This volume presents the results of a research on the books with prints of modern and contemporary architecture which were published in Rome in the late seventeenth an early eighteenth century. All these books - "Insignium Romae Templorum Prospectus" (1683 and second enlarged edition in 1684), "Disegni di Vari Altari e Cappelle" (1688 or 1689) and "Studio d'Architettura Civile" (1702, 1711, 1721) - were produced by the De Rossi printing and publishing house and represented a major innovation in comparison with the traditional perspective views that Giovanni Battista Falda had drawn and engraved in previous decades on behalf of Giovanni Giacomo De Rossi. The circulation in Europe of these pattern books and the effects that their arrival produced in the different countries, have been the subject of a wide research carried out by an international team of specialists. The results of this research, already presented and discussed in the conference "Libri, incisioni e immagini di architettura in Italia come fonti per il progetto, secoli XV-XX" (Parma, 17-18 September 2012), are now collected in this volume. From them it is clear that already in the third decade of the century, the De Rossi pattern-books were consulted in all major European cities, and that this widespread circulation played a key role in addressing the taste of patrons and architects to the Roman models, especially those provided by the works of the great masters of the Early Baroque.

Questo volume presenta i risultati di una ricerca sulle raccolte di stampe con rilievi di edifici moderni e contemporanei pubblicate a Roma nel tardo Seicento e nei primi decenni del Settecento, e sulla loro diffusione e influenza nell’Europa del XVIII secolo. Pubblicati tutti dalla stamperia De Rossi in piazza della Pace, questi libri – gli Insignium Romae Templorum Prospectus, usciti nel 1683 e poi in una seconda edizione ampliata nel 1684, i Disegni di vari Altari e Cappelle, del 1688 o 1689, e soprattutto i tre volumi dello Studio d’Architettura Civile, apparsi nel 1702, 1711 e 1721 – rappresentarono una novità di grande rilievo rispetto al tradizionale genere della raccolta di vedute architettonico-urbane, al quale Giovanni Giacomo De Rossi si era dedicato nei decenni precedenti avvalendosi del talento di Giovanni Battista Falda. La veduta prospettica, infatti, riproducendo tendenzialmente il processo della visione, era pienamente efficace nel presentare i moderni mirabilia architettonici della capitale pontificia, ma risultava incerta e ingannevole per chi da quegli edifici intendesse trarre suggerimenti operativi. De Rossi comprese perciò che, accanto alle raccolte di vedute, la sua stamperia avrebbe potuto produrre con successo repertori di edifici presentati in proiezione ortogonale – ossia in prospetto, pianta e sezioni – secondo il metodo propugnato da Carlo Fontana e adottato per l’insegnamento dell’architettura presso l’Accademia di San Luca. L’offerta di questo tipo di stampe, che diversamente dalle vedute fornivano del soggetto dati metrici esatti, si rivolgeva in Italia e in Europa non più soltanto agli ammiratori dei fasti del Cattolicesimo o agli aristocratici nostalgici del loro Grand Tour, ma anche a un ben più vasto pubblico di operatori dell’architettura: in primo luogo studenti, dilettanti e professionisti della disciplina a ogni livello, e poi apparatori, maestri di scalpello e artisti della decorazione a stucco. All’inizio, naturalmente, allestire questo nuovo tipo di pubblicazione non fu facile. Per le settanta tavole dei Prospectus Giovanni Giacomo De Rossi utilizzò in larga misura materiali già esistenti di varia provenienza, rielaborandoli quando necessario e integrandoli, nelle due ravvicinate edizioni dell’opera, con circa venticinque nuove matrici. Ma già i Disegni, apparsi cinque anni più tardi, sono un’opera sostanzialmente unitaria, che presenta cinquanta tavole quasi tutte originali e in gran parte riferibili all’opera di Ciro Ferri e della sua cerchia di allievi. Tuttavia fu soltanto con il primo volume dello Studio d’Architettura Civile – centoquaranta tavole di straordinaria qualità, frutto del lavoro di Alessandro Specchi e della sua équipe – che Domenico De Rossi arrivò a produrre quello che dopo tre secoli appare ancora anche a noi, come a Nicodemus Tessin il Giovane, “un de meilleurs livres qu’on aye imprimé touchant l’architecture”. L’interesse suscitato dai tre volumi dello Studio fu vivissimo in Italia, dove opere affini di importanti architetti (Juvarra, Vasconi, Ruggieri) ricevettero negli anni seguenti lo stesso titolo, e ancora maggiore in Europa. Un successo che non è difficile spiegare, considerando che le tavole dello Studio non soltanto erano in grado, come scriverà Preciado de la Vega, di “suplir por viages cómodos y curiosos, à los que jamás los han hecho”, ma risultavano preziose anche per quanti a Roma erano invece stati, giacché dei suoi celebri edifici fornivano riproduzioni accuratissime, rigorosamente in scala, e in definitiva ben più chiare e attendibili di qualsiasi memoria grafica tracciata sul posto. Nel corso della prima metà del Settecento lo Studio entrò così nelle biblioteche degli architetti, dei grandi committenti e delle istituzioni accademiche di tutta Europa, fornendo ai progettisti un’amplissima varietà di prestigiosi modelli, specialmente in relazione alla tipologia delle facciate, alle cornici di porte e finestre, e in generale al disegno degli ornati. I tempi e i percorsi della circolazione in Europa dei Prospectus, dei Disegni e specialmente dello Studio, così come gli effetti che l’arrivo di quelle opere produsse nei diversi paesi, sono stati oggetto di un’indagine condotta da un’équipe internazionale di specialisti. I risultati della ricerca, già presentati e discussi in una sessione del convegno su Libri, incisioni e immagini di architettura in Italia come fonti per il progetto in Italia (Parma, 17-18 settembre 2012), sono ora raccolti in questo volume. Emerge da essi che già nel terzo decennio del secolo i pattern-books dei De Rossi erano consultati in tutti i maggiori centri europei, e che questa capillare diffusione ebbe un ruolo determinante, in modo parallelo e complementare ai viaggi d’istruzione, nell’orientare il gusto di committenti e architetti verso gli esempi romani, specialmente quelli offerti dalle opere dei grandi maestri del primo Barocco. Nei diversi contesti culturali, naturalmente, la ripresa di quei modelli fu più o meno diffusa ed evidente, e si espresse secondo varie declinazioni. Talvolta le forme importate si sovrapposero con esiti originali a quelle della tradizione locale, come accadde in certe regioni dell’area iberica. Altrove, per esempio in Inghilterra, rappresentarono l’alternativa a una tendenza dominante di altro segno. Nella maggioranza dei casi le proposte romane furono accolte come suggerimenti per autonome elaborazioni, ma non sono pochi gli edifici e i progetti – in Spagna come a Stoccolma, a Lisbona come in Austria, in Inghilterra o in Vestfalia – nei quali si riscontra la copia diretta di una delle soluzioni d’ornato presentate nelle tavole uscite dai torchi della stamperia alla Pace.

Studio d'Architettura Civile. Gli atlanti di architettura moderna e la diffusione dei modelli romani nell'Europa del Settecento, II edizione aggiornata

ANTINORI, Aloisio
2013-01-01

Abstract

This volume presents the results of a research on the books with prints of modern and contemporary architecture which were published in Rome in the late seventeenth an early eighteenth century. All these books - "Insignium Romae Templorum Prospectus" (1683 and second enlarged edition in 1684), "Disegni di Vari Altari e Cappelle" (1688 or 1689) and "Studio d'Architettura Civile" (1702, 1711, 1721) - were produced by the De Rossi printing and publishing house and represented a major innovation in comparison with the traditional perspective views that Giovanni Battista Falda had drawn and engraved in previous decades on behalf of Giovanni Giacomo De Rossi. The circulation in Europe of these pattern books and the effects that their arrival produced in the different countries, have been the subject of a wide research carried out by an international team of specialists. The results of this research, already presented and discussed in the conference "Libri, incisioni e immagini di architettura in Italia come fonti per il progetto, secoli XV-XX" (Parma, 17-18 September 2012), are now collected in this volume. From them it is clear that already in the third decade of the century, the De Rossi pattern-books were consulted in all major European cities, and that this widespread circulation played a key role in addressing the taste of patrons and architects to the Roman models, especially those provided by the works of the great masters of the Early Baroque.
2013
978-88-7140-507-0
Questo volume presenta i risultati di una ricerca sulle raccolte di stampe con rilievi di edifici moderni e contemporanei pubblicate a Roma nel tardo Seicento e nei primi decenni del Settecento, e sulla loro diffusione e influenza nell’Europa del XVIII secolo. Pubblicati tutti dalla stamperia De Rossi in piazza della Pace, questi libri – gli Insignium Romae Templorum Prospectus, usciti nel 1683 e poi in una seconda edizione ampliata nel 1684, i Disegni di vari Altari e Cappelle, del 1688 o 1689, e soprattutto i tre volumi dello Studio d’Architettura Civile, apparsi nel 1702, 1711 e 1721 – rappresentarono una novità di grande rilievo rispetto al tradizionale genere della raccolta di vedute architettonico-urbane, al quale Giovanni Giacomo De Rossi si era dedicato nei decenni precedenti avvalendosi del talento di Giovanni Battista Falda. La veduta prospettica, infatti, riproducendo tendenzialmente il processo della visione, era pienamente efficace nel presentare i moderni mirabilia architettonici della capitale pontificia, ma risultava incerta e ingannevole per chi da quegli edifici intendesse trarre suggerimenti operativi. De Rossi comprese perciò che, accanto alle raccolte di vedute, la sua stamperia avrebbe potuto produrre con successo repertori di edifici presentati in proiezione ortogonale – ossia in prospetto, pianta e sezioni – secondo il metodo propugnato da Carlo Fontana e adottato per l’insegnamento dell’architettura presso l’Accademia di San Luca. L’offerta di questo tipo di stampe, che diversamente dalle vedute fornivano del soggetto dati metrici esatti, si rivolgeva in Italia e in Europa non più soltanto agli ammiratori dei fasti del Cattolicesimo o agli aristocratici nostalgici del loro Grand Tour, ma anche a un ben più vasto pubblico di operatori dell’architettura: in primo luogo studenti, dilettanti e professionisti della disciplina a ogni livello, e poi apparatori, maestri di scalpello e artisti della decorazione a stucco. All’inizio, naturalmente, allestire questo nuovo tipo di pubblicazione non fu facile. Per le settanta tavole dei Prospectus Giovanni Giacomo De Rossi utilizzò in larga misura materiali già esistenti di varia provenienza, rielaborandoli quando necessario e integrandoli, nelle due ravvicinate edizioni dell’opera, con circa venticinque nuove matrici. Ma già i Disegni, apparsi cinque anni più tardi, sono un’opera sostanzialmente unitaria, che presenta cinquanta tavole quasi tutte originali e in gran parte riferibili all’opera di Ciro Ferri e della sua cerchia di allievi. Tuttavia fu soltanto con il primo volume dello Studio d’Architettura Civile – centoquaranta tavole di straordinaria qualità, frutto del lavoro di Alessandro Specchi e della sua équipe – che Domenico De Rossi arrivò a produrre quello che dopo tre secoli appare ancora anche a noi, come a Nicodemus Tessin il Giovane, “un de meilleurs livres qu’on aye imprimé touchant l’architecture”. L’interesse suscitato dai tre volumi dello Studio fu vivissimo in Italia, dove opere affini di importanti architetti (Juvarra, Vasconi, Ruggieri) ricevettero negli anni seguenti lo stesso titolo, e ancora maggiore in Europa. Un successo che non è difficile spiegare, considerando che le tavole dello Studio non soltanto erano in grado, come scriverà Preciado de la Vega, di “suplir por viages cómodos y curiosos, à los que jamás los han hecho”, ma risultavano preziose anche per quanti a Roma erano invece stati, giacché dei suoi celebri edifici fornivano riproduzioni accuratissime, rigorosamente in scala, e in definitiva ben più chiare e attendibili di qualsiasi memoria grafica tracciata sul posto. Nel corso della prima metà del Settecento lo Studio entrò così nelle biblioteche degli architetti, dei grandi committenti e delle istituzioni accademiche di tutta Europa, fornendo ai progettisti un’amplissima varietà di prestigiosi modelli, specialmente in relazione alla tipologia delle facciate, alle cornici di porte e finestre, e in generale al disegno degli ornati. I tempi e i percorsi della circolazione in Europa dei Prospectus, dei Disegni e specialmente dello Studio, così come gli effetti che l’arrivo di quelle opere produsse nei diversi paesi, sono stati oggetto di un’indagine condotta da un’équipe internazionale di specialisti. I risultati della ricerca, già presentati e discussi in una sessione del convegno su Libri, incisioni e immagini di architettura in Italia come fonti per il progetto in Italia (Parma, 17-18 settembre 2012), sono ora raccolti in questo volume. Emerge da essi che già nel terzo decennio del secolo i pattern-books dei De Rossi erano consultati in tutti i maggiori centri europei, e che questa capillare diffusione ebbe un ruolo determinante, in modo parallelo e complementare ai viaggi d’istruzione, nell’orientare il gusto di committenti e architetti verso gli esempi romani, specialmente quelli offerti dalle opere dei grandi maestri del primo Barocco. Nei diversi contesti culturali, naturalmente, la ripresa di quei modelli fu più o meno diffusa ed evidente, e si espresse secondo varie declinazioni. Talvolta le forme importate si sovrapposero con esiti originali a quelle della tradizione locale, come accadde in certe regioni dell’area iberica. Altrove, per esempio in Inghilterra, rappresentarono l’alternativa a una tendenza dominante di altro segno. Nella maggioranza dei casi le proposte romane furono accolte come suggerimenti per autonome elaborazioni, ma non sono pochi gli edifici e i progetti – in Spagna come a Stoccolma, a Lisbona come in Austria, in Inghilterra o in Vestfalia – nei quali si riscontra la copia diretta di una delle soluzioni d’ornato presentate nelle tavole uscite dai torchi della stamperia alla Pace.
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