Il lavoro analizza le principali vicende biografiche di Alberico Gentili, dalle convinzioni religiose all’esilio religionis causa in Inghilterra, dove divenne professore regio di diritto civile ad Oxford, intrattenendo stretti rapporti politici e culturali con Philip Sidney, Walsingham e l’Essex. Il focus si sposta, nell’ambito dello scambio culturale tra Italia ed Inghilterra durante l’età rinascimentale, sui legami tra Alberico Gentili, stampatori inglesi e esuli italiani, tra i quali rilievo particolare spetta a Giacomo Castelvetro. Il lavoro si focalizza poi sul contributo gentiliano al superamento della guerra giusta e all’affermazione del principio della guerra legittima, priva di un carattere discriminatorio, così come teorizzato nel De iure belli. Elemento centrale del lavoro è l’ elogio gentiliano dei Discorsi di Machiavelli, che ha dato vita ad un dibattito storiografico sull’adesione o meno di Gentili al paradigma del repubblicanesimo classico. Il lavoro indaga in questo senso, valutando l’opera gentiliana su un continuum, sospeso tra simpatie repubblicane e necessità di un potere assoluto per la difesa della comunità politica. La fortuna di Alberico Gentili viene riletta secondo una triangolazione culturale tra la patria natale italiana, la patria elettiva inglese e la Germania, dove visse il fratello Scipione e vennero stampati numerose opere di Alberico. Si approfondisce in questo senso la recezione del suo lavoro giuridico nella coeva Inghilterra attraverso l’analisi dell’influenza gentiliana in Sutcliffe, Fulbecke e Shakespeare. Nella Germania del Seicento, in particolare in Christ e Conring, il profilo di Gentili che prevale è invece quello dell’interprete repubblicano del Machiavelli, del quale per primo legge l’opera come monito ai popoli affinché preservino la propria libertà dai tiranni. In Italia, un rilievo particolare al Gentili interprete obliquo del Machiavelli viene dai lavori di Lampredi e Giuseppe Galanti, sino al caso del futuro cardinale Antonelli che, durante la guerra di Successione austriaca, userà il De iure belli dell’eretico Gentili, la cui opera rimase all’Indice per secoli, come fonte d’autorità per legittimare la rivendicazione pontificia del Ducato di Parma e Piacenza.

Alberico Gentili oltre lo ius belli: tra guerra giusta e repubblicanesimo. Proposte per l'Europa tra Cinque e Seicento

COLAVECCHIA, Stefano Bruno
2015-06-17

Abstract

Il lavoro analizza le principali vicende biografiche di Alberico Gentili, dalle convinzioni religiose all’esilio religionis causa in Inghilterra, dove divenne professore regio di diritto civile ad Oxford, intrattenendo stretti rapporti politici e culturali con Philip Sidney, Walsingham e l’Essex. Il focus si sposta, nell’ambito dello scambio culturale tra Italia ed Inghilterra durante l’età rinascimentale, sui legami tra Alberico Gentili, stampatori inglesi e esuli italiani, tra i quali rilievo particolare spetta a Giacomo Castelvetro. Il lavoro si focalizza poi sul contributo gentiliano al superamento della guerra giusta e all’affermazione del principio della guerra legittima, priva di un carattere discriminatorio, così come teorizzato nel De iure belli. Elemento centrale del lavoro è l’ elogio gentiliano dei Discorsi di Machiavelli, che ha dato vita ad un dibattito storiografico sull’adesione o meno di Gentili al paradigma del repubblicanesimo classico. Il lavoro indaga in questo senso, valutando l’opera gentiliana su un continuum, sospeso tra simpatie repubblicane e necessità di un potere assoluto per la difesa della comunità politica. La fortuna di Alberico Gentili viene riletta secondo una triangolazione culturale tra la patria natale italiana, la patria elettiva inglese e la Germania, dove visse il fratello Scipione e vennero stampati numerose opere di Alberico. Si approfondisce in questo senso la recezione del suo lavoro giuridico nella coeva Inghilterra attraverso l’analisi dell’influenza gentiliana in Sutcliffe, Fulbecke e Shakespeare. Nella Germania del Seicento, in particolare in Christ e Conring, il profilo di Gentili che prevale è invece quello dell’interprete repubblicano del Machiavelli, del quale per primo legge l’opera come monito ai popoli affinché preservino la propria libertà dai tiranni. In Italia, un rilievo particolare al Gentili interprete obliquo del Machiavelli viene dai lavori di Lampredi e Giuseppe Galanti, sino al caso del futuro cardinale Antonelli che, durante la guerra di Successione austriaca, userà il De iure belli dell’eretico Gentili, la cui opera rimase all’Indice per secoli, come fonte d’autorità per legittimare la rivendicazione pontificia del Ducato di Parma e Piacenza.
Alberico Gentili beyond ius belli: between just war and republicanism. Proposals for Europe between XVI and XVII century
17-giu-2015
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