L’economia dell’istruzione nel contesto europeo, ma anche in quello italiano, può ormai essere intesa come forma di conoscenza pedagogica nonostante la sua ricerca sia fondata quasi esclusivamente sugli approcci della tradizionale teoria del capitale umano, la quale evidenzia i benefici dell’educazione-istruzione-formazione a livello microeconomico, cioè i livelli di redditualità e di opportunità di ingresso nel mondo del lavoro del singolo individuo, a livello di organizzazione aziendale, cioè il rapporto diretto tra i maggiori livelli di formazione delle risorse umane e la capacità produttiva, il funzionamento e il risultato sul mercato dell’organizzazione, e a livello macroeconomico, cioè i benefici dell’education sulla crescita economica di una società. Quanto si vuole far emergere è, pertanto, una stato della ricerca in economia dell’istruzione non soddisfacente per le scienze dell’educazione che ne evidenzia l’immaturità come sapere pedagogico, proprio perché nonostante abbia come oggetto di indagine l’educazione e gli effetti degli interventi educativi sull’uomo, sulle organizzazioni e sulla società, questo sapere rimane un sapere prettamente economico. Emerge, quindi, la necessità di andare oltre gli aspetti economici e contestualizzare quelli sociali, culturali, etici oltre quelli comunicativi, relazionali e cognitivi, ripensando la stessa concezione dell’uomo, il quale non è solo un capitale su cui investire per fini economici ma una persona sulla quale investire anche nelle sue dimensioni umane, culturali e sociali. E proprio per integrare anche questi ambiti che il sapere economia dell’istruzione deve concepire modelli teorici in grado di esplorare e interpretare la formazione secondo i principi base dell’economia rivisitati in chiave pedagogica.
La ricerca in economia dell’istruzione nei paesi europei
REFRIGERI, Luca
2006-01-01
Abstract
L’economia dell’istruzione nel contesto europeo, ma anche in quello italiano, può ormai essere intesa come forma di conoscenza pedagogica nonostante la sua ricerca sia fondata quasi esclusivamente sugli approcci della tradizionale teoria del capitale umano, la quale evidenzia i benefici dell’educazione-istruzione-formazione a livello microeconomico, cioè i livelli di redditualità e di opportunità di ingresso nel mondo del lavoro del singolo individuo, a livello di organizzazione aziendale, cioè il rapporto diretto tra i maggiori livelli di formazione delle risorse umane e la capacità produttiva, il funzionamento e il risultato sul mercato dell’organizzazione, e a livello macroeconomico, cioè i benefici dell’education sulla crescita economica di una società. Quanto si vuole far emergere è, pertanto, una stato della ricerca in economia dell’istruzione non soddisfacente per le scienze dell’educazione che ne evidenzia l’immaturità come sapere pedagogico, proprio perché nonostante abbia come oggetto di indagine l’educazione e gli effetti degli interventi educativi sull’uomo, sulle organizzazioni e sulla società, questo sapere rimane un sapere prettamente economico. Emerge, quindi, la necessità di andare oltre gli aspetti economici e contestualizzare quelli sociali, culturali, etici oltre quelli comunicativi, relazionali e cognitivi, ripensando la stessa concezione dell’uomo, il quale non è solo un capitale su cui investire per fini economici ma una persona sulla quale investire anche nelle sue dimensioni umane, culturali e sociali. E proprio per integrare anche questi ambiti che il sapere economia dell’istruzione deve concepire modelli teorici in grado di esplorare e interpretare la formazione secondo i principi base dell’economia rivisitati in chiave pedagogica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.