Partendo dall’analisi di una collezione di antichità raccolte dal medico napoletano Giovanni Angelo Romano (1564), il saggio prova a far luce sulle interconnessioni tra pratiche antiquarie e retoriche del potere, tra storici e antiquari, e tra le une e gli altri negli spazi pure tra loro interconnessi di Napoli, Fiandre e Spagna. La parte più consistente della collezione era data dal medagliere. Considerare le medaglie presenti nella collezione napoletana del dottor Romano alla metà del Cinquecento, come oggetti animati per raccontarne la vita, metterne in relazione la dimensione materiale con quella sociale e culturale è il filo rosso che lo percorre. La lettura ravvicinata dell’inventario del dottor Romano consente, infatti, non solo di fare luce sulle molte vite di quegli oggetti, ma anche su un metodo, quello di Hubert Goltzius, di Enea Vico, di Sebastiano Erizzi, dello stesso Romano, che strinsero legami diretti e indiretti tra loro, si confrontarono per interpretare le raffigurazioni monetali e le loro iscrizioni, integrarono la visione diretta dei reperti e il viaggio, tradizionale mezzo per accumulare saperi dell’umanista, con lo studio delle fonti letterarie.

Bruges – Napoli - Bruges: la “biografia” di una collezione di antichità (1559-1566)

Novi Chavarria E.
2024-01-01

Abstract

Partendo dall’analisi di una collezione di antichità raccolte dal medico napoletano Giovanni Angelo Romano (1564), il saggio prova a far luce sulle interconnessioni tra pratiche antiquarie e retoriche del potere, tra storici e antiquari, e tra le une e gli altri negli spazi pure tra loro interconnessi di Napoli, Fiandre e Spagna. La parte più consistente della collezione era data dal medagliere. Considerare le medaglie presenti nella collezione napoletana del dottor Romano alla metà del Cinquecento, come oggetti animati per raccontarne la vita, metterne in relazione la dimensione materiale con quella sociale e culturale è il filo rosso che lo percorre. La lettura ravvicinata dell’inventario del dottor Romano consente, infatti, non solo di fare luce sulle molte vite di quegli oggetti, ma anche su un metodo, quello di Hubert Goltzius, di Enea Vico, di Sebastiano Erizzi, dello stesso Romano, che strinsero legami diretti e indiretti tra loro, si confrontarono per interpretare le raffigurazioni monetali e le loro iscrizioni, integrarono la visione diretta dei reperti e il viaggio, tradizionale mezzo per accumulare saperi dell’umanista, con lo studio delle fonti letterarie.
2024
979-12-5469-561-6
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