Il volume raccoglie le riflessioni di studiosi affermati e giovani ricercatori di filosofia morale. Il sottotitolo fa riferimento alle sfide, alle opportunità e alle prospettive future, nella convinzione che parlare di progresso ci collochi, inevitabilmente, sulla soglia di ciò che accadrà, di un dopo verso cui ci proiettiamo, ma facendosi questione per il presente e memoria del passato. Dopo gli entusiasmi dell’età dei Lumi, del positivismo e del romanticismo, assistiamo nel Novecento allo sconforto dei fatti che smentiscono non solo qualsiasi convinzione sul progresso, ma alimentano le questioni e i dubbi sugli sviluppi di un’etica normativa. Il secolo delle grandi guerre e della violenza inumana smentisce l’ipotesi che l’avanzamento delle conoscenze e delle loro applicazioni implichi il progresso morale; la caduta dei grandi sistemi concettuali lascia il posto a saperi irrelati, a ermeneutiche e concezioni relativistiche per le quali categorizzare i cambiamenti della moralità umana come progressivi (o regressivi) è concettualmente illecito. Nella seconda metà del secolo, le conseguenze a volte disastrose dello progresso tecnologico e scientifico, sul piano umano e ambientale, hanno provocato contestazioni in sede epistemologica, ma soprattutto aperto questioni sociali che, poste sul piano della filosofia dell’azione, sono diventate ipso facto questioni del progresso morale. Negli ultimi anni, il tema è tornato al centro del discorso filosofico, sollecitato non solo dalle urgenze teoretiche, ma dalle spinte economiche, politiche, tecnico-scientifiche a cui le etiche applicate prestano attenzione. Non si tratta di affermarne la necessità, ma di tornare a interrogarsi sulla sua possibilità, anzi, potremmo dire sulla sua “realtà”, come molti oggi so-stengono. Alcune delle attuali concezioni del progresso si richiamano alla teoria dell’evoluzione, altre insistono sulla sua matrice culturale; tutte accettano la tesi che, nella sua storia, l’umanità abbia oggettivamente perfezionato la propria comprensione morale, ampliato l’ambito dei diritti e migliorato, in generale, l’eticità dei propri comportamenti. Ecco perché, nel dibattito attuale, il progresso morale è ge-neralmente inteso come il miglioramento delle norme, delle istituzioni, dei comportamenti e delle credenze morali verso una maggiore giustizia, equità, libertà, inclusione e rispetto per la dignità umana e non umana; parliamo di un’evoluzione nei valori, nei comportamenti e nelle scelte collettive e indi-viduali, che si manifesta sul piano della giustizia, ad esempio, nell’abolizione della schiavitù, nella tutela dei bambini, nel riconoscimento dei diritti delle donne e delle minoranze, nella condanna della tortura, della pena di morte e della guerra in-giusta, nell’attenzione alla sofferenza animale, all’ambiente e a un utilizzo prudente della tecnologia.

Il progresso morale. Sfide, opportunità e prospettive future. Introduzione

Fabrizia Abbate
2025-01-01

Abstract

Il volume raccoglie le riflessioni di studiosi affermati e giovani ricercatori di filosofia morale. Il sottotitolo fa riferimento alle sfide, alle opportunità e alle prospettive future, nella convinzione che parlare di progresso ci collochi, inevitabilmente, sulla soglia di ciò che accadrà, di un dopo verso cui ci proiettiamo, ma facendosi questione per il presente e memoria del passato. Dopo gli entusiasmi dell’età dei Lumi, del positivismo e del romanticismo, assistiamo nel Novecento allo sconforto dei fatti che smentiscono non solo qualsiasi convinzione sul progresso, ma alimentano le questioni e i dubbi sugli sviluppi di un’etica normativa. Il secolo delle grandi guerre e della violenza inumana smentisce l’ipotesi che l’avanzamento delle conoscenze e delle loro applicazioni implichi il progresso morale; la caduta dei grandi sistemi concettuali lascia il posto a saperi irrelati, a ermeneutiche e concezioni relativistiche per le quali categorizzare i cambiamenti della moralità umana come progressivi (o regressivi) è concettualmente illecito. Nella seconda metà del secolo, le conseguenze a volte disastrose dello progresso tecnologico e scientifico, sul piano umano e ambientale, hanno provocato contestazioni in sede epistemologica, ma soprattutto aperto questioni sociali che, poste sul piano della filosofia dell’azione, sono diventate ipso facto questioni del progresso morale. Negli ultimi anni, il tema è tornato al centro del discorso filosofico, sollecitato non solo dalle urgenze teoretiche, ma dalle spinte economiche, politiche, tecnico-scientifiche a cui le etiche applicate prestano attenzione. Non si tratta di affermarne la necessità, ma di tornare a interrogarsi sulla sua possibilità, anzi, potremmo dire sulla sua “realtà”, come molti oggi so-stengono. Alcune delle attuali concezioni del progresso si richiamano alla teoria dell’evoluzione, altre insistono sulla sua matrice culturale; tutte accettano la tesi che, nella sua storia, l’umanità abbia oggettivamente perfezionato la propria comprensione morale, ampliato l’ambito dei diritti e migliorato, in generale, l’eticità dei propri comportamenti. Ecco perché, nel dibattito attuale, il progresso morale è ge-neralmente inteso come il miglioramento delle norme, delle istituzioni, dei comportamenti e delle credenze morali verso una maggiore giustizia, equità, libertà, inclusione e rispetto per la dignità umana e non umana; parliamo di un’evoluzione nei valori, nei comportamenti e nelle scelte collettive e indi-viduali, che si manifesta sul piano della giustizia, ad esempio, nell’abolizione della schiavitù, nella tutela dei bambini, nel riconoscimento dei diritti delle donne e delle minoranze, nella condanna della tortura, della pena di morte e della guerra in-giusta, nell’attenzione alla sofferenza animale, all’ambiente e a un utilizzo prudente della tecnologia.
2025
978-88-5529-590-1
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