Il fenomeno sportivo appare sempre piú caratterizzato da episodi di intolleranza, di emarginazioni basate su pregiudizi razziali, di violenza xenofoba ed antisemita. L’emersione di tali degenerazioni patologiche dello “spirito sportivo” sollecita la riflessione sui rimedi in grado di garantire allo straniero (etichettato come ‘diverso’) – in questo come in ogni settore della vita pubblica – il riconoscimento dei diritti fondamentali e la salvaguardia di quelle condizioni di inclusione sociale indispensabili per l’attuazione di una civile convivenza. Partendo, dunque, da una rapida riflessione sul significato da assegnare ai concetti di razzismo, diseguaglianza e discriminazione, il lavoro analizza, da un lato, le tutele apprestate dalla giustizia, sportiva e statale, dinanzi ai numerosi episodi di intolleranza registrati durante lo svolgimento di manifestazioni agonistiche; dall’altro, le peculiari vicende che accompagnano la condizione giuridica degli atleti extracomunitari, con frequenza promotori di azioni civili volte a rimuovere gli effetti discriminatori perpe-trati ai loro danni dalle stesse istituzioni sportive. Si ha riguardo, in specie, alle “clausole di cittadinanza” predisposte dalle stesse organizzazioni federali e dirette a vincolare le società sportive a un limite numerico in merito al tesseramento e alla partecipazione alle gare di atleti stranieri i quali, in tal modo, restano irragionevolmente sacrificati nell’esercizio dei loro diritti. L’analisi della copiosa casistica sviluppata sul tema consente di far luce sulla peculiarità di tali condotte discriminatorie perpetrate median-te il formale rispetto di norme organizzative interne federali, richiamando l’attenzione sulla necessità di “prendere sul serio” il diritto alla pratica sportiva che – come sottolineato – costituisce non solo espressione della libertà di associazione (ex art. 18 cost.), ma anche esplicazione della personalità umana (ex art. 2 cost.). L’applicazione della di-sciplina legislativa nazionale ed europea – quest’ultima affinata con la recente attuazione del Trattato di Lisbona – offre, infine, un ausilio nel “curare” tali ‘degradanti’ condotte adeguandole alla dimensione costituzionale che impone ad ognuno il necessario rispetto della dignità umana e il riconoscimento dei diritti fondamentali.

Discriminazioni ed esercizio dell'attività sportiva: tra idiosincrasia del 'diverso' e diritti «presi sul serio»

TULLIO, Loredana
2011-01-01

Abstract

Il fenomeno sportivo appare sempre piú caratterizzato da episodi di intolleranza, di emarginazioni basate su pregiudizi razziali, di violenza xenofoba ed antisemita. L’emersione di tali degenerazioni patologiche dello “spirito sportivo” sollecita la riflessione sui rimedi in grado di garantire allo straniero (etichettato come ‘diverso’) – in questo come in ogni settore della vita pubblica – il riconoscimento dei diritti fondamentali e la salvaguardia di quelle condizioni di inclusione sociale indispensabili per l’attuazione di una civile convivenza. Partendo, dunque, da una rapida riflessione sul significato da assegnare ai concetti di razzismo, diseguaglianza e discriminazione, il lavoro analizza, da un lato, le tutele apprestate dalla giustizia, sportiva e statale, dinanzi ai numerosi episodi di intolleranza registrati durante lo svolgimento di manifestazioni agonistiche; dall’altro, le peculiari vicende che accompagnano la condizione giuridica degli atleti extracomunitari, con frequenza promotori di azioni civili volte a rimuovere gli effetti discriminatori perpe-trati ai loro danni dalle stesse istituzioni sportive. Si ha riguardo, in specie, alle “clausole di cittadinanza” predisposte dalle stesse organizzazioni federali e dirette a vincolare le società sportive a un limite numerico in merito al tesseramento e alla partecipazione alle gare di atleti stranieri i quali, in tal modo, restano irragionevolmente sacrificati nell’esercizio dei loro diritti. L’analisi della copiosa casistica sviluppata sul tema consente di far luce sulla peculiarità di tali condotte discriminatorie perpetrate median-te il formale rispetto di norme organizzative interne federali, richiamando l’attenzione sulla necessità di “prendere sul serio” il diritto alla pratica sportiva che – come sottolineato – costituisce non solo espressione della libertà di associazione (ex art. 18 cost.), ma anche esplicazione della personalità umana (ex art. 2 cost.). L’applicazione della di-sciplina legislativa nazionale ed europea – quest’ultima affinata con la recente attuazione del Trattato di Lisbona – offre, infine, un ausilio nel “curare” tali ‘degradanti’ condotte adeguandole alla dimensione costituzionale che impone ad ognuno il necessario rispetto della dignità umana e il riconoscimento dei diritti fondamentali.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/8025
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact