La nascita, nel XX secolo, del diritto internazionale e di quello comunitario, ha ampliato le fonti di produzione giuridica richiedendo, talvolta alle corti nazionali, la necessità di interpretare ed applicare un diritto ‘straniero’. Inoltre, l’attuale processo di globalizzazione giuridica fa talora emergere, negli ordinamenti giuridici nazionali, delle lacune normative, per colmare le quali risulta imprescindibile l’attività dei giudici nazionali e la loro opera di interpretazione del diritto straniero. Il presente saggio si pone l’obiettivo di indagare il ruolo del giudice nazionale, in particolare quello italiano, nell’applicazione del diritto straniero. In primis, l'articolo tenta di delineare la diversità di funzione che assume l’interpretazione del diritto straniero, a seconda che quest’ultimo provenga da una fonte nazionale oppure sovranazionale. In secondo luogo, il saggio si sofferma sulle regole da osservare ove si voglia garantire una interpretazione quanto più possibile uniforme del diritto straniero. Inoltre, il presente lavoro passa in rassegna le sentenze emanate dalle corti italiane che hanno utilizzato leggi e precedenti giurisprudenziali stranieri, distinguendo i casi in cui i giudici italiani hanno richiamato il diritto di civil law dai casi in cui sono stati utilizzati referenti legislativi e giurisprudenziali derivanti dal mondo di common law. Infine, verranno espresse talune considerazioni rispetto al crescente fenomeno costituito dall’importazione, nel nostro Paese, di modelli ed istituti giuridici stranieri, la cui diffusione, nella pratica degli affari, pone delicati problemi, sia in ordine al loro riconoscimento giuridico, sia rispetto alla normativa ad essi applicabile.

L’utilizzo del diritto straniero da parte dei giudici italiani nel processo di integrazione degli ordinamenti giuridici

FONTANAROSA, Fiore
2016-01-01

Abstract

La nascita, nel XX secolo, del diritto internazionale e di quello comunitario, ha ampliato le fonti di produzione giuridica richiedendo, talvolta alle corti nazionali, la necessità di interpretare ed applicare un diritto ‘straniero’. Inoltre, l’attuale processo di globalizzazione giuridica fa talora emergere, negli ordinamenti giuridici nazionali, delle lacune normative, per colmare le quali risulta imprescindibile l’attività dei giudici nazionali e la loro opera di interpretazione del diritto straniero. Il presente saggio si pone l’obiettivo di indagare il ruolo del giudice nazionale, in particolare quello italiano, nell’applicazione del diritto straniero. In primis, l'articolo tenta di delineare la diversità di funzione che assume l’interpretazione del diritto straniero, a seconda che quest’ultimo provenga da una fonte nazionale oppure sovranazionale. In secondo luogo, il saggio si sofferma sulle regole da osservare ove si voglia garantire una interpretazione quanto più possibile uniforme del diritto straniero. Inoltre, il presente lavoro passa in rassegna le sentenze emanate dalle corti italiane che hanno utilizzato leggi e precedenti giurisprudenziali stranieri, distinguendo i casi in cui i giudici italiani hanno richiamato il diritto di civil law dai casi in cui sono stati utilizzati referenti legislativi e giurisprudenziali derivanti dal mondo di common law. Infine, verranno espresse talune considerazioni rispetto al crescente fenomeno costituito dall’importazione, nel nostro Paese, di modelli ed istituti giuridici stranieri, la cui diffusione, nella pratica degli affari, pone delicati problemi, sia in ordine al loro riconoscimento giuridico, sia rispetto alla normativa ad essi applicabile.
2016
978-88-6342-997-8
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