Gli studi all’oggi condotti hanno inquadrato S. Atanasio e il collegio greco nell’ambito della politica post-tridentina e universalistica di Gregorio XIII, fondamento dell’istituzione dei collegi nazionali nella Roma di fine Cinquecento. L’edificio, costruito tra il 1581 e il 1596 dall’architetto Giacomo della Porta e all’interno affrescato da Francesco Traballesi e Giuseppe Cesari, è stato considerato dalla critica il risultato della propaganda pontificia contro le eresie imperanti nel Nord Europa e baluardo contro l’avanzata dei turchi nella penisola balcanica. Il saggio qui presentato ricostruisce, attraverso novità documentarie, come invece S. Atanasio costituisca un caso sui generis, sia rispetto agli altri collegi orientali, sia dal punto di vista architettonico e decorativo. Ricostruire il complesso contesto storico in cui si colloca l’edificazione della chiesa, ha consentito di tracciare e definire come a Roma, ed in particolare nella cerchia pontificia, fosse recepita la Grecia contemporanea. L’importante ruolo assegnato ai padri greci, e più in generale alla cultura ellenica dall’epoca classica a quella tardo antica come fondamento dell’Europa cristiana, determina le vicende architettoniche e decorative della del collegio e della chiesa, nella sua particolare forma architettonica incontro tra tradizione greca e latina. Altrettanto avviene per la decorazione interna, che presenta un’iconografia inusuale, dal grande impatto ideologico. Un edificio dunque che viene progettato per accogliere gli allievi del collegio, una comunità selezionata e formata a scopo missionario. Lo spoglio dei documenti di diversi archivi (Archivio del Collegio Greco, Archivio di Stato, Biblioteca Apostolica Vaticana, Biblioteca Vallicelliana, Archivum Romanum Societatis Jesu) ha invece messo in luce come, sebbene successiva alla costruzione del collegio, la comunità greca di fede cattolica che si raccoglieva in S. Atanasio, non solo aveva un’idea ben precisa di come svolgere le cerimonie liturgiche e di come decorare la sua chiesa, ma si integrava nella società romana, addirittura nella corte pontificia, lasciando numerose testimonianze, scritti, trattati e commenti per la maggior parte inediti; un’idea che si discostava fortemente dall’interpretazione gregoriana, sebbene ne condividesse gli scopi. Attraverso la rielaborazione dell’arte, della letteratura e della liturgia greca operata da Gregorio XIII e dalla sua cerchia, si riesce così ad individuare quali modelli circolassero a Roma tra fine Cinque inizio Seicento, cui il Della Porta probabilmente guardò per la realizzazione della chiesa e il Traballesi per la decorazione dell’iconostasi. Vicende che risultano strettamente connessi alla comunità che fa capo al collegio, fino all’oggi poco nota, che attraverso le sue relazioni, i suoi spostamenti e le sue abitudini consente di tracciare la fortuna di questo stesso modello.

Gregorio XIII e i greci di Sant’Atanasio a Roma tra fine Cinque e inizio Seicento

Fiore Camilla
2018-01-01

Abstract

Gli studi all’oggi condotti hanno inquadrato S. Atanasio e il collegio greco nell’ambito della politica post-tridentina e universalistica di Gregorio XIII, fondamento dell’istituzione dei collegi nazionali nella Roma di fine Cinquecento. L’edificio, costruito tra il 1581 e il 1596 dall’architetto Giacomo della Porta e all’interno affrescato da Francesco Traballesi e Giuseppe Cesari, è stato considerato dalla critica il risultato della propaganda pontificia contro le eresie imperanti nel Nord Europa e baluardo contro l’avanzata dei turchi nella penisola balcanica. Il saggio qui presentato ricostruisce, attraverso novità documentarie, come invece S. Atanasio costituisca un caso sui generis, sia rispetto agli altri collegi orientali, sia dal punto di vista architettonico e decorativo. Ricostruire il complesso contesto storico in cui si colloca l’edificazione della chiesa, ha consentito di tracciare e definire come a Roma, ed in particolare nella cerchia pontificia, fosse recepita la Grecia contemporanea. L’importante ruolo assegnato ai padri greci, e più in generale alla cultura ellenica dall’epoca classica a quella tardo antica come fondamento dell’Europa cristiana, determina le vicende architettoniche e decorative della del collegio e della chiesa, nella sua particolare forma architettonica incontro tra tradizione greca e latina. Altrettanto avviene per la decorazione interna, che presenta un’iconografia inusuale, dal grande impatto ideologico. Un edificio dunque che viene progettato per accogliere gli allievi del collegio, una comunità selezionata e formata a scopo missionario. Lo spoglio dei documenti di diversi archivi (Archivio del Collegio Greco, Archivio di Stato, Biblioteca Apostolica Vaticana, Biblioteca Vallicelliana, Archivum Romanum Societatis Jesu) ha invece messo in luce come, sebbene successiva alla costruzione del collegio, la comunità greca di fede cattolica che si raccoglieva in S. Atanasio, non solo aveva un’idea ben precisa di come svolgere le cerimonie liturgiche e di come decorare la sua chiesa, ma si integrava nella società romana, addirittura nella corte pontificia, lasciando numerose testimonianze, scritti, trattati e commenti per la maggior parte inediti; un’idea che si discostava fortemente dall’interpretazione gregoriana, sebbene ne condividesse gli scopi. Attraverso la rielaborazione dell’arte, della letteratura e della liturgia greca operata da Gregorio XIII e dalla sua cerchia, si riesce così ad individuare quali modelli circolassero a Roma tra fine Cinque inizio Seicento, cui il Della Porta probabilmente guardò per la realizzazione della chiesa e il Traballesi per la decorazione dell’iconostasi. Vicende che risultano strettamente connessi alla comunità che fa capo al collegio, fino all’oggi poco nota, che attraverso le sue relazioni, i suoi spostamenti e le sue abitudini consente di tracciare la fortuna di questo stesso modello.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/89482
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