Philaenus spumarius L. (Hemiptera, Aphrophoridae), la “sputacchina media”, è una specie altamente polifaga diffusa nella Regione Olartica. Gli adulti e gli stadi giovanili si nutrono della linfa presente nei vasi xilematici di quasi tutti gli organi di numerose piante. Questo insetto, grazie alla capacità di acquisire e inoculare il batterio Xylella fastidiosa Wells et al. subspecie pauca, è considerato il principale responsabile della diffusione, in Puglia, della "Sindrome del declino rapido dell'olivo". Il controllo di P. spumarius rappresenta, pertanto, un elemento chiave per rallentare la diffusione della malattia. Nell'ambito delle strategie di controllo ecosostenibili, un approccio innovativo è basato sull'impiego di composti bioattivi di origine microbica; in particolare, i funghi entomopatogeni sono fonte di diversi metaboliti bioattivi, molti dei quali coinvolti nelle complesse interazioni funghi-insetti-pianta. Allo scopo di individuare composti bioattivi nei confronti di P. spumarius, sono stati condotti saggi di entomopatogenicità in laboratorio, utilizzando 5 isolati del genere Trichoderma in forma di coltura polverizzata: T. citrinoviride Bissett ITEM 4484, T. atrobrunneum Rocha et al. ITEM 908 e ITEM 908-5, T. minutisporum Bisset DAOM 167069, T. chlorosporum Chaverri & Samuels GJS 91-150. Gli isolati sono stati saggiati iniettando una sospensione fungina nella spuma secreta dalle ninfe o immergendo gli adulti nella sospensione per dieci secondi. Nessuna delle colture fungine saggiate è risultata bioattiva, quando iniettata nella spuma delle ninfe. Al contrario, il biosaggio condotto per immersione ha evidenziato che T. chlorosporum GJS 91-150, sia come sospensione fungina che di surnatante privato dei conidi, possiede un evidente effetto letale sugli adulti (mortalità del 97% e 87%, rispettivamente) già entro 24h, e che tale effetto è dipendente dalla dose e dal tempo. Poiché l'effetto letale non è correlabile alla presenza e alla crescita di micelio sulla cuticola degli insetti, si può ipotizzare che la mortalità sia dovuta, almeno in parte, alla presenza di metaboliti tossici prodotti nel terreno di coltura e persistenti nella coltura fungina polverizzata. È rilevante notare che subito dopo aver trattato gli insetti adulti, sia con la coltura polverulenta di T. chlorosporum GJS 91-150, sia con il surnatante, alcuni insetti mostravano uno stato di morte apparente, preceduto da tremori, da cui si riprendevano dopo qualche ora. Le osservazioni condotte su tale fenomeno hanno permesso di rilevare che la percentuale di insetti apparentemente morti è dipendente dalla concentrazione e diminuisce entro la prima ora di esposizione, suggerendo una paralisi temporanea. L'impiego di funghi entomopatogeni e loro metaboliti con attività entomotossica può rappresentare una strategia efficace e a basso impatto ambientale per il controllo di P. spumarius; i risultati ottenuti incoraggiano ulteriori indagini, da condurre mediante opportuni biosaggi sia in ambiente confinato che in campo.

Potenziale entomopatogeno di isolati fungini di Trichoderma spp. nei confronti di Philaenus spumarius, principale vettore del batterio da quarantena Xylella fastidosa

Ganassi S.;Di Domenico C.;De Cristofaro A.
2023-01-01

Abstract

Philaenus spumarius L. (Hemiptera, Aphrophoridae), la “sputacchina media”, è una specie altamente polifaga diffusa nella Regione Olartica. Gli adulti e gli stadi giovanili si nutrono della linfa presente nei vasi xilematici di quasi tutti gli organi di numerose piante. Questo insetto, grazie alla capacità di acquisire e inoculare il batterio Xylella fastidiosa Wells et al. subspecie pauca, è considerato il principale responsabile della diffusione, in Puglia, della "Sindrome del declino rapido dell'olivo". Il controllo di P. spumarius rappresenta, pertanto, un elemento chiave per rallentare la diffusione della malattia. Nell'ambito delle strategie di controllo ecosostenibili, un approccio innovativo è basato sull'impiego di composti bioattivi di origine microbica; in particolare, i funghi entomopatogeni sono fonte di diversi metaboliti bioattivi, molti dei quali coinvolti nelle complesse interazioni funghi-insetti-pianta. Allo scopo di individuare composti bioattivi nei confronti di P. spumarius, sono stati condotti saggi di entomopatogenicità in laboratorio, utilizzando 5 isolati del genere Trichoderma in forma di coltura polverizzata: T. citrinoviride Bissett ITEM 4484, T. atrobrunneum Rocha et al. ITEM 908 e ITEM 908-5, T. minutisporum Bisset DAOM 167069, T. chlorosporum Chaverri & Samuels GJS 91-150. Gli isolati sono stati saggiati iniettando una sospensione fungina nella spuma secreta dalle ninfe o immergendo gli adulti nella sospensione per dieci secondi. Nessuna delle colture fungine saggiate è risultata bioattiva, quando iniettata nella spuma delle ninfe. Al contrario, il biosaggio condotto per immersione ha evidenziato che T. chlorosporum GJS 91-150, sia come sospensione fungina che di surnatante privato dei conidi, possiede un evidente effetto letale sugli adulti (mortalità del 97% e 87%, rispettivamente) già entro 24h, e che tale effetto è dipendente dalla dose e dal tempo. Poiché l'effetto letale non è correlabile alla presenza e alla crescita di micelio sulla cuticola degli insetti, si può ipotizzare che la mortalità sia dovuta, almeno in parte, alla presenza di metaboliti tossici prodotti nel terreno di coltura e persistenti nella coltura fungina polverizzata. È rilevante notare che subito dopo aver trattato gli insetti adulti, sia con la coltura polverulenta di T. chlorosporum GJS 91-150, sia con il surnatante, alcuni insetti mostravano uno stato di morte apparente, preceduto da tremori, da cui si riprendevano dopo qualche ora. Le osservazioni condotte su tale fenomeno hanno permesso di rilevare che la percentuale di insetti apparentemente morti è dipendente dalla concentrazione e diminuisce entro la prima ora di esposizione, suggerendo una paralisi temporanea. L'impiego di funghi entomopatogeni e loro metaboliti con attività entomotossica può rappresentare una strategia efficace e a basso impatto ambientale per il controllo di P. spumarius; i risultati ottenuti incoraggiano ulteriori indagini, da condurre mediante opportuni biosaggi sia in ambiente confinato che in campo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/139810
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