A fronte della tendenza a “specializzare” il concetto giuridico di autonomia che ha condotto a una scomposizione della categoria, il libro si propone viceversa di ricercare la sua unità strutturale. Si avanza l’ipotesi che, al di là dei numerosi e distinguibili tipi e articolazioni, sia possibile cogliere i presupposti comuni alle varie declinazioni del principio autonomistico. Con la crisi del costituzionalismo moderno, infatti, si ripresenta come centrale il tema dell’autonomia quale concetto che trascende i singoli rami del diritto per assurgere a fondamento di forme della convivenza in cui il pluralismo e la pluralità siano presupposti ineliminabili. Per tentare di ricondurre ad unità la frammentazione del concetto di autonomia e di rinsaldare i rapporti tra diritto privato e diritto pubblico si è affrontata, innanzitutto, una questione di metodo. Da un lato, con l’intento di verificare la possibilità di addivenire a un’elaborazione unitaria del concetto di autonomia, si è ritenuto di dover ripercorrere una sorta di “storia semantica” della parola e dell’idea di autonomia: se è vero che la storia della parola non coincide necessariamente con quella dell’idea, le implicazioni reciproche tra i due percorsi consentono al giurista di andare oltre lo studio analitico delle tipologie di autonomia e tentare di cogliere l’ordine semantico del concetto. D’altro lato, con un’analisi che tenga conto del linguaggio filosofico e del lessico comune e politico, si è prescelto di dare rilevanza all’etimologia della parola, facendo tesoro della cultura giuridica prerepubblicana: autos e nomos. La storia del concetto di autonomia coinvolge, infatti, ogni tipo di soggetto, individuale e collettivo, territoriale o sociale, perché reca in sé l’insormontabile esigenza di mettere in connessione l’autos con il nomos. Il caso paradigmatico è quello dell’Antigone di Sofocle, primo esempio conosciuto di soggetto singolo cui è attribuito il predicativo di autonomos, che unisce sapientemente l’autonomia personale alla autonomia politica della polis. Per ricercare un nucleo duro del concetto di autonomia, tuttavia, resta centrale la costituzionalizzazione del principio autonomistico che consente di saldare la prospettiva civilistica con quella pubblicistica in una visione unitaria del diritto. Il punto di riferimento è il principio fondamentale espresso dall’art. 5 della nostra Costituzione. Il libro propone, dunque, una rilettura di tale articolo attraverso il criterio ermeneutico della ratio unitaria facendo leva sulle “esigenze dell’autonomia”. Leggendo, inoltre, l’art. 5 e le esigenze dell’autonomia alla luce degli altri principi fondamentali, con particolare riferimento agli articoli 1, 2, 3 e 11 della Costituzione, il principio autonomistico imprime una connotazione sociale all’intero ordinamento, basata sulla consapevolezza dell’interdipendenza tra le persone (private, fisiche e collettive, e quelle pubbliche). “Farsi” e “darsi” un proprio ordinamento, dunque, non significa in termini costituzionali isolare la libertà dagli altri principi del costituzionalismo, con particolare riferimento all’uguaglianza e alla solidarietà. Al contrario, soltanto la connessione tra questi principi consente di creare spazi di autonomia per i singoli, per i gruppi e per i territori. Il principio autonomistico, infatti, implica la capacità dell’ordinamento di riconoscere e promuovere “le esigenze dell’autonomia” che, peraltro, concorrono a creare l’ordinamento stesso. L’autonomia costituisce, dunque, una posizione giuridica che garantisce il potere di contribuire alla formazione dell’ordinamento e, dunque, anche delle norme che ci si applicano. In questa chiave, l’interpretazione del Titolo V, inteso come svolgimento dell’art. 5 Cost., presuppone autonomie politiche che si qualificano per la rappresentatività della comunità di riferimento, in modo che l’interesse nazionale sia il risultato composito della pluralità degli indirizzi politici perseguiti da tutte le articolazioni della Repubblica. Si delinea, quindi, la prospettiva del passaggio dall’autonomia come relativa indipendenza a una come posizione di autodeterminazione consentita proprio dalla riconosciuta interdipendenza. Si valorizza, dunque, il rapporto tra interdipendenza e autonomia, in chiara opposizione con l’accezione liberale di indipendenza. Si rilancia, infine, il principio autonomistico, risignificando il concetto di autonomia come punto di incontro tra un plesso di potere proprio del singolo soggetto e la consapevolezza dell’interdipendenza, tra le persone, tra le formazioni sociali, tra i territori. Si confida che una risignificazione del concetto di autonomia possa contribuire al rilancio del principio autonomistico, quale volano per rinnovate forme giuridiche degli spazi politici: si tratta, infatti, di un concetto che interroga in radice il rapporto tra le istituzioni e le persone fisiche e giuridiche, in cui il principale obiettivo è il pieno sviluppo della personalità e l’effettiva partecipazione di tutti i soggetti (individuali e collettivi) alla vita sociale, economica, politica e culturale.

L'autonomia e le sue esigenze

Ronchetti L.
Primo
2018-01-01

Abstract

A fronte della tendenza a “specializzare” il concetto giuridico di autonomia che ha condotto a una scomposizione della categoria, il libro si propone viceversa di ricercare la sua unità strutturale. Si avanza l’ipotesi che, al di là dei numerosi e distinguibili tipi e articolazioni, sia possibile cogliere i presupposti comuni alle varie declinazioni del principio autonomistico. Con la crisi del costituzionalismo moderno, infatti, si ripresenta come centrale il tema dell’autonomia quale concetto che trascende i singoli rami del diritto per assurgere a fondamento di forme della convivenza in cui il pluralismo e la pluralità siano presupposti ineliminabili. Per tentare di ricondurre ad unità la frammentazione del concetto di autonomia e di rinsaldare i rapporti tra diritto privato e diritto pubblico si è affrontata, innanzitutto, una questione di metodo. Da un lato, con l’intento di verificare la possibilità di addivenire a un’elaborazione unitaria del concetto di autonomia, si è ritenuto di dover ripercorrere una sorta di “storia semantica” della parola e dell’idea di autonomia: se è vero che la storia della parola non coincide necessariamente con quella dell’idea, le implicazioni reciproche tra i due percorsi consentono al giurista di andare oltre lo studio analitico delle tipologie di autonomia e tentare di cogliere l’ordine semantico del concetto. D’altro lato, con un’analisi che tenga conto del linguaggio filosofico e del lessico comune e politico, si è prescelto di dare rilevanza all’etimologia della parola, facendo tesoro della cultura giuridica prerepubblicana: autos e nomos. La storia del concetto di autonomia coinvolge, infatti, ogni tipo di soggetto, individuale e collettivo, territoriale o sociale, perché reca in sé l’insormontabile esigenza di mettere in connessione l’autos con il nomos. Il caso paradigmatico è quello dell’Antigone di Sofocle, primo esempio conosciuto di soggetto singolo cui è attribuito il predicativo di autonomos, che unisce sapientemente l’autonomia personale alla autonomia politica della polis. Per ricercare un nucleo duro del concetto di autonomia, tuttavia, resta centrale la costituzionalizzazione del principio autonomistico che consente di saldare la prospettiva civilistica con quella pubblicistica in una visione unitaria del diritto. Il punto di riferimento è il principio fondamentale espresso dall’art. 5 della nostra Costituzione. Il libro propone, dunque, una rilettura di tale articolo attraverso il criterio ermeneutico della ratio unitaria facendo leva sulle “esigenze dell’autonomia”. Leggendo, inoltre, l’art. 5 e le esigenze dell’autonomia alla luce degli altri principi fondamentali, con particolare riferimento agli articoli 1, 2, 3 e 11 della Costituzione, il principio autonomistico imprime una connotazione sociale all’intero ordinamento, basata sulla consapevolezza dell’interdipendenza tra le persone (private, fisiche e collettive, e quelle pubbliche). “Farsi” e “darsi” un proprio ordinamento, dunque, non significa in termini costituzionali isolare la libertà dagli altri principi del costituzionalismo, con particolare riferimento all’uguaglianza e alla solidarietà. Al contrario, soltanto la connessione tra questi principi consente di creare spazi di autonomia per i singoli, per i gruppi e per i territori. Il principio autonomistico, infatti, implica la capacità dell’ordinamento di riconoscere e promuovere “le esigenze dell’autonomia” che, peraltro, concorrono a creare l’ordinamento stesso. L’autonomia costituisce, dunque, una posizione giuridica che garantisce il potere di contribuire alla formazione dell’ordinamento e, dunque, anche delle norme che ci si applicano. In questa chiave, l’interpretazione del Titolo V, inteso come svolgimento dell’art. 5 Cost., presuppone autonomie politiche che si qualificano per la rappresentatività della comunità di riferimento, in modo che l’interesse nazionale sia il risultato composito della pluralità degli indirizzi politici perseguiti da tutte le articolazioni della Repubblica. Si delinea, quindi, la prospettiva del passaggio dall’autonomia come relativa indipendenza a una come posizione di autodeterminazione consentita proprio dalla riconosciuta interdipendenza. Si valorizza, dunque, il rapporto tra interdipendenza e autonomia, in chiara opposizione con l’accezione liberale di indipendenza. Si rilancia, infine, il principio autonomistico, risignificando il concetto di autonomia come punto di incontro tra un plesso di potere proprio del singolo soggetto e la consapevolezza dell’interdipendenza, tra le persone, tra le formazioni sociali, tra i territori. Si confida che una risignificazione del concetto di autonomia possa contribuire al rilancio del principio autonomistico, quale volano per rinnovate forme giuridiche degli spazi politici: si tratta, infatti, di un concetto che interroga in radice il rapporto tra le istituzioni e le persone fisiche e giuridiche, in cui il principale obiettivo è il pieno sviluppo della personalità e l’effettiva partecipazione di tutti i soggetti (individuali e collettivi) alla vita sociale, economica, politica e culturale.
2018
9788814226809
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/75962
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