The cultural heritage of religious interest, on a systematic point of view, may well be considered as an expression of identity shared values ​​of civilizations between the State and the religious denominations, in the common logic of their instrumentality to improve and to support the improvement of the human personality. However, this value-reciprocity has been transfused into a legislative framework, whose recent development has given us the image of a State legislator plagued by indecision's regulatory and hypertrophic legislation. Repeated innovations, changes and afterthoughts have contributed to propose a dense backdrop of uncertainty, for the purpose of a complete legal arrangement of the protection of the ecclesiastical art-historical patrimony. After more than sixty years of inaction, the competition between covenantal law, unilateral State sources, in the form of ordinary and regional laws, and the reform of Title V of the Constitutional Charter has been characterized by a continued insistence on the principle of cooperation between public authorities and religious organizations that, in its widespread articulation and in its incessant development, might lend itself to a deformation of the correct allocation of the respective responsibilities of the State and the spiritual groups. in this subject.

I beni culturali di interesse religioso, sul piano sistematico, possono ben considerarsi come espressione di valori identitari condivisi di civiltà tra lo Stato e le confessioni religiose, nella logica comune della loro strumentalità al miglioramento e al perfezionamento della personalità umana. Tuttavia, questa reciprocità valoriale si è trasfusa in un quadro legislativo, il cui sviluppo recente ci ha consegnato l'immagine un legislatore statale afflitto da indecisioni regolamentative ed ipertrofia normativa. Ripetute innovazioni, modifiche e ripensamenti hanno contribuito a delineare uno scenario denso di incertezze, ai fini di una compiuta sistemazione giuridica della tutela del patrimonio storico-artistico ecclesiastico. Dopo oltre sessant’anni di immobilismo, il concorso fra normativa pattizia, fonti unilaterali statali, nella forma di leggi ordinarie e regionali, riforma del Titolo V della Carta costituzionale si è caratterizzato per una continua insistenza sul principio di collaborazione tra pubblici poteri ed organizzazioni confessionali che, nella sua diffusa articolazione e nel suo incessante sviluppo, potrebbe prestarsi ad una deformazione della corretta allocazione delle rispettive competenze dello Stato e dei gruppi spirituali in questa materia.

Diritto pattizio e beni culturali di interesse religioso. Sulla cooperazione tra Stato e Chiese nella tutela giuridica del patrimonio storico-artistico ecclesiastico

Parisi Marco
2017-01-01

Abstract

The cultural heritage of religious interest, on a systematic point of view, may well be considered as an expression of identity shared values ​​of civilizations between the State and the religious denominations, in the common logic of their instrumentality to improve and to support the improvement of the human personality. However, this value-reciprocity has been transfused into a legislative framework, whose recent development has given us the image of a State legislator plagued by indecision's regulatory and hypertrophic legislation. Repeated innovations, changes and afterthoughts have contributed to propose a dense backdrop of uncertainty, for the purpose of a complete legal arrangement of the protection of the ecclesiastical art-historical patrimony. After more than sixty years of inaction, the competition between covenantal law, unilateral State sources, in the form of ordinary and regional laws, and the reform of Title V of the Constitutional Charter has been characterized by a continued insistence on the principle of cooperation between public authorities and religious organizations that, in its widespread articulation and in its incessant development, might lend itself to a deformation of the correct allocation of the respective responsibilities of the State and the spiritual groups. in this subject.
2017
978-88-9391-083-5
I beni culturali di interesse religioso, sul piano sistematico, possono ben considerarsi come espressione di valori identitari condivisi di civiltà tra lo Stato e le confessioni religiose, nella logica comune della loro strumentalità al miglioramento e al perfezionamento della personalità umana. Tuttavia, questa reciprocità valoriale si è trasfusa in un quadro legislativo, il cui sviluppo recente ci ha consegnato l'immagine un legislatore statale afflitto da indecisioni regolamentative ed ipertrofia normativa. Ripetute innovazioni, modifiche e ripensamenti hanno contribuito a delineare uno scenario denso di incertezze, ai fini di una compiuta sistemazione giuridica della tutela del patrimonio storico-artistico ecclesiastico. Dopo oltre sessant’anni di immobilismo, il concorso fra normativa pattizia, fonti unilaterali statali, nella forma di leggi ordinarie e regionali, riforma del Titolo V della Carta costituzionale si è caratterizzato per una continua insistenza sul principio di collaborazione tra pubblici poteri ed organizzazioni confessionali che, nella sua diffusa articolazione e nel suo incessante sviluppo, potrebbe prestarsi ad una deformazione della corretta allocazione delle rispettive competenze dello Stato e dei gruppi spirituali in questa materia.
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