The PhD thesis concerns the Allied captivity in Italy in 1940-1943 thanks to many Italian, British, Swiss and Vatican archival sources (the Prisoners of War – henceforth PoWs - concerned are just English speaking PoWs). The thesis is divided into 9 chapters forerun by an Introduction and followed by a Conclusion. In the first chapter, the PoWs’ capture on the African frontline, their detention in the transit camps and the following transfer to Italy are debated. In the second chapter, the topic concerns the Italian, enemy and neutral institutions that dealt with Allied Pows in Italian hands, from the Protecting Power to the International Committee of the Red Cross, to the Italian Commissione interministeriale per i prigionieri di guerra, to the Holy See. In the third chapter, the different types of Italian camps (transit, concentration, working and punishment camps) are reconstructed. In the fourth chapter, the topics are the big problems that PoWs had to face in Italy, above all the hunger, the cold and the sicknesses. In the fifth chapter, the work of the prisoners for their Italian holder, above all in farming, is examined. In the sixth chapter, the PoWS “psychological and moral conditions” are examined by the analysis of their letters home, the suffered discomfort, the relationships with the comrades and the enemies, the attempts to manage the too long captivity. In the seventh chapter, the PoWS’ protests and complaints, the crimes committed by them (in their detaining power opinion) and above all their escapes are examined. The escapes were really “not a sport”, as some interpretation has been narrating for a long period: actually, they caused injuries and deaths among the prisoners, also in Italy. War crimes and violations of the Geneve Convention from the Italian detaining power are the issues of the eighth chapter. The last chapter debates the topic of the prisoners’ exchanges between their holders and the issue of the “big escape” of the Allied Pows after the armistice of September 1943. The general topic of this research, thanks to a big apparatus of archival and biographical sources used comparatively, provides a previously unknown context of events, new for the Italian and for the international historiography.

Il presente lavoro di tesi ricostruisce, sulla base di un’ampia documentazione italiana, britannica, svizzera e vaticana, l’esperienza di cattività dei prigionieri alleati (English speaking) in Italia tra 1940 e 1943. La tesi è suddivisa in nove capitoli, preceduti da un’introduzione e seguiti da conclusioni di tipo intepretativo. Nel primo capitolo si delineano le modalità della cattura dei soldati nemici al fronte, perlopiù africano, e la loro detenzione nei campi di transito, con il successivo trasferimento in Italia. Nel secondo sono descritti gli enti, nazionali, nemici e neutrali, che si occuparono dei prigionieri alleati in mani italiane, dalla potenza protettrice alla Croce Rossa Internazionale, all’italiana Commissione interministeriale per i prigionieri di guerra, al Vaticano. Nel terzo capitolo sono esaminati i vari tipi di campo presenti sulla penisola (di transito, concentramento, lavoro e punizione), nella loro diversa tipologia e collocazione territoriale. Nel quarto capitolo si descrivono le grandi problematiche che quei prigionieri si trovarono ad affrontare in Italia, cioè soprattutto la fame, il freddo e le malattie. Nel quinto capitolo si esamina l’impiego dei prigionieri alleati in lavori a favore dei propri detentori, in ambito agricolo ma non solo. Nel sesto capitolo si affrontano le cosiddette condizioni “psicologiche e morali” dei prigionieri, attraverso l’analisi della loro corrispondenza, i disagi patiti, i rapporti con i commilitoni e con i detentori e i vari tentativi di gestire il malessere provocato dallo stato prolungato di cattività. Nel settimo capitolo si descrivono le forme di protesta dei prigionieri, i reati da loro commessi e, soprattutto, le fughe e le evasioni dai campi che, ben lungi dall’essere un’attività di tipo ludico, come ha non di rado sostenuto una certa narrazione, anche in Italia provocarono ferimenti e decessi tra i prigionieri. I crimini di guerra e le violazioni della Convenzione di Ginevra sono l’argomento dell’ottavo capitolo. Il nono, invece, racchiude il tema degli scambi dei prigionieri, perlopiù malati o feriti, tra l’Italia e le potenze nemiche, e quello della “grande fuga” dai campi successiva all’armistizio. Gli argomenti trattati, grazie al sostegno di un ricco apparato di fonti, archivistiche e memorialistiche, messe continuamente a confronto, ricostruiscono un quadro di eventi finora inedito per la storiografia italiana e internazionale, che vengono interpretati nel contesto, ampio e complesso, della cattività militare durante il secondo conflitto mondiale.

I prigionieri alleati in Italia, 1940-1943

Insolvibile, Isabella
2021-06-23

Abstract

The PhD thesis concerns the Allied captivity in Italy in 1940-1943 thanks to many Italian, British, Swiss and Vatican archival sources (the Prisoners of War – henceforth PoWs - concerned are just English speaking PoWs). The thesis is divided into 9 chapters forerun by an Introduction and followed by a Conclusion. In the first chapter, the PoWs’ capture on the African frontline, their detention in the transit camps and the following transfer to Italy are debated. In the second chapter, the topic concerns the Italian, enemy and neutral institutions that dealt with Allied Pows in Italian hands, from the Protecting Power to the International Committee of the Red Cross, to the Italian Commissione interministeriale per i prigionieri di guerra, to the Holy See. In the third chapter, the different types of Italian camps (transit, concentration, working and punishment camps) are reconstructed. In the fourth chapter, the topics are the big problems that PoWs had to face in Italy, above all the hunger, the cold and the sicknesses. In the fifth chapter, the work of the prisoners for their Italian holder, above all in farming, is examined. In the sixth chapter, the PoWS “psychological and moral conditions” are examined by the analysis of their letters home, the suffered discomfort, the relationships with the comrades and the enemies, the attempts to manage the too long captivity. In the seventh chapter, the PoWS’ protests and complaints, the crimes committed by them (in their detaining power opinion) and above all their escapes are examined. The escapes were really “not a sport”, as some interpretation has been narrating for a long period: actually, they caused injuries and deaths among the prisoners, also in Italy. War crimes and violations of the Geneve Convention from the Italian detaining power are the issues of the eighth chapter. The last chapter debates the topic of the prisoners’ exchanges between their holders and the issue of the “big escape” of the Allied Pows after the armistice of September 1943. The general topic of this research, thanks to a big apparatus of archival and biographical sources used comparatively, provides a previously unknown context of events, new for the Italian and for the international historiography.
Allied prisoners of war in Italy, 1940-1943
23-giu-2021
Il presente lavoro di tesi ricostruisce, sulla base di un’ampia documentazione italiana, britannica, svizzera e vaticana, l’esperienza di cattività dei prigionieri alleati (English speaking) in Italia tra 1940 e 1943. La tesi è suddivisa in nove capitoli, preceduti da un’introduzione e seguiti da conclusioni di tipo intepretativo. Nel primo capitolo si delineano le modalità della cattura dei soldati nemici al fronte, perlopiù africano, e la loro detenzione nei campi di transito, con il successivo trasferimento in Italia. Nel secondo sono descritti gli enti, nazionali, nemici e neutrali, che si occuparono dei prigionieri alleati in mani italiane, dalla potenza protettrice alla Croce Rossa Internazionale, all’italiana Commissione interministeriale per i prigionieri di guerra, al Vaticano. Nel terzo capitolo sono esaminati i vari tipi di campo presenti sulla penisola (di transito, concentramento, lavoro e punizione), nella loro diversa tipologia e collocazione territoriale. Nel quarto capitolo si descrivono le grandi problematiche che quei prigionieri si trovarono ad affrontare in Italia, cioè soprattutto la fame, il freddo e le malattie. Nel quinto capitolo si esamina l’impiego dei prigionieri alleati in lavori a favore dei propri detentori, in ambito agricolo ma non solo. Nel sesto capitolo si affrontano le cosiddette condizioni “psicologiche e morali” dei prigionieri, attraverso l’analisi della loro corrispondenza, i disagi patiti, i rapporti con i commilitoni e con i detentori e i vari tentativi di gestire il malessere provocato dallo stato prolungato di cattività. Nel settimo capitolo si descrivono le forme di protesta dei prigionieri, i reati da loro commessi e, soprattutto, le fughe e le evasioni dai campi che, ben lungi dall’essere un’attività di tipo ludico, come ha non di rado sostenuto una certa narrazione, anche in Italia provocarono ferimenti e decessi tra i prigionieri. I crimini di guerra e le violazioni della Convenzione di Ginevra sono l’argomento dell’ottavo capitolo. Il nono, invece, racchiude il tema degli scambi dei prigionieri, perlopiù malati o feriti, tra l’Italia e le potenze nemiche, e quello della “grande fuga” dai campi successiva all’armistizio. Gli argomenti trattati, grazie al sostegno di un ricco apparato di fonti, archivistiche e memorialistiche, messe continuamente a confronto, ricostruiscono un quadro di eventi finora inedito per la storiografia italiana e internazionale, che vengono interpretati nel contesto, ampio e complesso, della cattività militare durante il secondo conflitto mondiale.
Prigionieri di guerra; Seconda Guerra Mondiale; Italia; Gran Bretagna; Campi di prigionia
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