La presenza delle microplastiche (<5mm) in specie ittiche di interesse commerciale è stata ampiamente documentata, destando non poche preoccupazioni circa possibile rischio per la salute dei consumatori. Sebbene le microfibre sintetiche rappresentino la tipologia di microplastica più diffusa, le attuali conoscenze circa i livelli e i potenziali effetti nel biota marino e nel consumatore risultano limitate. La mancanza di metodi analitici standardizzati, l’elevato rischio di contaminazione del campione e le ridotte dimensioni delle particelle, rendono la ricerca e la caratterizzazione delle microfibre, sia naturali che sintetiche, alquanto complessa. Scopo del lavoro è stato quello di valutare la contaminazione da microplastiche fibrose e fibre naturali in specie ittiche di interesse commerciale. I livelli di esposizione sono stati studiati considerando una specie bentonica (Mullus barbatus) e una pelagica (Engraulis engrasicolus), implementando una metodica incentrata sulla caratterizzazione delle microfibre in base a specifici elementi morfologici, coadiuvata da analisi FTIR. Complessivamente sono stati esaminati 30 campioni (n.15 esemplari di E. engrasicolus e n. 15 esemplari di M. barbatus) pescati nel Mar Tirreno. Il tratto gastrointestinale di ogni esemplare è stato sottoposto a digestione, utilizzando una soluzione di KOH al 10%, separazione densitometrica con soluzione salina satura e filtrazione su membrane di cellulosa con porosità di 8 µm. I filtrati ottenuti sono stati esaminati utilizzando un microscopio ottico LEICA M205C ad un ingrandimento di 0,78–16x. Le fibre repertate sono state enumerate e distinte in naturali e sintetiche, in base alle caratteristiche morfologiche, mentre la microscopia FTIR è stata impiegata per la caratterizzazione chimica. L’osservazione dei filtrati al microscopio ha permesso di rilevare nel 46 e nel 60% dei campioni di alici e triglie, rispettivamente, la presenza di microfibre, di cui il 40% classificate come sintetiche. Nelle alici è stata riscontrata una media di 6,9 microfibre/campione, mentre nelle triglie sono state rilevate mediamente 9,2 microfibre/campione. La microscopia FTIR ha permesso di confermare la natura sintetica o naturale di alcune fibre. L’ingestione delle microfibre sia da parte delle alici, che si nutrono spostandosi lungo la colonna d’acqua, che da parte delle triglie, che vivono a contatto con i fondali, conferma la presenza ubiquitaria di queste particelle nell’ambiente marino. I risultati, ancorché preliminari, hanno evidenziato la prevalenza delle fibre naturali, considerate anch’esse una potenziale minaccia per il biota, poiché in grado di rilasciare contaminanti e additivi al pari delle fibre sintetiche. Inoltre, i prodotti ittici contaminati da microfibre possono essere fonte di esposizione per il consumatore, ma sono necessarie ulteriori ricerche per definire adeguatamente il rischio alimentare connesso. L'approccio della caratterizzazione visiva può essere utile per differenziare le fibre sintetiche e naturali, rappresentando un metodo facile e veloce per ottenere informazioni sulla presenza e il tipo di microplastiche fibrose in matrici complesse come i tessuti biologici delle specie ittiche di interesse.

Ricerca e caratterizzazione di microplastiche fibrose e fibre naturali in specie ittiche pelagiche e bentoniche di interesse commerciale

S. Santonicola
;
G. Raimo;Giampaolo Colavita
2022-01-01

Abstract

La presenza delle microplastiche (<5mm) in specie ittiche di interesse commerciale è stata ampiamente documentata, destando non poche preoccupazioni circa possibile rischio per la salute dei consumatori. Sebbene le microfibre sintetiche rappresentino la tipologia di microplastica più diffusa, le attuali conoscenze circa i livelli e i potenziali effetti nel biota marino e nel consumatore risultano limitate. La mancanza di metodi analitici standardizzati, l’elevato rischio di contaminazione del campione e le ridotte dimensioni delle particelle, rendono la ricerca e la caratterizzazione delle microfibre, sia naturali che sintetiche, alquanto complessa. Scopo del lavoro è stato quello di valutare la contaminazione da microplastiche fibrose e fibre naturali in specie ittiche di interesse commerciale. I livelli di esposizione sono stati studiati considerando una specie bentonica (Mullus barbatus) e una pelagica (Engraulis engrasicolus), implementando una metodica incentrata sulla caratterizzazione delle microfibre in base a specifici elementi morfologici, coadiuvata da analisi FTIR. Complessivamente sono stati esaminati 30 campioni (n.15 esemplari di E. engrasicolus e n. 15 esemplari di M. barbatus) pescati nel Mar Tirreno. Il tratto gastrointestinale di ogni esemplare è stato sottoposto a digestione, utilizzando una soluzione di KOH al 10%, separazione densitometrica con soluzione salina satura e filtrazione su membrane di cellulosa con porosità di 8 µm. I filtrati ottenuti sono stati esaminati utilizzando un microscopio ottico LEICA M205C ad un ingrandimento di 0,78–16x. Le fibre repertate sono state enumerate e distinte in naturali e sintetiche, in base alle caratteristiche morfologiche, mentre la microscopia FTIR è stata impiegata per la caratterizzazione chimica. L’osservazione dei filtrati al microscopio ha permesso di rilevare nel 46 e nel 60% dei campioni di alici e triglie, rispettivamente, la presenza di microfibre, di cui il 40% classificate come sintetiche. Nelle alici è stata riscontrata una media di 6,9 microfibre/campione, mentre nelle triglie sono state rilevate mediamente 9,2 microfibre/campione. La microscopia FTIR ha permesso di confermare la natura sintetica o naturale di alcune fibre. L’ingestione delle microfibre sia da parte delle alici, che si nutrono spostandosi lungo la colonna d’acqua, che da parte delle triglie, che vivono a contatto con i fondali, conferma la presenza ubiquitaria di queste particelle nell’ambiente marino. I risultati, ancorché preliminari, hanno evidenziato la prevalenza delle fibre naturali, considerate anch’esse una potenziale minaccia per il biota, poiché in grado di rilasciare contaminanti e additivi al pari delle fibre sintetiche. Inoltre, i prodotti ittici contaminati da microfibre possono essere fonte di esposizione per il consumatore, ma sono necessarie ulteriori ricerche per definire adeguatamente il rischio alimentare connesso. L'approccio della caratterizzazione visiva può essere utile per differenziare le fibre sintetiche e naturali, rappresentando un metodo facile e veloce per ottenere informazioni sulla presenza e il tipo di microplastiche fibrose in matrici complesse come i tessuti biologici delle specie ittiche di interesse.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/117889
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