Jane Austen è un classico non solo per quello che dice, ma anche per quello che non dice. La sua reticenza non è una fi- gura retorica o un effetto del linguaggio. È qualcosa di più. È il metodo austeniano di leggere le cose del mondo. Rispetto a quello che vorrebbe raccontare, Austen dice molto poco perché nel piccolo cerchio delle sue storie è sicura di riuscire a ricavare lo spazio per poter dire tutto. Senza escludere neanche quello che non è giusto che dica perché – dal punto di vista del narrabile/visibile – ha imposto a se stessa di conservare invariabilmente un paesaggio ordinato, apparentemente senza asperità o crepe, focalizzabile ad occhio nudo e sempre disponibile ad essere scandagliato dal suo sguardo. In fondo, sa bene che il non detto, finzionalizzato nel modo giusto, è come dire due volte. E sa altrettanto bene che un narratore, nel rappresentare un’ipotesi di mondo, opera in ogni momento della sua scrittura una serie di scelte che, ora includono e ora escludono: e non si dà narrazione che non sia articolata sul binomio detto/ non detto. Il presente volume raccoglie una par- te degli atti di un convegno svoltosi nel 2017 presso l’Università del Molise (Campobasso), insieme ad altri contributi sul tema del silenzio. Le risposte sono state diverse e tutte molto stimolanti e la ricca varietà di interventi sui romanzi austeniani giunge come una ulteriore conferma di quanto ci sia ancora da dire sulla nostra Autrice.
Introduzione - Jane Austen: silenzi, lacune, allusioni
Francesca D'Alfonso
2018-01-01
Abstract
Jane Austen è un classico non solo per quello che dice, ma anche per quello che non dice. La sua reticenza non è una fi- gura retorica o un effetto del linguaggio. È qualcosa di più. È il metodo austeniano di leggere le cose del mondo. Rispetto a quello che vorrebbe raccontare, Austen dice molto poco perché nel piccolo cerchio delle sue storie è sicura di riuscire a ricavare lo spazio per poter dire tutto. Senza escludere neanche quello che non è giusto che dica perché – dal punto di vista del narrabile/visibile – ha imposto a se stessa di conservare invariabilmente un paesaggio ordinato, apparentemente senza asperità o crepe, focalizzabile ad occhio nudo e sempre disponibile ad essere scandagliato dal suo sguardo. In fondo, sa bene che il non detto, finzionalizzato nel modo giusto, è come dire due volte. E sa altrettanto bene che un narratore, nel rappresentare un’ipotesi di mondo, opera in ogni momento della sua scrittura una serie di scelte che, ora includono e ora escludono: e non si dà narrazione che non sia articolata sul binomio detto/ non detto. Il presente volume raccoglie una par- te degli atti di un convegno svoltosi nel 2017 presso l’Università del Molise (Campobasso), insieme ad altri contributi sul tema del silenzio. Le risposte sono state diverse e tutte molto stimolanti e la ricca varietà di interventi sui romanzi austeniani giunge come una ulteriore conferma di quanto ci sia ancora da dire sulla nostra Autrice.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.