Si pone in rilievo il ruolo di una rivista di disegno industriale, oggi design, nella storia dell'italiano contemporaneo. Fondata dall'architetto Alberto Rosselli nel 1954, la pubblicazione trimestrale e poi bimestrale, «Stile industria», accompagnerà per nove anni la crescita della società italiana del "boom" economico, dando una forma testuale e linguistica al dibattito intorno all’estetica della produzione in serie, e toccando nel contempo un insieme di fenomeni e processi riguardanti i diversi strati della popolazione coinvolti nella produzione e nel consumo dei beni. La nuova realtà produttiva, che ha profondamente modificato la vita della società italiana condizionando a partire dagli anni Cinquanta gli usi e i costumi della quotidianità, ha trovato nella disciplina del design una delle manifestazioni più evidenti. Alla sua fisionomia di materia e tecnica e artistica corrispondeva appieno l’impostazione del periodico guidato da Rosselli. E così, nella scrittura "del" e "sul" design, le parole antiche, "forma" e "formale", "funzione", acquistano una nuova accezione circoscritta al lavoro del designer. All’epoca poco frequenti nella lingua d’uso, i termini che le affiancano, "funzionale" e "funzionalità", dal linguaggio tecnologico passeranno rapidamente in quello del commercio e della pubblicità, per fissarsi stabilmente nel lessico di settori diversi. A questi si aggiungono "efficienza" ed "estetica", l’antico "creativo" con il valore del tutto nuovo di ‘dotato di fantasia e inventiva’ e la neoformazione "creatività".
«Stile industria», il design e la scrittura tecnica italiana negli anni Cinquanta del Novecento
SIEKIERA, Anna Maria
2018-01-01
Abstract
Si pone in rilievo il ruolo di una rivista di disegno industriale, oggi design, nella storia dell'italiano contemporaneo. Fondata dall'architetto Alberto Rosselli nel 1954, la pubblicazione trimestrale e poi bimestrale, «Stile industria», accompagnerà per nove anni la crescita della società italiana del "boom" economico, dando una forma testuale e linguistica al dibattito intorno all’estetica della produzione in serie, e toccando nel contempo un insieme di fenomeni e processi riguardanti i diversi strati della popolazione coinvolti nella produzione e nel consumo dei beni. La nuova realtà produttiva, che ha profondamente modificato la vita della società italiana condizionando a partire dagli anni Cinquanta gli usi e i costumi della quotidianità, ha trovato nella disciplina del design una delle manifestazioni più evidenti. Alla sua fisionomia di materia e tecnica e artistica corrispondeva appieno l’impostazione del periodico guidato da Rosselli. E così, nella scrittura "del" e "sul" design, le parole antiche, "forma" e "formale", "funzione", acquistano una nuova accezione circoscritta al lavoro del designer. All’epoca poco frequenti nella lingua d’uso, i termini che le affiancano, "funzionale" e "funzionalità", dal linguaggio tecnologico passeranno rapidamente in quello del commercio e della pubblicità, per fissarsi stabilmente nel lessico di settori diversi. A questi si aggiungono "efficienza" ed "estetica", l’antico "creativo" con il valore del tutto nuovo di ‘dotato di fantasia e inventiva’ e la neoformazione "creatività".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.