Le 18 interazioni spontanee task-based analizzate sono risultate sensibili a un forte orientamento contestuale e caratterizzate da un’organizzazione sequenziale specifica, due elementi che gli interagenti riconoscono e rendono visibili nel corso dell’interazione, ad esempio attraverso le scelte linguistiche, l’organizzazione o la durata stessa delle varie sequenze. In sintesi, il task ordinare al tavolo di un ristorante si è rivelato un compito che prevede una specifica organizzazione sequenziale, con alcune fasi che possono essere invarianti e altre opzionali, così come è tipico delle interazioni istituzionali di tipo asimmetrico. In altri termini, il task richiede una precisa distribuzione dei ruoli di cameriere e cliente, negoziata su base locale e variabile da una sequenza all’altra. Se nella apertura dell’ordinazione e nella chiusura dell’interazione il cameriere esercita sostanzialmente il ruolo di regista e tutte le mosse forti sono a suo carico, nell’Ordinazione è il cliente che assume i poteri di regia locale della conversazione: esercita dominanza semantica e strategica controllando gli argomenti posti in discussione e decidendo cosa mangiare, mentre lascia al cameriere la sola dominanza interazionale, esercitata attraverso consigli, segnali di conferma o mosse di chiusura. Il confronto con il corpus didattico ha permesso di rilevare una serie di lacune nei dialoghi in termini di rappresentatività degli usi reali della lingua. Gli input dei manuali qui considerati si discostano infatti dal parlato spontaneo per almeno tre elementi: non forniscono dati socio-biografici sugli interagenti o riferimenti al tipo di locale; riportano in genere solo porzioni dell’ipotetico dialogo, tralasciando in modo sistematico alcune delle sequenze richieste dal compito; rappresentano il task come una conversazione ordinaria di tipo simmetrico piuttosto che una forma di parlato istituzionale asimmetrico. Tali discrepanze derivano in buona parte dal fatto che gli autori dei manuali nella selezione o predisposizione di materiali input tendano ad affidarsi alle proprie intuizioni di parlanti competenti piuttosto che su dati o conoscenze empiriche. Lo studio esplorativo qui discusso, seppur limitato per dimensione, ha mostrato come l’uso di corpora possa contribuire a descrivere i modelli pragmatici e interazionali del parlato e identificare di conseguenza proposte didattiche capaci di controbilanciare tali inadeguatezze. Un approccio task-based nella progettazione di un corpus può facilitare l’analisi dell’interazione come evento dipendente dal task e dal contesto, mentre un’annotazione pragmatica orientata ai diversi livelli della conversazione può guidare l’identificazione sia della struttura complessiva dell’interazione sia delle specificità in termini ad esempio di contratto conversazionale o ruoli degli interagenti.
Ordinare al ristorante in italiano. Parlato spontaneo e dialoghi didattici a confronto
Castagneto Marina;
2024-01-01
Abstract
Le 18 interazioni spontanee task-based analizzate sono risultate sensibili a un forte orientamento contestuale e caratterizzate da un’organizzazione sequenziale specifica, due elementi che gli interagenti riconoscono e rendono visibili nel corso dell’interazione, ad esempio attraverso le scelte linguistiche, l’organizzazione o la durata stessa delle varie sequenze. In sintesi, il task ordinare al tavolo di un ristorante si è rivelato un compito che prevede una specifica organizzazione sequenziale, con alcune fasi che possono essere invarianti e altre opzionali, così come è tipico delle interazioni istituzionali di tipo asimmetrico. In altri termini, il task richiede una precisa distribuzione dei ruoli di cameriere e cliente, negoziata su base locale e variabile da una sequenza all’altra. Se nella apertura dell’ordinazione e nella chiusura dell’interazione il cameriere esercita sostanzialmente il ruolo di regista e tutte le mosse forti sono a suo carico, nell’Ordinazione è il cliente che assume i poteri di regia locale della conversazione: esercita dominanza semantica e strategica controllando gli argomenti posti in discussione e decidendo cosa mangiare, mentre lascia al cameriere la sola dominanza interazionale, esercitata attraverso consigli, segnali di conferma o mosse di chiusura. Il confronto con il corpus didattico ha permesso di rilevare una serie di lacune nei dialoghi in termini di rappresentatività degli usi reali della lingua. Gli input dei manuali qui considerati si discostano infatti dal parlato spontaneo per almeno tre elementi: non forniscono dati socio-biografici sugli interagenti o riferimenti al tipo di locale; riportano in genere solo porzioni dell’ipotetico dialogo, tralasciando in modo sistematico alcune delle sequenze richieste dal compito; rappresentano il task come una conversazione ordinaria di tipo simmetrico piuttosto che una forma di parlato istituzionale asimmetrico. Tali discrepanze derivano in buona parte dal fatto che gli autori dei manuali nella selezione o predisposizione di materiali input tendano ad affidarsi alle proprie intuizioni di parlanti competenti piuttosto che su dati o conoscenze empiriche. Lo studio esplorativo qui discusso, seppur limitato per dimensione, ha mostrato come l’uso di corpora possa contribuire a descrivere i modelli pragmatici e interazionali del parlato e identificare di conseguenza proposte didattiche capaci di controbilanciare tali inadeguatezze. Un approccio task-based nella progettazione di un corpus può facilitare l’analisi dell’interazione come evento dipendente dal task e dal contesto, mentre un’annotazione pragmatica orientata ai diversi livelli della conversazione può guidare l’identificazione sia della struttura complessiva dell’interazione sia delle specificità in termini ad esempio di contratto conversazionale o ruoli degli interagenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.