Questo lavoro analizza il lessico dei colori nella designazione di vini e vitigni in italiano. Dopo avere presentato la nozione di colore, mostrando come i cromonimi bianco, nero, rosso, giallo, verde, cioè i “basic color terms” con posizione più bassa nella scala implicazionale di Berlin & Kay (1969) siano gli unici aggettivi di colore coinvolti nella designazione di vini e vitigni. Più specificamente gli aggettivi bianco, nero, rosso nella denominazione di vini possono avere funzione di categorizzazione, piuttosto che referenziale; gli stessi cromonimi contribuiscono a formare nomi che costituiscono strutture sintagmatiche come testa del sintagma (es. Nero d’Avola) o come complemento (es. Cirò rosso) e fungono da base lessicale per nomi derivati con suffissi alterativi molto frequenti in italiano, -etto ed -ello (es. Neretto cuneese, Bianchello marchigiano, Rossetto dei Colli Etruschi Viterbesi). L’aggettivo verde, invece, che occupa un gradino successivo nella scala di Berlin & Kay, nella formazione di nomi di vitigni si combina con suffissi meno frequenti in italiano (es. verdicchio, verdecchia, verdisco, verdesca, verduschia). Non mancano nomi di vini il cui riferimento cromatico avviene invece su base metonimica, a partire da lemmi che designano parti di piante, come la frutta (es. Ciliegiolo), parti di animali (es. Corvina), pietre (es. Rubino di Cantavenna), o da lemmi connessi a campi semantici culturalmente complessi come la religione (es. Sangue di Giuda, Lachryma Christi).
Vini, vitigni e colori
Marina Castagneto;
2023-01-01
Abstract
Questo lavoro analizza il lessico dei colori nella designazione di vini e vitigni in italiano. Dopo avere presentato la nozione di colore, mostrando come i cromonimi bianco, nero, rosso, giallo, verde, cioè i “basic color terms” con posizione più bassa nella scala implicazionale di Berlin & Kay (1969) siano gli unici aggettivi di colore coinvolti nella designazione di vini e vitigni. Più specificamente gli aggettivi bianco, nero, rosso nella denominazione di vini possono avere funzione di categorizzazione, piuttosto che referenziale; gli stessi cromonimi contribuiscono a formare nomi che costituiscono strutture sintagmatiche come testa del sintagma (es. Nero d’Avola) o come complemento (es. Cirò rosso) e fungono da base lessicale per nomi derivati con suffissi alterativi molto frequenti in italiano, -etto ed -ello (es. Neretto cuneese, Bianchello marchigiano, Rossetto dei Colli Etruschi Viterbesi). L’aggettivo verde, invece, che occupa un gradino successivo nella scala di Berlin & Kay, nella formazione di nomi di vitigni si combina con suffissi meno frequenti in italiano (es. verdicchio, verdecchia, verdisco, verdesca, verduschia). Non mancano nomi di vini il cui riferimento cromatico avviene invece su base metonimica, a partire da lemmi che designano parti di piante, come la frutta (es. Ciliegiolo), parti di animali (es. Corvina), pietre (es. Rubino di Cantavenna), o da lemmi connessi a campi semantici culturalmente complessi come la religione (es. Sangue di Giuda, Lachryma Christi).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.