Il saggio esamina la produzione sacra di Giorgio de Chirico a partire dal quadro de "Il buon samaritano" del 1939 fino alla sua "Crocifissione" del 1950. In questo periodo de Chirico affronta questi temi con una serie di opere che denunciano, anche in relazione ai suoi scritti coevi, la sua visione "civile" e drammatica di un'arte che, in particolare nelle crocefissioni e nelle deposizioni, denuncia la sua angoscia per gli eventi della Seconda guerra mondiale e per i crimini del nazifascismo che denuncia con molta chiarezza e lucidità. Un particolare rilievo è dato al suo capolavoro sacro, "La salita al Calvario" (1947), di cui sono evidenziate le differenze nella prima e nella seconda stesura e all'altro grande dipinto di "Cristo e la Tempesta" (1948) dei Musei Vaticani che sembra quasi un ex voto per la fine degli orrori del conflitto e per il ritorno della pace in Europa e nel mondo.
Un'opera d'arte ci purifica. Giorgio de Chirico e la pittura sacra
Lorenzo Canova
2022-01-01
Abstract
Il saggio esamina la produzione sacra di Giorgio de Chirico a partire dal quadro de "Il buon samaritano" del 1939 fino alla sua "Crocifissione" del 1950. In questo periodo de Chirico affronta questi temi con una serie di opere che denunciano, anche in relazione ai suoi scritti coevi, la sua visione "civile" e drammatica di un'arte che, in particolare nelle crocefissioni e nelle deposizioni, denuncia la sua angoscia per gli eventi della Seconda guerra mondiale e per i crimini del nazifascismo che denuncia con molta chiarezza e lucidità. Un particolare rilievo è dato al suo capolavoro sacro, "La salita al Calvario" (1947), di cui sono evidenziate le differenze nella prima e nella seconda stesura e all'altro grande dipinto di "Cristo e la Tempesta" (1948) dei Musei Vaticani che sembra quasi un ex voto per la fine degli orrori del conflitto e per il ritorno della pace in Europa e nel mondo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.