Il volume è dedicato alla lettura delle necropoli del centro etrusco-campano di Pontecagnano (Salerno) per il periodo Orientalizzante (ultimo quarto VIII-primo quarto VI sec.a.C.) . Il punto di partenza teorico-metodologico è la considerazione della lettura dei contesti funerari come una complessa indagine di carattere interpretativo diretta alla decodificazione delle molteplici strategie che presiedono alle scelte di autorappresentazione collettiva e/o indotte da particolari opzioni di gruppi sociali o da condizioni individuali e che concorrono attivamente alla costruzione dell’immaginario sociale in un determinato contesto culturale e storico. Si tratta di un approccio condiviso da più “scuole” di pensiero nell’ archeologia internazionale: punti di riferimento privilegiati sono stati gli studi di “antropologia del mondo antico” di ambito francofono e italiano e il dibattito tra “Processual” e “Post-Processual Archaeology” di area anglofona. Il lavoro presentato nel volume si è proposto anche come sperimentazione di carattere metodologico: l’adozione di tecniche statistiche multivariate è stata inserita all’interno di una cornice teorica che fa riferimento agli orizzonti della semiotica e ha mirato all’individuazione di “sistemi di segni” e di “modi di produzione segnica” nella direzione indicata da U.Eco . Come ipotesi di lavoro sono stati seguiti due principali percorsi di ricerca: -l’indagine sulle forme di reinvenzione della tradizione, secondo la direzione indicata da Hobsbawn e Ranger (1984); -la ricerca sulle ideologie e soprattutto sulla possibilità di coesistenza di più ideologie all’interno dello stesso contesto. Punto di partenza è la considerazione della lettura delle necropoli, sebbene in forma che dobbiamo sempre considerare selettiva, segmentaria e parziale, come un campo privilegiato di ricerca in ambito archeologico: l’evidenza funeraria costituisce, non solo, spesso, l’unica documentazione disponibile, ma soprattutto fornisce l’opportunità di indagare dall’interno un contesto rituale che –come tutti i “riti di passaggio” e gli ambiti cerimoniali connessi–costituisce parte integrante e prioritaria nella costruzione delle ideologie, delle strategie sociali, delle mentalità, dei sistemi di valori, nella formazione delle identità, delle credenze religioso-cosmologiche e dei molteplici altri aspetti che presiedono alle dinamiche di rappresentazione o, al contrario, alla loro contraddizione e mutamento. Oltre quaranta anni di dibattito sull’interpretazione dei contesti funerari hanno evidenziato come essa non possa mai essere considerata in modo diretto ed univoco ma, al contrario,coinvolga molteplici aspetti spesso contraddittori e fuorvianti: da un lato, la dialettica tra turbamento collettivo/individuale e le modalità rituali per controllare e “incanalare” tali statid’animo in forme socialmente adeguate, dall’altro le dinamiche tra regole della collettivitàe strategie dei gruppi e/o di individui, e, pertanto, le possibili tensioni tra ambiti collettivi/segmentari/individuali. L'affermazione dell' Orientalizzante a Pontecagnano avviene all'insegna di una accentuata e intenzionale discontinuità con la I età del Ferro e coincide, come è noto, con un momento cruciale per la Campania, che vede la ridefinizione degli assetti e dei rapporti tra centri indigeni o etruschizzati e la componente greca di Pithecusa e Cuma: a partire dall'ultimo quarto dell'VIII si delinea nella rappre¬sentazione funeraria l' emergere di più gruppi elitari dominanti, in parte paragonabili alle potenti gentes di cui parlano le fonti per l'Etruria e il Lazio, che nell'uso della cultura materiale sembrano competere tra loro per il dominio socio-economico e il monopolio dell'immaginario. Come è noto, la fisionomia della composita cultura materiale configura per il centro etrusco-campano tra la fine della Prima Età del Ferro e l’Orientalizzante un ruolo di primo piano in ambito tirrenico e mediterraneo: il sito appare un vero e proprio crocevia di genti e culture, connesso da stretti vincoli sia con il mondo etrusco e laziale che con i greci di Pithekoussai e Cuma; intensi rapporti sono attestati con la Grecia e con componenti fenicie o orientali; complesse relazioni sono documentate con le comunità campane e italiche circostanti (gruppi irpini di Oliveto Citra-Cairano, valle del Sarno, Capua, ambiente enotrio). Pontecagnano orientalizzante era conosciuta finora soprattutto per le tombe ‘principesche’ maschili edite 926-928 e 4461. La parziale edizione della tomba della ‘principessa’ 2465 e la ricognizione sistematica delle vaste necropoli hanno permesso di valorizzare le complesse articolazioni che percorrono la comunità antica. Si delinea nell’immagine funeraria un’accentuata pluralità di comportamenti che svela la compresenza di diverse ideologie in competizione connesse sia a dinamiche interne ai gruppi sepolti, sia all’azione di molteplici interrelazioni con referenti esterni diversificati. Nell’ambito di questo complesso processo di transizione, ristrutturazione, ridefinizione, l'immagine della società che si delinea nella rappresentazione funeraria di Ponte¬cagnano sembra dominata dalla costante contrapposizione tra norme e particolari¬smi, tra sfera della comunità e strategie dei gruppi elitari. Se le strategie e il particolarismo di più gruppi antagonisti si manifestano attraverso l'accentuazione delle differenze, per esempio nella conflittualità tra modelli ideologici di tipo principesco che oppongono principi di genere femminile e maschile, espressione di gruppi elitari diversi e contrapposti, al contrario, la costruzione di una nuova identità comunitaria è visibile nell’instaurazione di norme e divieti di tipo collettivo che sembrano seguiti e rispettati in tutte le necropoli del centro picentino. L'affermazione di queste normative si manifesta nella costruzione di un nuovo immaginario collettivo che investe quattro aspetti principali: -la strutturazione di un nuovo "paesaggio funerario" in discontinuità con l’assetto dalla Prima Età del Ferro; -la creazione di luoghi di culto cimiteriali attivi nel lungo periodo (spesso oltre due secoli); -la piena rappresentazione e visibilità delle categorie infantili (con proporzioni 60%-80%); - la selezione di un nuovo repertorio vascolare il "corredo base" che svela un progressivo oscuramento di caratteri etnico-sociali in favore di un linguaggio di omologazione con il mondo greco-campano, tirrenico e mediterraneo. Tra i principali aspetti indagati è l’azione delle strategie per il monopolio del immaginario nell’ambito di una inscindibile connessione con il controllo dei mezzi materiali di riproduzione. Come testimoniano i risultati dell’analisi delle necropoli di Pontecagnano è in primo luogo l’accentramento del sistema di interrelazioni con il mondo esterno, la sfera sacrale, il divino, le forze cosmologiche e naturali e, dunque, il controllo delle forme rituali e di tutte le fonti connesse alla garanzia della riproduzione sociale a legittimare la preminenza di individui e gruppi dominanti nel lungo periodo . Questo complesso quadro è ricondotto all’unità del contesto storico tirrenico e mediterraneo valorizzando l’impressionante salto di qualità compiuto dal centro etrusco-campano all’inizio del Periodo orientalizzante quando in modo analogo ad altri centri protourbani tirrenici l’insediamento consolida il proprio carattere unitario e si dota di una prima area a destinazione pubblica.

Reinventando la tradizione. Immaginario sociale, ideologie e rappresentazione nelle necropoli orientalizzanti di Pontecagnano

CUOZZO, Mariassunta
2003-01-01

Abstract

Il volume è dedicato alla lettura delle necropoli del centro etrusco-campano di Pontecagnano (Salerno) per il periodo Orientalizzante (ultimo quarto VIII-primo quarto VI sec.a.C.) . Il punto di partenza teorico-metodologico è la considerazione della lettura dei contesti funerari come una complessa indagine di carattere interpretativo diretta alla decodificazione delle molteplici strategie che presiedono alle scelte di autorappresentazione collettiva e/o indotte da particolari opzioni di gruppi sociali o da condizioni individuali e che concorrono attivamente alla costruzione dell’immaginario sociale in un determinato contesto culturale e storico. Si tratta di un approccio condiviso da più “scuole” di pensiero nell’ archeologia internazionale: punti di riferimento privilegiati sono stati gli studi di “antropologia del mondo antico” di ambito francofono e italiano e il dibattito tra “Processual” e “Post-Processual Archaeology” di area anglofona. Il lavoro presentato nel volume si è proposto anche come sperimentazione di carattere metodologico: l’adozione di tecniche statistiche multivariate è stata inserita all’interno di una cornice teorica che fa riferimento agli orizzonti della semiotica e ha mirato all’individuazione di “sistemi di segni” e di “modi di produzione segnica” nella direzione indicata da U.Eco . Come ipotesi di lavoro sono stati seguiti due principali percorsi di ricerca: -l’indagine sulle forme di reinvenzione della tradizione, secondo la direzione indicata da Hobsbawn e Ranger (1984); -la ricerca sulle ideologie e soprattutto sulla possibilità di coesistenza di più ideologie all’interno dello stesso contesto. Punto di partenza è la considerazione della lettura delle necropoli, sebbene in forma che dobbiamo sempre considerare selettiva, segmentaria e parziale, come un campo privilegiato di ricerca in ambito archeologico: l’evidenza funeraria costituisce, non solo, spesso, l’unica documentazione disponibile, ma soprattutto fornisce l’opportunità di indagare dall’interno un contesto rituale che –come tutti i “riti di passaggio” e gli ambiti cerimoniali connessi–costituisce parte integrante e prioritaria nella costruzione delle ideologie, delle strategie sociali, delle mentalità, dei sistemi di valori, nella formazione delle identità, delle credenze religioso-cosmologiche e dei molteplici altri aspetti che presiedono alle dinamiche di rappresentazione o, al contrario, alla loro contraddizione e mutamento. Oltre quaranta anni di dibattito sull’interpretazione dei contesti funerari hanno evidenziato come essa non possa mai essere considerata in modo diretto ed univoco ma, al contrario,coinvolga molteplici aspetti spesso contraddittori e fuorvianti: da un lato, la dialettica tra turbamento collettivo/individuale e le modalità rituali per controllare e “incanalare” tali statid’animo in forme socialmente adeguate, dall’altro le dinamiche tra regole della collettivitàe strategie dei gruppi e/o di individui, e, pertanto, le possibili tensioni tra ambiti collettivi/segmentari/individuali. L'affermazione dell' Orientalizzante a Pontecagnano avviene all'insegna di una accentuata e intenzionale discontinuità con la I età del Ferro e coincide, come è noto, con un momento cruciale per la Campania, che vede la ridefinizione degli assetti e dei rapporti tra centri indigeni o etruschizzati e la componente greca di Pithecusa e Cuma: a partire dall'ultimo quarto dell'VIII si delinea nella rappre¬sentazione funeraria l' emergere di più gruppi elitari dominanti, in parte paragonabili alle potenti gentes di cui parlano le fonti per l'Etruria e il Lazio, che nell'uso della cultura materiale sembrano competere tra loro per il dominio socio-economico e il monopolio dell'immaginario. Come è noto, la fisionomia della composita cultura materiale configura per il centro etrusco-campano tra la fine della Prima Età del Ferro e l’Orientalizzante un ruolo di primo piano in ambito tirrenico e mediterraneo: il sito appare un vero e proprio crocevia di genti e culture, connesso da stretti vincoli sia con il mondo etrusco e laziale che con i greci di Pithekoussai e Cuma; intensi rapporti sono attestati con la Grecia e con componenti fenicie o orientali; complesse relazioni sono documentate con le comunità campane e italiche circostanti (gruppi irpini di Oliveto Citra-Cairano, valle del Sarno, Capua, ambiente enotrio). Pontecagnano orientalizzante era conosciuta finora soprattutto per le tombe ‘principesche’ maschili edite 926-928 e 4461. La parziale edizione della tomba della ‘principessa’ 2465 e la ricognizione sistematica delle vaste necropoli hanno permesso di valorizzare le complesse articolazioni che percorrono la comunità antica. Si delinea nell’immagine funeraria un’accentuata pluralità di comportamenti che svela la compresenza di diverse ideologie in competizione connesse sia a dinamiche interne ai gruppi sepolti, sia all’azione di molteplici interrelazioni con referenti esterni diversificati. Nell’ambito di questo complesso processo di transizione, ristrutturazione, ridefinizione, l'immagine della società che si delinea nella rappresentazione funeraria di Ponte¬cagnano sembra dominata dalla costante contrapposizione tra norme e particolari¬smi, tra sfera della comunità e strategie dei gruppi elitari. Se le strategie e il particolarismo di più gruppi antagonisti si manifestano attraverso l'accentuazione delle differenze, per esempio nella conflittualità tra modelli ideologici di tipo principesco che oppongono principi di genere femminile e maschile, espressione di gruppi elitari diversi e contrapposti, al contrario, la costruzione di una nuova identità comunitaria è visibile nell’instaurazione di norme e divieti di tipo collettivo che sembrano seguiti e rispettati in tutte le necropoli del centro picentino. L'affermazione di queste normative si manifesta nella costruzione di un nuovo immaginario collettivo che investe quattro aspetti principali: -la strutturazione di un nuovo "paesaggio funerario" in discontinuità con l’assetto dalla Prima Età del Ferro; -la creazione di luoghi di culto cimiteriali attivi nel lungo periodo (spesso oltre due secoli); -la piena rappresentazione e visibilità delle categorie infantili (con proporzioni 60%-80%); - la selezione di un nuovo repertorio vascolare il "corredo base" che svela un progressivo oscuramento di caratteri etnico-sociali in favore di un linguaggio di omologazione con il mondo greco-campano, tirrenico e mediterraneo. Tra i principali aspetti indagati è l’azione delle strategie per il monopolio del immaginario nell’ambito di una inscindibile connessione con il controllo dei mezzi materiali di riproduzione. Come testimoniano i risultati dell’analisi delle necropoli di Pontecagnano è in primo luogo l’accentramento del sistema di interrelazioni con il mondo esterno, la sfera sacrale, il divino, le forze cosmologiche e naturali e, dunque, il controllo delle forme rituali e di tutte le fonti connesse alla garanzia della riproduzione sociale a legittimare la preminenza di individui e gruppi dominanti nel lungo periodo . Questo complesso quadro è ricondotto all’unità del contesto storico tirrenico e mediterraneo valorizzando l’impressionante salto di qualità compiuto dal centro etrusco-campano all’inizio del Periodo orientalizzante quando in modo analogo ad altri centri protourbani tirrenici l’insediamento consolida il proprio carattere unitario e si dota di una prima area a destinazione pubblica.
2003
88-87744-02-5
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/19359
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact