Lo sviluppo umano è un processo continuo, ma è possibile individuare al suo interno periodi particolari durante i quali il successo o il fallimento dell’adattamento influenza fortemente tutto il resto della vita. L’adolescenza, segnando il passaggio tra l’infanzia e la vita adulta, viene a costituire proprio uno di questi periodi. È, infatti, durante questa fase che abitudini, credenze, valori e stili di vita vengono a consolidarsi. Klein e Auerbach (2002) affermano che l’adolescente testa i propri limiti quando, assumendo condotte a rischio, tenta di forgiare la propria identità. Per comportamento a rischio si intende infatti “qualsiasi comportamento messo in atto consapevolmente o inconsapevolmente nel quale si percepisce una incertezza circa i possibili risultati, e/o circa i possibili benefici o costi per il benessere fisico, economico o psicologico proprio o altrui” (Trimpop, 1994). Tra i più diffusi rientrano il consumo di alcolici e tabacco, come anche l’abuso di sostanze stupefacenti e comportamenti sessuali a rischio; non bisogna però sottovalutare anche altri tipi di condotte potenzialmente altrettanto dannose come un eccessivo uso di internet e altri media, l’assunzione di scorretti regimi alimentari e la messa in atto di comportamenti violenti. Tutti questi comportamenti tendono spesso a presentarsi contemporaneamente e ripetutamente associati, tanto da indurre alcuni esperti a parlare di una vera e propria sindrome, e rappresentano dei forti predittori di futuri problemi di salute, nonché dello sviluppo di patologie psichiatriche e comportamenti devianti e antisociali. Diversi studi hanno inoltre evidenziato tra gli adolescenti una stretta correlazione tra comportamenti a rischio e condotte suicidarie. Ad esempio, Epstein e Spirito (2010) affermano che un precoce consumo di alcolici, avere rapporti sessuali prima dei 13 anni, il consumo di droghe, fumare e i comportamenti violenti sono tutte condotte associate ad un aumentato rischio suicidario. Il suicidio, infatti, costituisce la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali e altre ferite nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni e si stima che in Europa ogni anno circa 13.500 giovani tra i 15 e i 24 anni si tolgano la vita. Tali dati risultano ancora più preoccupanti se si considera che i tentativi di suicidio sono circa 20 volte più frequenti. Da ciò emerge la vitale importanza della promozione dell’adozione di stili di vita sani e positivi soprattutto durante l’adolescenza, fase della vita in cui queste abitudini di vita vengono a consolidarsi. Questo ha condotto alla nascita dei progetti SEYLE (Saving and Empowering Young Lives in Europe), WE-STAY (Working in Europe to Stop Truancy Among Youth) e SUPREME (Suicide Prevention by Internet and Media based Mental Health promotion), tutti rivolti ai giovani studenti degli Istituti di Istruzione Secondaria Superiori. Finanziati dall’Unione Europea, sono portati avanti in diverse nazioni allo scopo di valutare in termini di costo-efficacia gli interventi preventivi attuati, tenendo conto anche di una prospettiva culturale. Più in particolare SEYLE è finalizzato alla riduzione delle condotte suicidarie e alla promozione della salute mentale attraverso tre programmi basati sulla formazione degli insegnanti, sul potenziamento della consapevolezza degli adolescenti stessi e su una precoce identificazione degli studenti a rischio. WE-STAY esplora un fenomeno diffuso, benché poco studiato, e cioè la dispersione scolastica, spesso associata a condotte devianti. Infine SUPREME si propone la prevenzione del suicidio e la promozione della salute mentale attraverso l’utilizzo dei mezzi di comunicazione e in particolare di internet. Nella prevenzione del rischio e della devianza adolescenziale non occorre focalizzarsi solo sulla riduzione di quei fattori che facilitano l’adozione di tali comportamenti, ma anche e soprattutto sul potenziamento di quelli che potremmo definire fattori protettivi. È necessario promuovere all’interno della società una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute mentale, nonché ridurre lo stigma che impedisce a chi ne ha bisogno di chiedere aiuto.

RISCHIO E DEVIANZAIN ADOLESCENZA

SARCHIAPONE, Marco
2011-01-01

Abstract

Lo sviluppo umano è un processo continuo, ma è possibile individuare al suo interno periodi particolari durante i quali il successo o il fallimento dell’adattamento influenza fortemente tutto il resto della vita. L’adolescenza, segnando il passaggio tra l’infanzia e la vita adulta, viene a costituire proprio uno di questi periodi. È, infatti, durante questa fase che abitudini, credenze, valori e stili di vita vengono a consolidarsi. Klein e Auerbach (2002) affermano che l’adolescente testa i propri limiti quando, assumendo condotte a rischio, tenta di forgiare la propria identità. Per comportamento a rischio si intende infatti “qualsiasi comportamento messo in atto consapevolmente o inconsapevolmente nel quale si percepisce una incertezza circa i possibili risultati, e/o circa i possibili benefici o costi per il benessere fisico, economico o psicologico proprio o altrui” (Trimpop, 1994). Tra i più diffusi rientrano il consumo di alcolici e tabacco, come anche l’abuso di sostanze stupefacenti e comportamenti sessuali a rischio; non bisogna però sottovalutare anche altri tipi di condotte potenzialmente altrettanto dannose come un eccessivo uso di internet e altri media, l’assunzione di scorretti regimi alimentari e la messa in atto di comportamenti violenti. Tutti questi comportamenti tendono spesso a presentarsi contemporaneamente e ripetutamente associati, tanto da indurre alcuni esperti a parlare di una vera e propria sindrome, e rappresentano dei forti predittori di futuri problemi di salute, nonché dello sviluppo di patologie psichiatriche e comportamenti devianti e antisociali. Diversi studi hanno inoltre evidenziato tra gli adolescenti una stretta correlazione tra comportamenti a rischio e condotte suicidarie. Ad esempio, Epstein e Spirito (2010) affermano che un precoce consumo di alcolici, avere rapporti sessuali prima dei 13 anni, il consumo di droghe, fumare e i comportamenti violenti sono tutte condotte associate ad un aumentato rischio suicidario. Il suicidio, infatti, costituisce la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali e altre ferite nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni e si stima che in Europa ogni anno circa 13.500 giovani tra i 15 e i 24 anni si tolgano la vita. Tali dati risultano ancora più preoccupanti se si considera che i tentativi di suicidio sono circa 20 volte più frequenti. Da ciò emerge la vitale importanza della promozione dell’adozione di stili di vita sani e positivi soprattutto durante l’adolescenza, fase della vita in cui queste abitudini di vita vengono a consolidarsi. Questo ha condotto alla nascita dei progetti SEYLE (Saving and Empowering Young Lives in Europe), WE-STAY (Working in Europe to Stop Truancy Among Youth) e SUPREME (Suicide Prevention by Internet and Media based Mental Health promotion), tutti rivolti ai giovani studenti degli Istituti di Istruzione Secondaria Superiori. Finanziati dall’Unione Europea, sono portati avanti in diverse nazioni allo scopo di valutare in termini di costo-efficacia gli interventi preventivi attuati, tenendo conto anche di una prospettiva culturale. Più in particolare SEYLE è finalizzato alla riduzione delle condotte suicidarie e alla promozione della salute mentale attraverso tre programmi basati sulla formazione degli insegnanti, sul potenziamento della consapevolezza degli adolescenti stessi e su una precoce identificazione degli studenti a rischio. WE-STAY esplora un fenomeno diffuso, benché poco studiato, e cioè la dispersione scolastica, spesso associata a condotte devianti. Infine SUPREME si propone la prevenzione del suicidio e la promozione della salute mentale attraverso l’utilizzo dei mezzi di comunicazione e in particolare di internet. Nella prevenzione del rischio e della devianza adolescenziale non occorre focalizzarsi solo sulla riduzione di quei fattori che facilitano l’adozione di tali comportamenti, ma anche e soprattutto sul potenziamento di quelli che potremmo definire fattori protettivi. È necessario promuovere all’interno della società una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute mentale, nonché ridurre lo stigma che impedisce a chi ne ha bisogno di chiedere aiuto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/14936
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