Se le proiezioni attuali saranno confermate, nel 2050 la transizione demografica globale avrà mutato non poco la “pelle del mondo”. La popolazione terrestre avrà superato i 9 miliardi e l’invecchiamento, da Giappone ed Europa, si sarà esteso alla maggior parte dei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Gli Stati Uniti saranno un’eccezione, ma gran parte dell’Asia, dell’America Latina e Nord Africa/Medio Oriente vedranno la quota di ultrasessantacinquenni aumentare del 10%, mentre quella della popolazione sotto ai 25 anni si ridurrà anche del 20%. Le implicazioni di tale invecchiamento non riguardano solo lo stress ai sistemi di welfare e la necessità di importare giovani dai pochi paesi, in larga parte dell’Africa Sub-sahariana, che ancora ne disporranno. Tra le conseguenze della crescita demografica ve n’è anche una di natura psicologica, che spiegherebbe come l’affermarsi di un’ideologia sempre più individualista e priva di qualsiasi scrupolo sociale, non sia che una reazione difensiva a fronte dell’aumento della complessità globale e dell’incapacità di affrontare le sfide ad essa connesse.
Come cambia la pelle del mondo: la transizione demografica
MUSCARA', Luca
2014-01-01
Abstract
Se le proiezioni attuali saranno confermate, nel 2050 la transizione demografica globale avrà mutato non poco la “pelle del mondo”. La popolazione terrestre avrà superato i 9 miliardi e l’invecchiamento, da Giappone ed Europa, si sarà esteso alla maggior parte dei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Gli Stati Uniti saranno un’eccezione, ma gran parte dell’Asia, dell’America Latina e Nord Africa/Medio Oriente vedranno la quota di ultrasessantacinquenni aumentare del 10%, mentre quella della popolazione sotto ai 25 anni si ridurrà anche del 20%. Le implicazioni di tale invecchiamento non riguardano solo lo stress ai sistemi di welfare e la necessità di importare giovani dai pochi paesi, in larga parte dell’Africa Sub-sahariana, che ancora ne disporranno. Tra le conseguenze della crescita demografica ve n’è anche una di natura psicologica, che spiegherebbe come l’affermarsi di un’ideologia sempre più individualista e priva di qualsiasi scrupolo sociale, non sia che una reazione difensiva a fronte dell’aumento della complessità globale e dell’incapacità di affrontare le sfide ad essa connesse.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.