penale ed il doppio grado di giudizio sul merito, nonché della irrevocabilità della decisione, l’inammissibilità del gravame ed il proscioglimento dell’imputato. La seconda sezione della tesi approfondisce, con dovizia di particolari, il tema della individuazione della latitudine del ne bis in idem. Viene poi analizzata la questione della identità soggettiva quale elemento costitutivo del divieto di doppio giudizio, per passare all’altrettanto fondamentale aspetto della medesimezza del fatto quale oggetto della preclusione giudiziale e l’operatività di questa nelle ipotesi di plurima rilevanza penale del fatto giudicato. Sempre nella corposa seconda parte del lavoro si ritrovano il temi delle conseguenze del mancato rispetto del divieto di doppio giudizio, quello della c.d. sanatoria del giudicato penale e delle relative eccezioni, e quello della ammissibilità del giudicato parziale o progressivo. La sezione si conclude con lo studio delle influenze dell’effetto estensivo dell’impugnazione proposta da altro imputato sulla formazione del giudicato penale e con dei cenni sia sui rapporti tra giudicato, giurisdizioni extrapenali ed efficacia ultrapenale del giudicato penale, sia sul ne bis in idem sovranazionale. La terza parte della tesi che studia gli strumenti codicistici di rimozione del giudicato penale. Ampi spazi sono dedicati al ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p. (ed ai profili procedimentali dell’istituto), alla revisione del giudicato penale ed, infine, all’incidente di esecuzione ai sensi dell’art. 670 c.p.p. La parte quarta conclusiva del lavoro affronta nell’incipit il rapporto tra la Convenzione europea, le decisioni della Corte europea e l’Ordinamento italiano. Si passa poi all’analisi di due casi studio analizzando le decisioni interne pertinenti. In particolare il lavoro esamina la posizione della Corte di Cassazione italiana sull’affaire Dorigo, passando poi alla verifica dell’incidente di esecuzione quale rimedio esperibile in casi analoghi e relativa conseguenze pratiche. Si studia quindi la ritenuta mancanza di profili di illegittimità costituzionale della disciplina italiana. La tesi passa poi ad analizzare il caso Drassich, l’intervento della Cassazione e la correttezza della scelta dello strumento processuale di cui all’art. 625-bis c.p.p. La parte finale dell’elaborato apre scenari sulla considerazioni possibili, anche alla luce degli spunti legislativi, per rassegnare, infine, brevi ed originali conclusioni.

Il giudicato penale tra passato e futuro: meccanismo di formazione e strumenti di rimozione della "decisione definitiva"

IACOBACCI, Danilo
2010-02-11

Abstract

La Tesi è il frutto dello studio dei maggiori contributi nazionali sul tema approfondito e contiene numerosi spunti personali dell’autore sugli argomenti trattati e sulle problematiche attuali di ciascuno di essi, caratterizzandosi per la particolare originalità delle soluzioni proposte. Una prima parte del lavoro è dedicata all’approfondimento della nozione di giudicato penale e dei concetti di teoria generale sul giudicato e sulla sua efficacia nella evoluzione storica; l’analisi passa poi all’individuazione del giudicato penale nel codice del 1988, dei riflessi costituzionali e sovranazionali sulla disciplina del giudicato penale ed il doppio grado di giudizio sul merito, nonché della irrevocabilità della decisione, l’inammissibilità del gravame ed il proscioglimento dell’imputato. La seconda sezione della tesi approfondisce, con dovizia di particolari, il tema della individuazione della latitudine del ne bis in idem. Viene poi analizzata la questione della identità soggettiva quale elemento costitutivo del divieto di doppio giudizio, per passare all’altrettanto fondamentale aspetto della medesimezza del fatto quale oggetto della preclusione giudiziale e l’operatività di questa nelle ipotesi di plurima rilevanza penale del fatto giudicato. Sempre nella corposa seconda parte del lavoro si ritrovano il temi delle conseguenze del mancato rispetto del divieto di doppio giudizio, quello della c.d. sanatoria del giudicato penale e delle relative eccezioni, e quello della ammissibilità del giudicato parziale o progressivo. La sezione si conclude con lo studio delle influenze dell’effetto estensivo dell’impugnazione proposta da altro imputato sulla formazione del giudicato penale e con dei cenni sia sui rapporti tra giudicato, giurisdizioni extrapenali ed efficacia ultrapenale del giudicato penale, sia sul ne bis in idem sovranazionale. La terza parte della tesi che studia gli strumenti codicistici di rimozione del giudicato penale. Ampi spazi sono dedicati al ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p. (ed ai profili procedimentali dell’istituto), alla revisione del giudicato penale ed, infine, all’incidente di esecuzione ai sensi dell’art. 670 c.p.p. La parte quarta conclusiva del lavoro affronta nell’incipit il rapporto tra la Convenzione europea, le decisioni della Corte europea e l’Ordinamento italiano. Si passa poi all’analisi di due casi studio analizzando le decisioni interne pertinenti. In particolare il lavoro esamina la posizione della Corte di Cassazione italiana sull’affaire Dorigo, passando poi alla verifica dell’incidente di esecuzione quale rimedio esperibile in casi analoghi e relativa conseguenze pratiche. Si studia quindi la ritenuta mancanza di profili di illegittimità costituzionale della disciplina italiana. La tesi passa poi ad analizzare il caso Drassich, l’intervento della Cassazione e la correttezza della scelta dello strumento processuale di cui all’art. 625-bis c.p.p. La parte finale dell’elaborato apre scenari sulla considerazioni possibili, anche alla luce degli spunti legislativi, per rassegnare, infine, brevi ed originali conclusioni.
Res iudicata between past and future: formation mechanism and instruments for removal of the "final decision"
11-feb-2010
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Tipologia: Tesi di dottorato
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