Il contributo è dedicato alla formazione del linguaggio settoriale del design e al suo ruolo nella storia della lingua italiana del Novecento. L’emanciparsi della nuova disciplina dall’architettura — fin dagli anni Trenta del Novecento — e il suo rapido affermarsi nella realtà produttiva del boom economico italiano negli anni Cinquanta costituiscono le basi per la formazione di una lingua speciale. La lingua del design unisce e investe di nuovi significati gli elementi appartenenti sia ai linguaggi dell’arte e della tecnica sia alle lingue di filosofi ed economisti. Nel saggio, si propone un parallelismo fra l’attività degli artisti-scrittori del Rinascimento e la teorizzazione dell’arte per l’industria del Novecento italiano, raccolta negli scritti di progettisti e artefici del design. Nel Cinquecento, Sebastiano Serlio riassumeva i concetti già maturi dei teorici e dei pratici dell’architettura, dando una forma linguistica non più latina ma volgare alla nuova forma di trattato, con il disegno al centro del testo, con un ricco lessico tecnico e con una testualità consona alla materia trattata. Nel Novecento la prima pubblicazione dedicata interamente alla produzione artistica in serie, «Stile industria», diretta dall’architetto e designer Alberto Rosselli, proponeva una gamma di testi del tutto aderenti al pluristilismo della nuova disciplina — il design, nonché alla peculiare individualità di tutti i suoi artefici: da artisti ai teorici dell’architettura e del design, dai progettisti ai critici d’arte agli ideatori di messaggi pubblicitari. Il periodico trimestrale, poi bimestrale, di Rosselli accompagnò dal 1954 al 1963 la crescita della società italiana del boom economico, toccando un insieme di fenomeni e processi riguardanti diversi strati della popolazione coinvolti nella produzione e nel consumo dei beni. Col passar del tempo, e la progressiva acquisizione di importanza del design non soltanto nell’industria ma anche nella società, la lingua speciale della scrittura del e sul design divenne una delle fonti di innovazione dell’italiano, non soltanto a livello lessicale, con i tecnicismi affermatisi nell’uso, ma anche nella promozione di un modello testuale descrittivo, ricco di epiteti e termini astratti (creatività e creativo, essenzialità di linee, funzionalità, interazione), costruito con periodi ampi e figure retoriche, in diversi testi pubblicitari di largo consumo.

LINGUAGGI TECNICI DEL NOVECENTO: L’ITALIANO DEL DESIGN

Anna Siekiera
2018-01-01

Abstract

Il contributo è dedicato alla formazione del linguaggio settoriale del design e al suo ruolo nella storia della lingua italiana del Novecento. L’emanciparsi della nuova disciplina dall’architettura — fin dagli anni Trenta del Novecento — e il suo rapido affermarsi nella realtà produttiva del boom economico italiano negli anni Cinquanta costituiscono le basi per la formazione di una lingua speciale. La lingua del design unisce e investe di nuovi significati gli elementi appartenenti sia ai linguaggi dell’arte e della tecnica sia alle lingue di filosofi ed economisti. Nel saggio, si propone un parallelismo fra l’attività degli artisti-scrittori del Rinascimento e la teorizzazione dell’arte per l’industria del Novecento italiano, raccolta negli scritti di progettisti e artefici del design. Nel Cinquecento, Sebastiano Serlio riassumeva i concetti già maturi dei teorici e dei pratici dell’architettura, dando una forma linguistica non più latina ma volgare alla nuova forma di trattato, con il disegno al centro del testo, con un ricco lessico tecnico e con una testualità consona alla materia trattata. Nel Novecento la prima pubblicazione dedicata interamente alla produzione artistica in serie, «Stile industria», diretta dall’architetto e designer Alberto Rosselli, proponeva una gamma di testi del tutto aderenti al pluristilismo della nuova disciplina — il design, nonché alla peculiare individualità di tutti i suoi artefici: da artisti ai teorici dell’architettura e del design, dai progettisti ai critici d’arte agli ideatori di messaggi pubblicitari. Il periodico trimestrale, poi bimestrale, di Rosselli accompagnò dal 1954 al 1963 la crescita della società italiana del boom economico, toccando un insieme di fenomeni e processi riguardanti diversi strati della popolazione coinvolti nella produzione e nel consumo dei beni. Col passar del tempo, e la progressiva acquisizione di importanza del design non soltanto nell’industria ma anche nella società, la lingua speciale della scrittura del e sul design divenne una delle fonti di innovazione dell’italiano, non soltanto a livello lessicale, con i tecnicismi affermatisi nell’uso, ma anche nella promozione di un modello testuale descrittivo, ricco di epiteti e termini astratti (creatività e creativo, essenzialità di linee, funzionalità, interazione), costruito con periodi ampi e figure retoriche, in diversi testi pubblicitari di largo consumo.
2018
978-88-7667-728-1
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