La «Descrittione del Palazzo ducale d’Urbino» di Bernardino Baldi (1553-1617) rappresenta una vivida illustrazione di un’opera architettonica condotta da studioso delle «artes mechanicae» e poeta. Con l’approccio di matematico appassionato alle scienze della costruzione, l'autore esegue una competente lettura del linguaggio architettonico dell’edificio. Spiega la sua realizzazione spaziale, tratteggia il volume e il corpo della fabbrica, percorre gli ambienti, evidenziando l’espressione plastica dei singoli oggetti architettonici, con una terminologia tecnica di ascendenza vitruviana, ravvivata dagli inserti di regionalismi ripresi dall’uso di artefici e maestranze. Il volume consta di: «Introduzione» (pp. 8-54), «Nota» di dichiarazione dei criteri seguiti nella trascrizione, testo criticamente annotato con rinvio esatto alla paginazione della «princeps», cui rimanda il glossario, cioè «Indice dei termini tecnici», «non solo d’ambito architettonico e artistico, ma anche quelli della critica d’arte, dell’edilizia e dell’arredamento» (pp. 123-133), «Bibliografia» e riproduzione delle Tavole della riedizione settecentesca. Si valorizza soprattutto il ricercato lessico architettonico che rappresenta il tratto linguistico più significativo dell'operetta baldiana. Infatti, nella «Descrittione» viene impiegata per la prima volta, con accezione tecnica, la definizione di «gotico» per lo stile che Vasari aveva indicato come «tedesco», e vengono applicate alla critica architettonica le caratterizzazioni (negative) di «capriccioso» e «licentioso». Inoltre, sono usate voci specialistiche come «adiezione» ‘entasi’, «anima» ‘supporto centrale della scala a chiocciola’, «caulicoli» ‘viticci ornamentali dei capitelli corinzi’: lessico derivato dalla trattatistica classica, in specie da Vitruvio, cui Baldi affianca di solito una voce tratta dall’uso vivo, spesso di connotazione regionale («adiezione o pancia», «l’anima, o il fuso, o la colonna», «giardino pensile o in aria come diciamo noi»). E fra i termini regionali spicca la prima attestazione di «ventaglia» per 'grondaia, gronda', voce ben viva nel marchigiano di oggi.

Descrittione del Palazzo ducale d'Urbino

SIEKIERA, Anna Maria
2010-01-01

Abstract

La «Descrittione del Palazzo ducale d’Urbino» di Bernardino Baldi (1553-1617) rappresenta una vivida illustrazione di un’opera architettonica condotta da studioso delle «artes mechanicae» e poeta. Con l’approccio di matematico appassionato alle scienze della costruzione, l'autore esegue una competente lettura del linguaggio architettonico dell’edificio. Spiega la sua realizzazione spaziale, tratteggia il volume e il corpo della fabbrica, percorre gli ambienti, evidenziando l’espressione plastica dei singoli oggetti architettonici, con una terminologia tecnica di ascendenza vitruviana, ravvivata dagli inserti di regionalismi ripresi dall’uso di artefici e maestranze. Il volume consta di: «Introduzione» (pp. 8-54), «Nota» di dichiarazione dei criteri seguiti nella trascrizione, testo criticamente annotato con rinvio esatto alla paginazione della «princeps», cui rimanda il glossario, cioè «Indice dei termini tecnici», «non solo d’ambito architettonico e artistico, ma anche quelli della critica d’arte, dell’edilizia e dell’arredamento» (pp. 123-133), «Bibliografia» e riproduzione delle Tavole della riedizione settecentesca. Si valorizza soprattutto il ricercato lessico architettonico che rappresenta il tratto linguistico più significativo dell'operetta baldiana. Infatti, nella «Descrittione» viene impiegata per la prima volta, con accezione tecnica, la definizione di «gotico» per lo stile che Vasari aveva indicato come «tedesco», e vengono applicate alla critica architettonica le caratterizzazioni (negative) di «capriccioso» e «licentioso». Inoltre, sono usate voci specialistiche come «adiezione» ‘entasi’, «anima» ‘supporto centrale della scala a chiocciola’, «caulicoli» ‘viticci ornamentali dei capitelli corinzi’: lessico derivato dalla trattatistica classica, in specie da Vitruvio, cui Baldi affianca di solito una voce tratta dall’uso vivo, spesso di connotazione regionale («adiezione o pancia», «l’anima, o il fuso, o la colonna», «giardino pensile o in aria come diciamo noi»). E fra i termini regionali spicca la prima attestazione di «ventaglia» per 'grondaia, gronda', voce ben viva nel marchigiano di oggi.
2010
978-88-6274-162-0
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