Si tratta del profilo di Varchi linguista, l'autore dell'"Ercolano" e promotore delle idee di Pietro Bembo a Firenze. Il letterato fiorentino aveva fatto della logica il metodo d’indagine critica: era un tassello importante nel suo studio della lingua, del tutto svincolato dalle valutazioni di carattere estetico. Durante il soggiorno padovano Varchi si era, infatti, dedicato a specifiche questioni linguistiche (come emerge da alcune lezioni accademiche e dalle epistole), applicando un rigoroso procedimento di analisi anche allo studio del linguaggio (servendosi del metodo comparativo fra più idiomi), che successivamente avrebbe ripreso durante la stesura dell’"Ercolano". Il linguista fiorentino formulò una concezione del linguaggio basata sulla priorità del parlato – « proprio de gl’animali ragionevoli, ciò è de gl’uomini » – rispetto allo scritto: «non essendo altro lo scrivere che un segno e una immagine delle parole, come le parole sono una immagine e un segno de’ concetti ». Conseguentemente, in virtù di quest’impostazione il Varchi affermò che ogni individuo poteva affrontare la speculazione filosofica, se espressa nella lingua a lui conosciuta, ponendo l’accento sull’universalità del sapere e sul primato della comunicazione. La voce contine anche la descrizione dei tratti salienti della lingua di Benedetto Varchi, studiata sugli autografi.
"Varchi, Benedetto"
SIEKIERA, Anna Maria
2011-01-01
Abstract
Si tratta del profilo di Varchi linguista, l'autore dell'"Ercolano" e promotore delle idee di Pietro Bembo a Firenze. Il letterato fiorentino aveva fatto della logica il metodo d’indagine critica: era un tassello importante nel suo studio della lingua, del tutto svincolato dalle valutazioni di carattere estetico. Durante il soggiorno padovano Varchi si era, infatti, dedicato a specifiche questioni linguistiche (come emerge da alcune lezioni accademiche e dalle epistole), applicando un rigoroso procedimento di analisi anche allo studio del linguaggio (servendosi del metodo comparativo fra più idiomi), che successivamente avrebbe ripreso durante la stesura dell’"Ercolano". Il linguista fiorentino formulò una concezione del linguaggio basata sulla priorità del parlato – « proprio de gl’animali ragionevoli, ciò è de gl’uomini » – rispetto allo scritto: «non essendo altro lo scrivere che un segno e una immagine delle parole, come le parole sono una immagine e un segno de’ concetti ». Conseguentemente, in virtù di quest’impostazione il Varchi affermò che ogni individuo poteva affrontare la speculazione filosofica, se espressa nella lingua a lui conosciuta, ponendo l’accento sull’universalità del sapere e sul primato della comunicazione. La voce contine anche la descrizione dei tratti salienti della lingua di Benedetto Varchi, studiata sugli autografi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.