Le grandi migrazioni internazionali, la globalizzazione, i processi di decolonizzazione hanno favorito incontri interculturali che hanno prodotto una serie di conseguenze sul piano sociale, culturale e linguistico. L’obiettivo del presente lavoro è quello di utilizzare fonti letterarie e porsi come studio transdisciplinare per analizzare queste conseguenze attraverso la comparazione di due realtà, diverse per storia coloniale e di immigrazione, come l’Italia e la Francia. Le ricerca intende indagare su come gli incontri interculturali abbiano messo in crisi i fondamenti stessi dell’identità, il luogo, la lingua e la cultura, definendoli come non più qualcosa di stabile e unitario, ma piuttosto come qualcosa di dinamico, ibrido e in continua trasformazione. L’analisi dei testi letterati proposti, da un lato quelli della recente letteratura dell’immigrazione e delle seconde generazioni in Italia, dall’altra quelli della letteratura dei giovani figli di immigrati del Maghreb in Francia, prevalentemente edita negli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso, offre un parallelo fra due realtà che ci porta a riflettere su alcune questioni comuni riguardanti la cultura e la lingua delle società accoglienti, che risultano essere declinate non più al singolare, ma alla pluralità e alla molteplicità. I fenomeni migratori e le condizioni postcoloniali hanno portato alla nascita di nuove soggettività – il migrante, l’immigrato di seconda generazione, il soggetto postcoloniale –, figure caratterizzate da una crisi che produce un’identità fortemente scissa, figure ibride che vivono idealmente in uno spazio di frontiera, per cui il concetto di “luogo” viene scardinato portando con sé una ridefinizione dei concetti di appartenenza, cittadinanza, confine, e a nuove dinamiche fra centro e periferia. La cittadinanza diventa il simbolo della rivendicazione di una identità “multipla”, ricostruita sulla base di coordinate spaziali, culturali e linguistiche che non rispettano le linee dure dei confini geopolitici. I confini stessi non rappresentano più rigide linee di separazione fra stati, ma spazi modificabili e riscrivibili, linee che possono essere mescolate e giustapposte per creare spazi dinamici in cui le identità sono in costante sviluppo e riformulazione. Chi vive a cavallo fra due mondi manifesta un’identità culturale lacerata e, nel tentativo di trovare un equilibrio, si rifugia in un “terzo spazio” fatto di contaminazioni e creolizzazioni. Il contatto fra le culture e i continui scambi fanno sì che tutto il mondo, secondo il pensiero di Édouard Glissant, si creolizza, perché elementi culturali eterogenei si intervalorizzano reciprocamente e spontaneamente. L’ibridità, la cultura creola, si presentano come valori in grado di proporre un nuovo modello di identità che si pone come alternativa alla certezza monolitica delle identità europee. Così come le culture, anche le lingue si “creolizzano”, si contaminano, si mescolano. Le opere letterarie analizzate mostrano come il plurilinguismo diventa necessità di riposizionamento identitario, per cui la lingua non riflette un’appartenenza specifica ad una nazione, ma la volontà di situarsi tra due luoghi, in una posizione ibrida e dinamica. In ambito postcoloniale reinventare una lingua significa rifiutare la rigida contrapposizione fra colonizzatori e colonizzati, oppressori e oppressi, bianchi e neri, e rivendicare il proprio esserci “attraverso” le lingue, le culture, le nazioni.

Identità ibride in contesti interculturali post-migratori e postcoloniali in Italia e in Francia: percorsi transdisciplinari

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2014-05-13

Abstract

Le grandi migrazioni internazionali, la globalizzazione, i processi di decolonizzazione hanno favorito incontri interculturali che hanno prodotto una serie di conseguenze sul piano sociale, culturale e linguistico. L’obiettivo del presente lavoro è quello di utilizzare fonti letterarie e porsi come studio transdisciplinare per analizzare queste conseguenze attraverso la comparazione di due realtà, diverse per storia coloniale e di immigrazione, come l’Italia e la Francia. Le ricerca intende indagare su come gli incontri interculturali abbiano messo in crisi i fondamenti stessi dell’identità, il luogo, la lingua e la cultura, definendoli come non più qualcosa di stabile e unitario, ma piuttosto come qualcosa di dinamico, ibrido e in continua trasformazione. L’analisi dei testi letterati proposti, da un lato quelli della recente letteratura dell’immigrazione e delle seconde generazioni in Italia, dall’altra quelli della letteratura dei giovani figli di immigrati del Maghreb in Francia, prevalentemente edita negli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso, offre un parallelo fra due realtà che ci porta a riflettere su alcune questioni comuni riguardanti la cultura e la lingua delle società accoglienti, che risultano essere declinate non più al singolare, ma alla pluralità e alla molteplicità. I fenomeni migratori e le condizioni postcoloniali hanno portato alla nascita di nuove soggettività – il migrante, l’immigrato di seconda generazione, il soggetto postcoloniale –, figure caratterizzate da una crisi che produce un’identità fortemente scissa, figure ibride che vivono idealmente in uno spazio di frontiera, per cui il concetto di “luogo” viene scardinato portando con sé una ridefinizione dei concetti di appartenenza, cittadinanza, confine, e a nuove dinamiche fra centro e periferia. La cittadinanza diventa il simbolo della rivendicazione di una identità “multipla”, ricostruita sulla base di coordinate spaziali, culturali e linguistiche che non rispettano le linee dure dei confini geopolitici. I confini stessi non rappresentano più rigide linee di separazione fra stati, ma spazi modificabili e riscrivibili, linee che possono essere mescolate e giustapposte per creare spazi dinamici in cui le identità sono in costante sviluppo e riformulazione. Chi vive a cavallo fra due mondi manifesta un’identità culturale lacerata e, nel tentativo di trovare un equilibrio, si rifugia in un “terzo spazio” fatto di contaminazioni e creolizzazioni. Il contatto fra le culture e i continui scambi fanno sì che tutto il mondo, secondo il pensiero di Édouard Glissant, si creolizza, perché elementi culturali eterogenei si intervalorizzano reciprocamente e spontaneamente. L’ibridità, la cultura creola, si presentano come valori in grado di proporre un nuovo modello di identità che si pone come alternativa alla certezza monolitica delle identità europee. Così come le culture, anche le lingue si “creolizzano”, si contaminano, si mescolano. Le opere letterarie analizzate mostrano come il plurilinguismo diventa necessità di riposizionamento identitario, per cui la lingua non riflette un’appartenenza specifica ad una nazione, ma la volontà di situarsi tra due luoghi, in una posizione ibrida e dinamica. In ambito postcoloniale reinventare una lingua significa rifiutare la rigida contrapposizione fra colonizzatori e colonizzati, oppressori e oppressi, bianchi e neri, e rivendicare il proprio esserci “attraverso” le lingue, le culture, le nazioni.
Hybrid identities in intercultural post-migration and postcolonial contexts in Italy and France: transdisciplinary itineraries
13-mag-2014
Landolfi, Angela
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11695/66370
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