Obiettivo: Valutare l’evoluzione nel tempo dell’impianto di menisco collagenico mediante RM. Materiale e metodi: Sono stati trattati mediante impianto di menisco collagenico, 34 pazienti (24 uomini e 10 donne, di età compresa tra 2 e 53 anni), 28 dei quali presentavano una lesione meniscale non suturabile e 6 riferivano persistenza di dolore in esiti di pregressa meniscectomia parziale. Le lesioni erano localizzate al menisco mediale in 33 pazienti e al menisco laterale in 1 paziente. Le indagini RM sono state eseguite a 6 e 12 mesi dopo l’intervento; sono state acquisite sequenze SET1, GET2* e FSE FAT-SAT DP/T2. I rilievi RM sono stati comparati con i dati clinici (schede di Lysholm II e Tegner). Risultati: In 33 pazienti l’indagine RM ha permesso di codificare le fasi della normale evoluzione dell’impianto, in accordo con i dati clinici. In 1 caso la RM ha dimostrato un’alterazione dell’intensità di segnale dell’osso subcondrale in paziente asintomatico. Conclusioni: L’indagine RM permette di valutare la morfologia del CMI, le modificazioni dell’intensità di segnale e l’integrazione con il tessuto fibrocartilagineo nativo. Tale metodica è infine da considerare il gold standard per la identificazione delle alterazioni pre-cliniche dell’osso subcondrale.
Ruolo della Risonanza Magnetica nel follow-up dell’impianto di menisco collagenico (CMI)
RONGA, MARIO;
2003-01-01
Abstract
Obiettivo: Valutare l’evoluzione nel tempo dell’impianto di menisco collagenico mediante RM. Materiale e metodi: Sono stati trattati mediante impianto di menisco collagenico, 34 pazienti (24 uomini e 10 donne, di età compresa tra 2 e 53 anni), 28 dei quali presentavano una lesione meniscale non suturabile e 6 riferivano persistenza di dolore in esiti di pregressa meniscectomia parziale. Le lesioni erano localizzate al menisco mediale in 33 pazienti e al menisco laterale in 1 paziente. Le indagini RM sono state eseguite a 6 e 12 mesi dopo l’intervento; sono state acquisite sequenze SET1, GET2* e FSE FAT-SAT DP/T2. I rilievi RM sono stati comparati con i dati clinici (schede di Lysholm II e Tegner). Risultati: In 33 pazienti l’indagine RM ha permesso di codificare le fasi della normale evoluzione dell’impianto, in accordo con i dati clinici. In 1 caso la RM ha dimostrato un’alterazione dell’intensità di segnale dell’osso subcondrale in paziente asintomatico. Conclusioni: L’indagine RM permette di valutare la morfologia del CMI, le modificazioni dell’intensità di segnale e l’integrazione con il tessuto fibrocartilagineo nativo. Tale metodica è infine da considerare il gold standard per la identificazione delle alterazioni pre-cliniche dell’osso subcondrale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.