Il libro rappresenta lo studio più completo e sistematico dedicato alla Neometafisica di Giorgio de Chirico, il periodo finale della sua opera, iniziato intorno al 1968 e durato fino alla sua morte nel 1978. In questi anni de Chirico trasforma radicalmente la sua pittura fondandola su quelle che egli stesso definiva “nuove ispirazioni”, vicine a quelle che avevano dato origine alla nascita della Metafisica nel 1910. Il libro prende in esame tutti i temi della pittura neometafisica in modo ampio e documentato, lavorando in stretta relazione con gli scritti di de Chirico e le sue interviste, utili a capire le sue opere anche a molti anni di distanza. Il volume colma dunque una lacuna importante nel contesto degli studi dechirichiani e dimostra finalmente come, nella Neometafisica, l’artista abbia costruito un nuovo sistema pittorico, dove la rielaborazione delle sue creazioni non si contraddistingue come una semplice (anche se sempre splendida) replica del passato, ma come un nuovo e luminoso periodo di creazione in cui ha riletto e interpretato la sua stagione metafisica giovanile contaminandola con l’immenso apparato iconografico delle sue opere degli anni Venti e Trenta per ottenere risultati del tutto innovativi che ci permettono di comprendere pienamente il suo intero percorso artistico. In un certo senso la Neometafisica è stata anche il grande ritorno di de Chirico sul palcoscenico dell’arte mondiale, la sua ultima magia capace di stupire un pubblico che, con troppa sufficienza, lo aveva dato per finito e che invece oggi ammira il lungo viaggio della sua ininterrotta grandezza. In una successione di capitoli legata all’idea dechirichiana «del lato misterioso delle stanze e degli angoli delle stanze» (che per il pittore era «un fenomeno di grande interesse metafisico») troviamo così le stanze dei nuovi interni metafisici, degli archeologi e dei nuovi manichini umanizzati, dei gladiatori, dei trofei, dei soli gialli e neri, dei ritorni del cavaliere al castello avito, di Orfeo Trovatore stanco, di Ulisse che rema nella sua stanza e del Figliol Prodigo, di Oreste consolato da Elettra e Pilade, fino alle stanze delle nuove visioni di Venezia e New York e dei Bagni Misteriosi. Tutti tornano nella stanza-studio di de Chirico, dove i ritornanti si affollano nella stanza e prendono il loro posto sulle tele, ritrovano le loro case, i loro castelli, le loro piazze, si siedono a meditare o si abbracciano, cavalcano sul ponte o combattono ancora sull’arena, qualcuno fa il bagno in strane piscine dall’acqua sagomata, tutti insieme ritornano davanti allo sguardo burbero e benevolo del vecchio pittore che, verso il tramonto della sua vita, si concede il piacere di quel grande ritorno, la gioia di potere essere ancora l’artefice misterioso e splendido del grande gioco della sua pittura.
Il grande ritorno. Giorgio de Chirico e la Neometafisica
Lorenzo Canova
2021-01-01
Abstract
Il libro rappresenta lo studio più completo e sistematico dedicato alla Neometafisica di Giorgio de Chirico, il periodo finale della sua opera, iniziato intorno al 1968 e durato fino alla sua morte nel 1978. In questi anni de Chirico trasforma radicalmente la sua pittura fondandola su quelle che egli stesso definiva “nuove ispirazioni”, vicine a quelle che avevano dato origine alla nascita della Metafisica nel 1910. Il libro prende in esame tutti i temi della pittura neometafisica in modo ampio e documentato, lavorando in stretta relazione con gli scritti di de Chirico e le sue interviste, utili a capire le sue opere anche a molti anni di distanza. Il volume colma dunque una lacuna importante nel contesto degli studi dechirichiani e dimostra finalmente come, nella Neometafisica, l’artista abbia costruito un nuovo sistema pittorico, dove la rielaborazione delle sue creazioni non si contraddistingue come una semplice (anche se sempre splendida) replica del passato, ma come un nuovo e luminoso periodo di creazione in cui ha riletto e interpretato la sua stagione metafisica giovanile contaminandola con l’immenso apparato iconografico delle sue opere degli anni Venti e Trenta per ottenere risultati del tutto innovativi che ci permettono di comprendere pienamente il suo intero percorso artistico. In un certo senso la Neometafisica è stata anche il grande ritorno di de Chirico sul palcoscenico dell’arte mondiale, la sua ultima magia capace di stupire un pubblico che, con troppa sufficienza, lo aveva dato per finito e che invece oggi ammira il lungo viaggio della sua ininterrotta grandezza. In una successione di capitoli legata all’idea dechirichiana «del lato misterioso delle stanze e degli angoli delle stanze» (che per il pittore era «un fenomeno di grande interesse metafisico») troviamo così le stanze dei nuovi interni metafisici, degli archeologi e dei nuovi manichini umanizzati, dei gladiatori, dei trofei, dei soli gialli e neri, dei ritorni del cavaliere al castello avito, di Orfeo Trovatore stanco, di Ulisse che rema nella sua stanza e del Figliol Prodigo, di Oreste consolato da Elettra e Pilade, fino alle stanze delle nuove visioni di Venezia e New York e dei Bagni Misteriosi. Tutti tornano nella stanza-studio di de Chirico, dove i ritornanti si affollano nella stanza e prendono il loro posto sulle tele, ritrovano le loro case, i loro castelli, le loro piazze, si siedono a meditare o si abbracciano, cavalcano sul ponte o combattono ancora sull’arena, qualcuno fa il bagno in strane piscine dall’acqua sagomata, tutti insieme ritornano davanti allo sguardo burbero e benevolo del vecchio pittore che, verso il tramonto della sua vita, si concede il piacere di quel grande ritorno, la gioia di potere essere ancora l’artefice misterioso e splendido del grande gioco della sua pittura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.