The Corsair and le Philosophe. The Kingdom of Napoles and Barbary Regencies in Eighteenth Century., Practices, Languages, Legal Representations The assaults carried out in the eighteenth century by the crews of Tunis, Tripoli, Algiers and Salé in the Mediterranean were considered by contemporaries as acts of piracy or, on the contrary, the explication of a conduct of war not dissimilar to that practiced by European states on marine spaces. The question constitutes the key to examining the problems opened, for legal culture, by the new political framework outlined by the Bourbon dynasty, which marked a turning point in relations between the “Mezzogiorno” and the traditional Muslim enemy. It was a story made up of clashes and misunderstandings, but also of unprecedented collaborations and unexpected ties. A relationship fatally destined to end in the aftermath of the Great Revolution and the Napoleonic campaigns. In the new order of "civilization" and "progress", the Barbary regencies would become the emblem of a barbaric and savage humanity, bearer of values radically antithetical to Western ones. From that moment on, the discursive model of the pirate as a lawless fighter and universal enemy would contribute to feed a new rhetoric: the colonial one.

Gli assalti compiuti nel Settecento dalle ciurme di Tunisi, Tripoli, Algeri, Salé nel Mediterraneo furono considerati dai contemporanei come atti di pirateria o, all’opposto, l’esplicazione di una condotta bellica non dissimile da quella praticata dagli Stati europei sugli spazi marini. La questione costituisce la chiave di lettura per esaminare i problemi aperti, per la cultura giuridica, dal nuovo quadro politico delineato dalla dinastia borbonica che segnò una svolta nei rapporti tra il Mezzogiorno e il tradizionale nemico musulmano. Si trattò di una storia fatta di scontri e incomprensioni, ma anche di collaborazioni inedite e legami inaspettati. Un rapporto destinato fatalmente ad interrompersi all’indomani della Grande Rivoluzione e delle campagne napoleoniche. Nel nuovo ordine della “civilizzazione” e del “progresso”, le reggenze barbaresche sarebbero divenute l’emblema di una umanità barbara e selvaggia, portatrice di valori radicalmente antitetici a quelli occidentali. Da quel momento in avanti, il modello discorsivo del pirata come combattente senza legge e nemico universale avrebbe contribuito a nutrire una nuova retorica: quella coloniale

Il corsaro e le philosophe. Il Regno di Napoli e le reggenze barbaresche nel Settecento. Pratiche, linguaggi, rappresentazioni giuridiche

Francesco Serpico
2023-01-01

Abstract

The Corsair and le Philosophe. The Kingdom of Napoles and Barbary Regencies in Eighteenth Century., Practices, Languages, Legal Representations The assaults carried out in the eighteenth century by the crews of Tunis, Tripoli, Algiers and Salé in the Mediterranean were considered by contemporaries as acts of piracy or, on the contrary, the explication of a conduct of war not dissimilar to that practiced by European states on marine spaces. The question constitutes the key to examining the problems opened, for legal culture, by the new political framework outlined by the Bourbon dynasty, which marked a turning point in relations between the “Mezzogiorno” and the traditional Muslim enemy. It was a story made up of clashes and misunderstandings, but also of unprecedented collaborations and unexpected ties. A relationship fatally destined to end in the aftermath of the Great Revolution and the Napoleonic campaigns. In the new order of "civilization" and "progress", the Barbary regencies would become the emblem of a barbaric and savage humanity, bearer of values radically antithetical to Western ones. From that moment on, the discursive model of the pirate as a lawless fighter and universal enemy would contribute to feed a new rhetoric: the colonial one.
2023
9788849553413
Gli assalti compiuti nel Settecento dalle ciurme di Tunisi, Tripoli, Algeri, Salé nel Mediterraneo furono considerati dai contemporanei come atti di pirateria o, all’opposto, l’esplicazione di una condotta bellica non dissimile da quella praticata dagli Stati europei sugli spazi marini. La questione costituisce la chiave di lettura per esaminare i problemi aperti, per la cultura giuridica, dal nuovo quadro politico delineato dalla dinastia borbonica che segnò una svolta nei rapporti tra il Mezzogiorno e il tradizionale nemico musulmano. Si trattò di una storia fatta di scontri e incomprensioni, ma anche di collaborazioni inedite e legami inaspettati. Un rapporto destinato fatalmente ad interrompersi all’indomani della Grande Rivoluzione e delle campagne napoleoniche. Nel nuovo ordine della “civilizzazione” e del “progresso”, le reggenze barbaresche sarebbero divenute l’emblema di una umanità barbara e selvaggia, portatrice di valori radicalmente antitetici a quelli occidentali. Da quel momento in avanti, il modello discorsivo del pirata come combattente senza legge e nemico universale avrebbe contribuito a nutrire una nuova retorica: quella coloniale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/128912
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