Dilemmaticamente, da una parte, c'è il modo pro-eutanasico di affrontare la morte con un ‘più compassionevole, ma meno coerente’ atto di ribellione contro la tirannia della morte, se non "contro la vita", un atto che reagisce alla crescente artificialità della vita, allo scopo pietoso e umanitario della cessazione di eccessive sofferenze per il malato. Dall'altra parte, c'è il modo anti-eutanasico di affrontare la morte con un ‘più coerente, ma meno compassionevole’ atto di fedeltà all'ordine naturale della vita e della morte stessa, prima ancora che a Dio, alla ragione prima ancora che alla fede, un atto che riafferma la naturalità del vivere attraverso la naturalità del morire. Non solo. Da una parte, c'è il modo pro-eutanasico di rispettare la morte, in sostanza, come dovere pubblico di permettere l'esercizio del ‘diritto dì morire dignitosamente senza tormenti’, anche tramite la legalizzazione dell'eutanasia, sia essa medicalizzata oppure "familiarizzata". Ciò significa affermare per l'uomo non solo "un diritto alla vita, il diritto a non subire lesioni, ma anche un diritto sulla propria vita". Dall'altra parte, c'è il modo anti-eutanasico di rispettare la morte, in ultima analisi, come dovere sia personale di sopportare incondizionatamente la propria e l'altrui morte, sia pubblico di riconoscere il ‘diritto del morente a una morte sopportabile’, solo tramite il divieto dell'accanimento terapeutico e il ricorso alle cure palliative. Ciò significa affermare per l'uomo non solo il diritto alla vita e a non subire lesioni, ma anche il 'diritto della sua vita' a non rischiare di trasformarsi in 'diritto sulla sua vita', divenendo oggetto di una sorta di 'appropriazione' da parte dell'intervento degli altri, se non di se stesso.

Eutanasia e normatività: dilemmi filosofici e bioetici

TRONCARELLI, Barbara
2003-01-01

Abstract

Dilemmaticamente, da una parte, c'è il modo pro-eutanasico di affrontare la morte con un ‘più compassionevole, ma meno coerente’ atto di ribellione contro la tirannia della morte, se non "contro la vita", un atto che reagisce alla crescente artificialità della vita, allo scopo pietoso e umanitario della cessazione di eccessive sofferenze per il malato. Dall'altra parte, c'è il modo anti-eutanasico di affrontare la morte con un ‘più coerente, ma meno compassionevole’ atto di fedeltà all'ordine naturale della vita e della morte stessa, prima ancora che a Dio, alla ragione prima ancora che alla fede, un atto che riafferma la naturalità del vivere attraverso la naturalità del morire. Non solo. Da una parte, c'è il modo pro-eutanasico di rispettare la morte, in sostanza, come dovere pubblico di permettere l'esercizio del ‘diritto dì morire dignitosamente senza tormenti’, anche tramite la legalizzazione dell'eutanasia, sia essa medicalizzata oppure "familiarizzata". Ciò significa affermare per l'uomo non solo "un diritto alla vita, il diritto a non subire lesioni, ma anche un diritto sulla propria vita". Dall'altra parte, c'è il modo anti-eutanasico di rispettare la morte, in ultima analisi, come dovere sia personale di sopportare incondizionatamente la propria e l'altrui morte, sia pubblico di riconoscere il ‘diritto del morente a una morte sopportabile’, solo tramite il divieto dell'accanimento terapeutico e il ricorso alle cure palliative. Ciò significa affermare per l'uomo non solo il diritto alla vita e a non subire lesioni, ma anche il 'diritto della sua vita' a non rischiare di trasformarsi in 'diritto sulla sua vita', divenendo oggetto di una sorta di 'appropriazione' da parte dell'intervento degli altri, se non di se stesso.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/9441
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact