Abstract Nonostante alcuni innegabili progressi legislativi a livello nazionale ed internazionale, i diritti delle persone con disabilità continuano ad essere disattesi. Le loro legittime esigenze risultano trascurate anche per la priorità attualmente data ad altre emergenze sociali, rappresentate, per esempio, dalla persistente disoccupazione giovanile, dal crescente flusso dei migranti, e dal preoccupante aumento delle disuguaglianze e della povertà. In tale scenario alquanto problematico, si è ritenuto opportuno accertare sulla base della letteratura più recente quali siano le principali criticità e le migliori prassi che, rispettivamente, ostacolano o favoriscono l’inclusione delle persone con disabilità nei contesti lavorativi. I contributi scientifici esaminati si riferiscono principalmente alle esperienze delle grandi aziende e si avvalgono di un numero di osservazioni sufficientemente ampio da garantire la significatività statistica dei risultati riscontrati. Tra gli errori organizzativi più ricorrenti nell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, gli Studiosi segnalano le seguenti fattispecie: la scarsità di coordinamento e di dialogo interprofessionale tra le varie figure che, all’interno o all’esterno all’azienda, sono deputate a garantire il buon inserimento lavorativo delle persone con disabilità; la penalizzazione salariale subìta dai lavoratori con disabilità non per la loro minore produttività ma per i pregiudizi radicati nelle strutture apicali delle aziende; la sopravvalutazione da parte dei responsabili del disability management degli aspetti di natura legale-amministrativa a discapito degli obiettivi di efficacia del processo inclusivo loro affidato; la discrepanza tra quanto dichiarato e quanto effettivamente realizzato dai datori di lavoro in tema di assunzione delle persone con disabilità. Altri studi denunciano sia la scarsa proattività delle persone con disabilità nel ricercare forme di supporto aziendale, sia la prevalenza di sentimenti di rassegnazione e di pessimismo che possono compromettere le chances lavorative dei diretti interessati. In sostanza, gli atteggiamenti di tipo rinunciatario delle persone con disabilità alimenterebbero la cosiddetta “profezia che si autoavvera”, un fenomeno che si verifica quando le aspettative negative sulle attitudini dei reclutatori finiscono per provocare nelle persone con disabilità comportamenti sbagliati, che ne pregiudicano l’occupazione e le opportunità di carriera. Secondo la letteratura, una delle principali sfide di coloro che si occupano di disability management consiste nella costruzione di un ambiente lavorativo psicologicamente rassicurante e socialmente collaborativo. Inoltre, al pari di quanto avviene per qualsiasi procedura di reclutamento, si suggerisce l’utilizzo di un approccio volto ad identificare ciò che il lavoratore con disabilità “sappia fare”, e non ciò che la persona “non sappia fare”. La semplice adozione di tale universale criterio ha, per esempio, ispirato le mirate campagne di reclutamento condotte da grandi aziende operanti soprattutto nel settore dell’hi-tech, dove le “straordinarie” capacità possedute dalle persone affette dalla sindrome di Asperger sono considerate un punto di forza aziendale.

Recenti contributi scientifici in tema di inclusione lavorativa delle persone con disabilità

ANGELONI S.
2016-01-01

Abstract

Abstract Nonostante alcuni innegabili progressi legislativi a livello nazionale ed internazionale, i diritti delle persone con disabilità continuano ad essere disattesi. Le loro legittime esigenze risultano trascurate anche per la priorità attualmente data ad altre emergenze sociali, rappresentate, per esempio, dalla persistente disoccupazione giovanile, dal crescente flusso dei migranti, e dal preoccupante aumento delle disuguaglianze e della povertà. In tale scenario alquanto problematico, si è ritenuto opportuno accertare sulla base della letteratura più recente quali siano le principali criticità e le migliori prassi che, rispettivamente, ostacolano o favoriscono l’inclusione delle persone con disabilità nei contesti lavorativi. I contributi scientifici esaminati si riferiscono principalmente alle esperienze delle grandi aziende e si avvalgono di un numero di osservazioni sufficientemente ampio da garantire la significatività statistica dei risultati riscontrati. Tra gli errori organizzativi più ricorrenti nell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, gli Studiosi segnalano le seguenti fattispecie: la scarsità di coordinamento e di dialogo interprofessionale tra le varie figure che, all’interno o all’esterno all’azienda, sono deputate a garantire il buon inserimento lavorativo delle persone con disabilità; la penalizzazione salariale subìta dai lavoratori con disabilità non per la loro minore produttività ma per i pregiudizi radicati nelle strutture apicali delle aziende; la sopravvalutazione da parte dei responsabili del disability management degli aspetti di natura legale-amministrativa a discapito degli obiettivi di efficacia del processo inclusivo loro affidato; la discrepanza tra quanto dichiarato e quanto effettivamente realizzato dai datori di lavoro in tema di assunzione delle persone con disabilità. Altri studi denunciano sia la scarsa proattività delle persone con disabilità nel ricercare forme di supporto aziendale, sia la prevalenza di sentimenti di rassegnazione e di pessimismo che possono compromettere le chances lavorative dei diretti interessati. In sostanza, gli atteggiamenti di tipo rinunciatario delle persone con disabilità alimenterebbero la cosiddetta “profezia che si autoavvera”, un fenomeno che si verifica quando le aspettative negative sulle attitudini dei reclutatori finiscono per provocare nelle persone con disabilità comportamenti sbagliati, che ne pregiudicano l’occupazione e le opportunità di carriera. Secondo la letteratura, una delle principali sfide di coloro che si occupano di disability management consiste nella costruzione di un ambiente lavorativo psicologicamente rassicurante e socialmente collaborativo. Inoltre, al pari di quanto avviene per qualsiasi procedura di reclutamento, si suggerisce l’utilizzo di un approccio volto ad identificare ciò che il lavoratore con disabilità “sappia fare”, e non ciò che la persona “non sappia fare”. La semplice adozione di tale universale criterio ha, per esempio, ispirato le mirate campagne di reclutamento condotte da grandi aziende operanti soprattutto nel settore dell’hi-tech, dove le “straordinarie” capacità possedute dalle persone affette dalla sindrome di Asperger sono considerate un punto di forza aziendale.
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