All’ampio progetto di ricerca sui siti fortificati della Campania interna si ascrivono le indagini archeologiche condotte da Marcello Rotili nell’area murata del Monte di Montella tra il 1980 e il 2007, confluite nel 2011 nel volume Montella: ricerche archeologiche nel donjon e nell'area murata (1980-92 e 2005-07). Nell’ambito della programmata edizione degli scavi, che ha visto nel 2012 la pubblicazione dello studio condotto da Carlo Ebanista dal titolo Montella: l’area murata del Monte. Ricerche archeologiche nel settore Nord, si colloca lo studio sull'ampia rasola 1, oggetto di analisi stratigrafiche dal 1983 al 1992. Lo scavo ha evidenziato le strutture più antiche risalenti al VII-VIII secolo, allorché il villaggio accentrato si evolvette nell’azienda curtense menzionata dal giudicato di Arechi II del 762, di cui sono traccia i battuti pavimentali e un deposito ipogeo per granaglie e/o leguminose afferenti ad ambienti domestici o di servizio. L'impiego produttivo del nuovo insediamento d'altura contribuì alla formazione, nel IX secolo, di un centro fortificato con connotati microurbani, scelto come sede amministrativa di un gastaldo dipendente dal principe longobardo di Benevento. All’istituzione del gastaldato di Montella attestato nell’849 dalla Radelgisi et Siginulfi principum divisio ducatus Beneventani va ricondotto il circuito difensivo che racchiuse il villaggio, di cui facevano parte una struttura abitativa e un impianto metallurgico nelle cui vicinanze sorgeva un edifico diviso in due ambienti (A e B) interpretabile come un’officina. Per effetto del terremoto del 989 che provocò ingenti danni alla fortificazione e agli edifici, la rasola venne abbandonata, determinando la contrazione dell’abitato alla parte sommitale dell’altura. La precisa volontà di ripopolare l’area è testimoniata dal rifacimento della forgia, dalla costruzione nel vicino ambiente B di due banconi d’appoggio, di due muri pertinenti ad abitazioni lungo il lato Sud e da numerosi focolari occasionali. L’impiego dell’area proseguì fino al XIII secolo quando, nell’ambito della trasformazione in parco per volere di Carlo II d’Angiò o del figlio Filippo, furono realizzate ampie terrazze per gli svaghi e ozi signorili ornate da fontane e attraversate da acquedotti. Dopo la costruzione nella seconda metà del XVI secolo del convento annesso alla chiesa di S. Maria del Monte, nella rasola 1 fu avviata una produzione agricola documentata da un piccolo recinto di cui sopravvivono due muretti tra loro perpendicolari. L’analisi stratigrafica è stata integrata e completata dallo studio dei manufatti ceramici, vitrei, metallici e lapidei che hanno consentito di delineare un quadro piuttosto articolato circa gli abitanti, le abitudini e le attività che avevano luogo in questo ambiente di servizio. Sebbene nella Campania interna non siano al momento documentate fornaci attive nell’alto medioevo e nella prima età bassomedievale, gli stringenti punti di contatto tra la ceramica montellese e quella attestata in altri centri irpini lasciano aperta l’ipotesi di una produzione subregionale.

La rasola 1 nel castello del Monte di Montella. Ricerche 1983-92

Donnarumma I
2020-01-01

Abstract

All’ampio progetto di ricerca sui siti fortificati della Campania interna si ascrivono le indagini archeologiche condotte da Marcello Rotili nell’area murata del Monte di Montella tra il 1980 e il 2007, confluite nel 2011 nel volume Montella: ricerche archeologiche nel donjon e nell'area murata (1980-92 e 2005-07). Nell’ambito della programmata edizione degli scavi, che ha visto nel 2012 la pubblicazione dello studio condotto da Carlo Ebanista dal titolo Montella: l’area murata del Monte. Ricerche archeologiche nel settore Nord, si colloca lo studio sull'ampia rasola 1, oggetto di analisi stratigrafiche dal 1983 al 1992. Lo scavo ha evidenziato le strutture più antiche risalenti al VII-VIII secolo, allorché il villaggio accentrato si evolvette nell’azienda curtense menzionata dal giudicato di Arechi II del 762, di cui sono traccia i battuti pavimentali e un deposito ipogeo per granaglie e/o leguminose afferenti ad ambienti domestici o di servizio. L'impiego produttivo del nuovo insediamento d'altura contribuì alla formazione, nel IX secolo, di un centro fortificato con connotati microurbani, scelto come sede amministrativa di un gastaldo dipendente dal principe longobardo di Benevento. All’istituzione del gastaldato di Montella attestato nell’849 dalla Radelgisi et Siginulfi principum divisio ducatus Beneventani va ricondotto il circuito difensivo che racchiuse il villaggio, di cui facevano parte una struttura abitativa e un impianto metallurgico nelle cui vicinanze sorgeva un edifico diviso in due ambienti (A e B) interpretabile come un’officina. Per effetto del terremoto del 989 che provocò ingenti danni alla fortificazione e agli edifici, la rasola venne abbandonata, determinando la contrazione dell’abitato alla parte sommitale dell’altura. La precisa volontà di ripopolare l’area è testimoniata dal rifacimento della forgia, dalla costruzione nel vicino ambiente B di due banconi d’appoggio, di due muri pertinenti ad abitazioni lungo il lato Sud e da numerosi focolari occasionali. L’impiego dell’area proseguì fino al XIII secolo quando, nell’ambito della trasformazione in parco per volere di Carlo II d’Angiò o del figlio Filippo, furono realizzate ampie terrazze per gli svaghi e ozi signorili ornate da fontane e attraversate da acquedotti. Dopo la costruzione nella seconda metà del XVI secolo del convento annesso alla chiesa di S. Maria del Monte, nella rasola 1 fu avviata una produzione agricola documentata da un piccolo recinto di cui sopravvivono due muretti tra loro perpendicolari. L’analisi stratigrafica è stata integrata e completata dallo studio dei manufatti ceramici, vitrei, metallici e lapidei che hanno consentito di delineare un quadro piuttosto articolato circa gli abitanti, le abitudini e le attività che avevano luogo in questo ambiente di servizio. Sebbene nella Campania interna non siano al momento documentate fornaci attive nell’alto medioevo e nella prima età bassomedievale, gli stringenti punti di contatto tra la ceramica montellese e quella attestata in altri centri irpini lasciano aperta l’ipotesi di una produzione subregionale.
2020
978-88-7228-942-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/116288
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