Le emozioni rappresentano uno fra gli elementi imprescindibili del legame sociale che si esplicita sia on line quanto nell’off line: nell’incontro con l’altro si mettono in campo tutta una serie di sensazioni, contestualmente orientate, che rimandano alla sfera più ampia e complessa non solo del sentire ma anche e dell’agire umano. Spesso, però, accade che nella stessa relazione (o per meglio dire nella non-relazione) si utilizzino comportamenti e linguaggi a connotazione negativa dove l’odio diventa l’emozione principalmente sviscerata: si assiste a un impoverimento sentimentale e ad una deriva emotiva e comunicativa che la rete consente e amplifica, in uno scambio dissonante di linguaggi connessi al sé e, dunque all’identità individuale, ma anche sociale (Wallace,2017:69). L’odio, in tal senso, diventa un’emozione shock (Lacroix,2002) espressa attraverso una comunicazione “radicalizzata” (Riva:2017) che, soprattutto attraverso i dispositivi tecnologici, prevede un exploit emotivo di violenza, aggressività e insulti, in una disintermediazione della parola, in un’assenza del coinvolgimento affettivo un’affettività distorta propria (ma non esclusiva) dell’ambiente virtuale. Interpretare il fenomeno dell’hate speech seguendo tutte queste suggestioni, interpretarlo come deficit socializzativo, come espressione di una mancata consapevolezza, modulazione e gestione emotiva – com- portamentale in contesto sia reale che virtuale, significa considerare il fenomeno nella sua complessità, all’interno delle discipline sociologiche le quali, incrociando la riflessione con altre scienze, consentono un ragionamento più ampio ed attuale sul fenomeno.

“Odi et ...Odi”. I discorsi d’incitamento all’odio on line negli adolescenti.

D'Ambrosio M
2020-01-01

Abstract

Le emozioni rappresentano uno fra gli elementi imprescindibili del legame sociale che si esplicita sia on line quanto nell’off line: nell’incontro con l’altro si mettono in campo tutta una serie di sensazioni, contestualmente orientate, che rimandano alla sfera più ampia e complessa non solo del sentire ma anche e dell’agire umano. Spesso, però, accade che nella stessa relazione (o per meglio dire nella non-relazione) si utilizzino comportamenti e linguaggi a connotazione negativa dove l’odio diventa l’emozione principalmente sviscerata: si assiste a un impoverimento sentimentale e ad una deriva emotiva e comunicativa che la rete consente e amplifica, in uno scambio dissonante di linguaggi connessi al sé e, dunque all’identità individuale, ma anche sociale (Wallace,2017:69). L’odio, in tal senso, diventa un’emozione shock (Lacroix,2002) espressa attraverso una comunicazione “radicalizzata” (Riva:2017) che, soprattutto attraverso i dispositivi tecnologici, prevede un exploit emotivo di violenza, aggressività e insulti, in una disintermediazione della parola, in un’assenza del coinvolgimento affettivo un’affettività distorta propria (ma non esclusiva) dell’ambiente virtuale. Interpretare il fenomeno dell’hate speech seguendo tutte queste suggestioni, interpretarlo come deficit socializzativo, come espressione di una mancata consapevolezza, modulazione e gestione emotiva – com- portamentale in contesto sia reale che virtuale, significa considerare il fenomeno nella sua complessità, all’interno delle discipline sociologiche le quali, incrociando la riflessione con altre scienze, consentono un ragionamento più ampio ed attuale sul fenomeno.
2020
978-88-9385-173-2
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