Per perseguire il fine di incrementare la competitività globale l'Unione Europea considera ormai indispensabile attribuire centralità a una politica trasversale di coesione territoriale capace di raccordare le differenti politiche settoriali comunitarie. Sembra quindi prevalere un'idea della dimensione territoriale, non nuova per l'Italia (Progetto '80), come subordinata delle "fondamentali" dimensioni economica e sociale. Tuttavia se l'idea, già italiana, di subordinazione della dimensione territoriale sembra permanere nell'Unione, pare per la verità diverso, se non opposto, proprio il rapporto che si stabilisce tra politica di sviluppo e politica del territorio, nonché l'approccio "partecipativo" all'attuazione delle politiche. Non si tratta infatti, come nel caso del Progetto '80, di rendere coerenti gli indirizzi di politica del territorio con quelli della politica di sviluppo genrale ma, quasi al contrario, di rendere coerenti tra di loro le politiche settoriali di sviluppo, (anche) tramite un modello di assetto spaziale (Sdec), ferma restando la subordinazione di quest'ultimo allo scopo di realizzare un modello di sviluppo economico (massima competitività). E fermo restando che il modello spaziale, a ben vedere, è un modello di assetto di tipo sostanzialmente gerarchico. E' quindi lecito chiedersi se a uno schema spaziale gerarchico corrisponda un modello partecipativo altrettanto gerarchico. In effetti, basandosi sui pertinenti riferimenti normativi comunitari, se ne potrebbe concludere che la partecipazione ai processi decisionali riguardanti l'ambiente in Europa sia una "partecipazione debole" o una "non partecipazione", nel senso che ciò che è chiaramente contemplato non è una qualche forma di co-determinazione delle scelte ("partecipazione"), ma solo diverse forme di "informazione" del pubblico, nonché la possibilità di quest'ultimo di esprimere pareri ("consultazione"). Tuttavia, la rilevanza attribuita dalle politiche territoriali europee al partenariato, inteso come "coinvolgimento diretto degli attori sociali", dischiude la possibilità di intendere e perfino di praticare la partecipazione secondo un'accezione in grado di superare non solo il carattere "debole" delle forme partecipative correntemente praticate, ma addirittura di travalicare la molto meno praticata versione "forte" della partecipazione (co-determinazione), in favore di forme di interazione tra soggetti e tra soggetti e ambiente che facciano emergere dall'interazione stessa le politiche di coesione territoriale, indipendentemente da altre politiche benché ovviamente con esse interrelate.
Oltre la “non partecipazione”
DE BONIS, Luciano
2006-01-01
Abstract
Per perseguire il fine di incrementare la competitività globale l'Unione Europea considera ormai indispensabile attribuire centralità a una politica trasversale di coesione territoriale capace di raccordare le differenti politiche settoriali comunitarie. Sembra quindi prevalere un'idea della dimensione territoriale, non nuova per l'Italia (Progetto '80), come subordinata delle "fondamentali" dimensioni economica e sociale. Tuttavia se l'idea, già italiana, di subordinazione della dimensione territoriale sembra permanere nell'Unione, pare per la verità diverso, se non opposto, proprio il rapporto che si stabilisce tra politica di sviluppo e politica del territorio, nonché l'approccio "partecipativo" all'attuazione delle politiche. Non si tratta infatti, come nel caso del Progetto '80, di rendere coerenti gli indirizzi di politica del territorio con quelli della politica di sviluppo genrale ma, quasi al contrario, di rendere coerenti tra di loro le politiche settoriali di sviluppo, (anche) tramite un modello di assetto spaziale (Sdec), ferma restando la subordinazione di quest'ultimo allo scopo di realizzare un modello di sviluppo economico (massima competitività). E fermo restando che il modello spaziale, a ben vedere, è un modello di assetto di tipo sostanzialmente gerarchico. E' quindi lecito chiedersi se a uno schema spaziale gerarchico corrisponda un modello partecipativo altrettanto gerarchico. In effetti, basandosi sui pertinenti riferimenti normativi comunitari, se ne potrebbe concludere che la partecipazione ai processi decisionali riguardanti l'ambiente in Europa sia una "partecipazione debole" o una "non partecipazione", nel senso che ciò che è chiaramente contemplato non è una qualche forma di co-determinazione delle scelte ("partecipazione"), ma solo diverse forme di "informazione" del pubblico, nonché la possibilità di quest'ultimo di esprimere pareri ("consultazione"). Tuttavia, la rilevanza attribuita dalle politiche territoriali europee al partenariato, inteso come "coinvolgimento diretto degli attori sociali", dischiude la possibilità di intendere e perfino di praticare la partecipazione secondo un'accezione in grado di superare non solo il carattere "debole" delle forme partecipative correntemente praticate, ma addirittura di travalicare la molto meno praticata versione "forte" della partecipazione (co-determinazione), in favore di forme di interazione tra soggetti e tra soggetti e ambiente che facciano emergere dall'interazione stessa le politiche di coesione territoriale, indipendentemente da altre politiche benché ovviamente con esse interrelate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.