Introduzione: L’impianto di menisco collagenico (CMI) è una tecnica di ingegneria tissutale per il trattamento delle lesioni meniscali mediali non suturabili e per gli esiti dolorosi di pregresse meniscectomie parziali. Scopo dello studio è analizzare l’evoluzione strutturale e molecolare del CMI dopo l’impianto. Per definire il fenotipo delle cellule che invadono lo scaffold, sono state utilizzate tecniche di valutazione dell’espressione genica. Materiali e Metodi: L’analisi morfologica è stata eseguita su 5 campioni bioptici, prelevati da 5 differenti pazienti a tempi diversi (min. 6, max. 16 mesi dall’impianto), utilizzando metodiche di microscopia luce, immunoistochimica (collagene tipo I e II), SEM e TEM. Per la valutazione biochimica è stata utilizzata la Flurophore Assisted Carbohydrate Electrophoresis (FACE), per l’analisi dell’espressione genica la Real Time PCR (RT-PCR). L’espressione del gene dell’RNAasi-P è stata utilizzata come housekeeping gene. Con tali metodiche sono stati analizzati 2 campioni prelevati rispettivamente a 6 e 16 mesi dall’impianto. Lo stesso studio è stato eseguito per confronto sullo scaffold prima dell’impianto. Risultati: Lo scaffold è composto da lamine connettivali parallele tra loro di 10-30 m di diametro, connesse da fibre minori (5-10 m) a delimitare lacune di 40-60 m. Nei campioni bioptici, tali lacune erano riempite da un tessuto connettivo caratterizzato dalla presenza di cellule simil fibroblasti e da neovasi. Le fibrille collageniche neoprodotte presentavano un diametro più uniforme. La struttura originaria del CMI era ancora riconoscibile e non erano presenti cellule infiammatorie. Si è osservata una maggiore organizzazione tridimensionale del network collagenico nei campioni con maggiore follow-up. All’immunoistochimica era presente esclusivamente il collagene tipo I nello scaffold, mentre il tipo II appariva ed era predominate nel tessuto neoformato. La FACE non ha evidenziato glicosaminoglicani nello scaffold. Al contrario, un’alta concentrazione di disaccaridi (condroitin-4 e –6 solfato) erano presenti, unitamente ad acido ialuronico, negli impianti. In questi ultimi, la RT-PCR ha registrato soltanto l’espressione del gene collagene tipo I alfa-1. Di contro, negli scaffolds, non era apprezzabile il segnale di nessun gene. Conclusioni: Le osservazioni morfologiche dimostrano che il CMI è una struttura biocompatibile che stimola la colonizzazione cellulare e la produzione di un nuovo tessuto. I dati biochimici mostrano una attiva e specifica produzione di matrice extracellulare. L’assenza nelle biopsie dell’espressione del gene collagene tipo II è da imputare ad un differente stadio evolutivo del tessuto neoformato.

Impianto di menisco collagenico (CMI): risultati preliminari ed analisi ultrastrutturale, biochimica e dell’espressione genica dell'impianto

RONGA, MARIO;
2004-01-01

Abstract

Introduzione: L’impianto di menisco collagenico (CMI) è una tecnica di ingegneria tissutale per il trattamento delle lesioni meniscali mediali non suturabili e per gli esiti dolorosi di pregresse meniscectomie parziali. Scopo dello studio è analizzare l’evoluzione strutturale e molecolare del CMI dopo l’impianto. Per definire il fenotipo delle cellule che invadono lo scaffold, sono state utilizzate tecniche di valutazione dell’espressione genica. Materiali e Metodi: L’analisi morfologica è stata eseguita su 5 campioni bioptici, prelevati da 5 differenti pazienti a tempi diversi (min. 6, max. 16 mesi dall’impianto), utilizzando metodiche di microscopia luce, immunoistochimica (collagene tipo I e II), SEM e TEM. Per la valutazione biochimica è stata utilizzata la Flurophore Assisted Carbohydrate Electrophoresis (FACE), per l’analisi dell’espressione genica la Real Time PCR (RT-PCR). L’espressione del gene dell’RNAasi-P è stata utilizzata come housekeeping gene. Con tali metodiche sono stati analizzati 2 campioni prelevati rispettivamente a 6 e 16 mesi dall’impianto. Lo stesso studio è stato eseguito per confronto sullo scaffold prima dell’impianto. Risultati: Lo scaffold è composto da lamine connettivali parallele tra loro di 10-30 m di diametro, connesse da fibre minori (5-10 m) a delimitare lacune di 40-60 m. Nei campioni bioptici, tali lacune erano riempite da un tessuto connettivo caratterizzato dalla presenza di cellule simil fibroblasti e da neovasi. Le fibrille collageniche neoprodotte presentavano un diametro più uniforme. La struttura originaria del CMI era ancora riconoscibile e non erano presenti cellule infiammatorie. Si è osservata una maggiore organizzazione tridimensionale del network collagenico nei campioni con maggiore follow-up. All’immunoistochimica era presente esclusivamente il collagene tipo I nello scaffold, mentre il tipo II appariva ed era predominate nel tessuto neoformato. La FACE non ha evidenziato glicosaminoglicani nello scaffold. Al contrario, un’alta concentrazione di disaccaridi (condroitin-4 e –6 solfato) erano presenti, unitamente ad acido ialuronico, negli impianti. In questi ultimi, la RT-PCR ha registrato soltanto l’espressione del gene collagene tipo I alfa-1. Di contro, negli scaffolds, non era apprezzabile il segnale di nessun gene. Conclusioni: Le osservazioni morfologiche dimostrano che il CMI è una struttura biocompatibile che stimola la colonizzazione cellulare e la produzione di un nuovo tessuto. I dati biochimici mostrano una attiva e specifica produzione di matrice extracellulare. L’assenza nelle biopsie dell’espressione del gene collagene tipo II è da imputare ad un differente stadio evolutivo del tessuto neoformato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/63035
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