Le pratiche di neoruralità promuovono e sperimentano nuove modalità d’uso collettivo dei territori agricoli che non sembrano tratteggiare un risultato unico bensì rivelare un ampio processo di mutamento endogeno, sensu Ploeg, che si sviluppa in un insieme crescente di soluzioni locali diversificate e co-evolve nello spazio e nel tempo. Il paper intende approfondire il valore innovativo di queste pratiche riferendosi a diversi filoni di pensiero che hanno sviluppato un’analisi dei beni collettivi (common-pool) e delle relative istituzioni (common-properties), costruendo intorno a questi elementi una riflessione più ampia sui comportamenti cooperativi. Si ritiene infatti che, in determinati contesti e condizioni, l’azione collettiva e le istituzioni da essa emergenti – intese à la Ostrom come ‘insieme di regole operative condivise’ - possano costituire una valida alternativa alla dicotomia Stato-Mercato, nonché delineare di fatto il superamento di altre numerose e radicate dicotomie, a cominciare dalla netta separazione tra campagna e città. Nei contesti delle pratiche neorurali è spesso assai difficile operare semplicistiche distinzioni e, soprattutto, assumere atteggiamenti dualistici. Il contributo si sofferma quindi sul carattere misto delle nuove ‘istituzioni’ contadine, nella convinzione che la portata innovativa e sperimentale ad esse connessa risieda principalmente nella capacità di darsi come terreni di coltura di embrioni di superamento delle molteplici dicotomie che persistono nell'era globale.

Nuove "istituzioni" contadine e usi collettivi del territorio

ZAMPONI, Cecilia;DE BONIS, Luciano
2017-01-01

Abstract

Le pratiche di neoruralità promuovono e sperimentano nuove modalità d’uso collettivo dei territori agricoli che non sembrano tratteggiare un risultato unico bensì rivelare un ampio processo di mutamento endogeno, sensu Ploeg, che si sviluppa in un insieme crescente di soluzioni locali diversificate e co-evolve nello spazio e nel tempo. Il paper intende approfondire il valore innovativo di queste pratiche riferendosi a diversi filoni di pensiero che hanno sviluppato un’analisi dei beni collettivi (common-pool) e delle relative istituzioni (common-properties), costruendo intorno a questi elementi una riflessione più ampia sui comportamenti cooperativi. Si ritiene infatti che, in determinati contesti e condizioni, l’azione collettiva e le istituzioni da essa emergenti – intese à la Ostrom come ‘insieme di regole operative condivise’ - possano costituire una valida alternativa alla dicotomia Stato-Mercato, nonché delineare di fatto il superamento di altre numerose e radicate dicotomie, a cominciare dalla netta separazione tra campagna e città. Nei contesti delle pratiche neorurali è spesso assai difficile operare semplicistiche distinzioni e, soprattutto, assumere atteggiamenti dualistici. Il contributo si sofferma quindi sul carattere misto delle nuove ‘istituzioni’ contadine, nella convinzione che la portata innovativa e sperimentale ad esse connessa risieda principalmente nella capacità di darsi come terreni di coltura di embrioni di superamento delle molteplici dicotomie che persistono nell'era globale.
2017
9788899237080
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/61982
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